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Bollettino valanghe: tutto quello che c’è da sapere sulla scala dei gradi di pericolo

La frequentazione della montagna invernale è in aumento. A di là di analisi di mercato o di tendenza è evidente che la pratica di attività come scialpinismo, ciaspole o semplice escursionismo sulla neve sono cresciute notevolmente negli ultimi anni, subendo un’ulteriore accelerata con la pandemia quando la voglia di vita all’aria aperta e la chiusura dei comprensori sciistici ha portato tante persone a scoprire le meraviglie del turismo leggero tra valli e monti. Si tratta però di un processo che è spesso avvenuto in maniera spontanea, senza cioè la preparazione che un tempo era offerta dalle scuole del Club Alpino Italiano o dai corsi organizzati dai professionisti come le Guide alpine. Sempre più persone sono quindi esposte ai pericoli della montagna invernale senza la cultura e la conoscenza di una corretta prevenzione. In particolare a proposito di neve e valanghe che rappresentano ogni inverno una tipologia di incidente poco frequente ma caratterizzata da un tasso di mortalità molto elevato, che provoca il decesso di circa il 50% delle persone travolte.

Si ripete spesso che prima di avventurarsi sulla neve occorre consultare il bollettino valanghe ma è anche importante saper leggere questo strumento fondamentale per pianificare un’escursione in sicurezza perché da un lato è importante assumere consapevolmente il grado di rischio a cui si va incontro e dall’altro anticipare le situazioni di difficoltà che si potrebbero incontrare sul terreno dove non è sempre facile effettuare valutazioni oggettive. Abbiamo quindi interrogato Erika Solero, nivologa di Arpa Piemonte e AINEVA, per imparare i concetti di base che possono aiutare nella lettura del bollettino valanghe.

Potresti descriverci in estrema sintesi ciascun grado della scala dei pericoli?

Innanzitutto possiamo dire che il grado 0 si verifica solo in assenza di neve. Per cui su terreno innevato partiamo dal grado “1 debole” dove abbiamo condizioni generalmente sicure per le escursioni, anche se un rischio residuo di distacco di valanghe non si può mai escludere veramente. Passiamo al grado “2 moderato” in cui le condizioni sono abbastanza sicure, con pericolo concreto di distacco localizzato in alcune zone. Occhio, in particolare all’aggettivo che accompagna il valore numerico e che in questo caso è “moderato”.

E veniamo al grado “3 marcato” che probabilmente è il più insidioso.

Sì perché è considerato erroneamente un livello intermedio. Si tratta di un’inesattezza molto comune, ma assai determinante perché la scala dei gradi di pericolo non è lineare, bensì esponenziale. Ci troviamo quindi in una situazione di pericolo “marcato” che richiede buone capacità di valutazione sul terreno dove sono possibili distacchi spontanei o con debole sovraccarico.

Oltre il grado 3, possiamo serenamente consigliare agli appassionati di neve altre – comunque piacevoli – distrazioni?

Con grado “4 forte” l’invito è a evitare attività escursionistiche e scialpinistiche sulla neve a meno di non avere un’ottima conoscenza della nivologia e ottime capacità di valutazione dei pendii. E concludiamo con il grado “5 molto forte” che presuppone una vera e propria emergenza di protezione civile con valanghe di grandi dimensioni che mettono in pericolo abitazioni e la viabilità ordinaria presupponendo l’assoluta impraticabilità della montagna per scopi ricreativi.

Statisticamente la maggior parte degli incidenti si verifica con pericolo 2 e 3. Quali possono essere alcuni piccoli consigli di prevenzione con questo tipo di condizioni che sono anche le più comuni?

Per prima cosa, occorre pianificare attentamente la gita prima di partire, cioè organizzare l’itinerario da casa con un margine di sicurezza più ampio possibile in modo da non trovarsi in difficoltà sul terreno dove è più difficile effettuare valutazioni sulla stabilità della neve e dei pendii. Bisogna quindi consultare bene il bollettino meteo e valanghe prestando attenzione alle caratteristiche della neve e alle indicazioni su quote ed esposizioni in cui il pericolo distacchi è maggiore. Solo in seguito scegliere la gita tenendo presente questi fattori: le pendenze che si incontreranno sul percorso e l’orientamento dei pendii.

Poi, durante la gita, come ci si deve comportare?

Siccome i gradi 2 e 3 sono quelli che lasciano maggior spazio all’interpretazione, durante l’escursione occorre prestare molta attenzione a quelle che chiamiamo le trappole morfologiche, cioè tutte le situazioni di maggiori accumuli nevosi che spesso nascondono strati meno coesi e piani di scivolamento più insidiosi. In particolare gli avvallamenti dove l’azione eolica deposita con maggiore probabilità la neve. In concreto significa passare sui dossi o nelle zone dove c’è meno neve, prestare attenzione alla pendenza delle aree più a rischio e aumentare il distanziamento tra compagni di gita per evitare di sovraccaricare certi pendii.

Quanto influiscono le condizioni meteorologiche sul pericolo valanghe?

Moltissimo, infatti nella compilazione del bollettino valanghe un aspetto determinante per stabilire il grado di pericolo sono le previsioni meteo. In particolare il vento, quando le temperature sono più basse, perché trasporta grandi quantità di neve a debole coesione e crea accumuli che nascondono i maggiori pericoli. Invece nel periodo primaverile diventa preponderante la variabile legata alle temperature perché nell’arco di poche ore il pericolo valanghe può passare dal grado 1 al grado 3 in presenza di bruschi rialzi termici. Siccome il bollettino valanghe è una previsione di pericolo fondata su un’altra previsione delle condizioni meteorologiche, è sempre importante valutare localmente gli effetti del vento e delle temperature sui pendii.

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