Fulmini in montagna: tutto quello che devi sapere
Tante false credenze mettono a repentaglio la sicurezza. Il meteorologo Filippo Thiery illustra quali sono le convinzioni errate più diffuse sul tema.
Il fulmine rappresenta un fenomeno atmosferico nei confronti del quale si sviluppa un fisiologico timore fin dalla tenera età. Ed è da piccoli che si iniziano ad accumulare suggerimenti sul cosa fare e non fare in caso di temporali accompagnati da attività elettrica. Crescendo si scopre però che l’argomento sia tradizionalmente inquinato da una serie di falsi miti. Qualche esempio? Che ripararsi sotto un albero possa essere una buona idea. O che il fulmine sia attratto dai metalli. O ancora che non si possano verificare scariche in assenza di nubi. Falsi miti che possono determinare degli errori comportamentali, con potenziali conseguenze anche letali, in caso di uscite in montagna. Abbiamo chiesto il supporto del meteorologo Filippo Thiery nel definire quali siano le convinzioni errate più diffuse sul tema. Una breve lezione, che ai più esperti potrà apparire come un ripasso di nozioni già acquisite, basata sul presupposto che non si smetta mai di imparare.
Che cos’è un fulmine?
Il fulmine è per definizione un fenomeno violento e deflagrante. Si origina a partire dai cumulonembi, nubi a imponente sviluppo verticale, all’interno dei quali le particelle di acqua e ghiaccio sono sottoposte a impetuosi moti verticali. Lo sfregamento cui vanno incontro, porta le particelle a caricarsi in termini elettrostatici e le cariche si distribuiscono in maniera disomogenea, positive nella parte alta della nube, negative in quella bassa. La nube non è più elettricamente neutra e se tra due parti della nube stessa, tra nube e aria o tra nube e suolo, si viene a creare una differenza di potenziale sufficientemente alta, si può generare un canale attraverso cui avviene una scarica elettrica. La manifestazione luminosa di tale fenomeno è il lampo. I fulmini cui dobbiamo prestare attenzione in montagna sono della tipologia nube-suolo.
È vero che gli oggetti di metallo attirano maggiormente i fulmini?
No. Il fulmine “cerca” la strada più facile per scaricarsi al suolo. A determinare i bersagli preferenziali sono due caratteristiche: la forma di un oggetto – per una proprietà fisica che è il potere delle punte, predilige oggetti di forma appuntita – e la sporgenza o elevazione rispetto al suolo, a maggior ragione se sono isolati in un ambiente piatto. Un conto è avere un solo palo che costituisce una sporgenza rispetto all’ambiente circostante, un conto è se ne abbiamo 50, in quanto, in termini molto semplici, più alto è il loro numero, minore è la probabilità di ognuno di essere bersaglio. Il materiale non fa differenza. Un palo di legno e un lampione di metallo possono rappresentare entrambi potenzialmente un bersaglio privilegiato. Le montagne sono fatte di roccia eppure rientrano in tale categoria, in quanto sono sia sporgenti rispetto all’ambiente circostante sia di forma appuntita. Chiaramente c’è montagna e montagna, quelle più aguzze o le zone di cresta e vetta sono bersagli privilegiati rispetto a montagne più tozze.
Evitare bracciali o orologi dunque non serve?
Assolutamente no. Non hanno alcuna proprietà magica di attirare fulmini. Il metallo non attira ma conduce. Dunque, l’avvertenza di stare alla larga dai metalli vale solo per strutture metalliche di grandi dimensioni, come può essere la fune di una ferrata, perché se il fulmine colpisce l’altra estremità, l’escursionista a contatto con la fune si trova sul percorso lungo cui la corrente elettrica si propaga. Medesimo discorso vale per una ringhiera o una scala metallica. Anche l’acqua è un discreto conduttore, dunque se si è nei pressi di un lago, è bene evitare di trovarsi in acqua o nelle sue immediate vicinanze in caso di fulmini.
In bici si corre un rischio maggiore di essere colpiti da un fulmine?
No. La bicicletta non presenta proprietà particolari che portino ad attirare di più i fulmini. Non ha una forma appuntita e tra l’altro il ciclista, che sia seduto sul sellino o che sia in piedi accanto al mezzo, risulta più alto della bici stessa, dunque il bersaglio privilegiato è lui. Soprattutto in un ambiente piatto, come può essere un prato, il ciclista rappresenta un piccolo parafulmine.
Ma gli pneumatici di gomma non isolano dal suolo il ciclista?
No, gli pneumatici – anche delle auto, figuriamoci delle bici – non sono sufficienti a isolare rispetto a una intensità di corrente elettrica così elevata.
Per le e-bike vale lo stesso discorso?
La bici elettrica non ha nessuna proprietà in più alla classica di attirare fulmini. Le uniche apparecchiature elettriche da cui è conveniente stare lontani durante un temporale sono quelle collegate alla rete domestica, in quanto, se nonostante la presenza della gabbia di Faraday, parte della scarica dovesse colpire le pareti dell’edificio, si propagherebbe attraverso la rete elettrica arrivando ai nostri elettrodomestici o al telefono fisso.
La citazione del telefono fisso ci conduce a un altro falso mito. Smartphone: meglio spegnerlo in caso di temporali?
No, lo smartphone non attira fulmini. Le uniche avvertenze sensate che si possono fornire in merito al suo utilizzo sono di non perdere tempo a fare video e foto del temporale o di stare a chiacchierare al telefono. In sintesi, evitiamo di perdere inutilmente tempo e spostiamoci dal luogo a rischio. Se invece ci troviamo in difficoltà, è opportuno utilizzare il cellulare per chiamare i soccorsi e segnalare la propria posizione.
In caso di temporale con fulmini, meglio muoversi o restare fermi?
Muoversi il più in fretta possibile alla ricerca di un riparo, sia esso un edificio, un’automobile o una posizione meno svantaggiata, che rappresenti un bersaglio meno privilegiato, ad esempio un avvallamento, un bosco fitto che è molto meglio di un bosco rado o di alberi isolati.
Le grotte non rientrano nella categoria dei ripari?
Sì, ma non dobbiamo considerarle i ripari di prima scelta. Se proprio non troviamo di meglio vada per la grotta, a patto che sia sufficientemente grande da permettere di posizionarsi ad almeno 4-5 metri dall’ingresso. Stare all’ingresso significa trovarsi tra sommità dell’anfratto e terreno, offrendo un percorso preferenziale per il fulmine per scaricarsi a terra. E ricordiamoci di non toccare le pareti. Medesimo discorso vale per i portici, se possibile è meglio entrare in un edificio.
E se ripari nelle vicinanze non ci sono, ad esempio in cresta, in vetta o su un altopiano brullo, è meglio mettersi a correre verso valle o fermarsi in attesa che passi il temporale assumendo la cosiddetta posizione “a uovo”?
In televisione è stata ripresa alcune volte una bufala circolante sul web, secondo cui in caso di fulmini non bisogna mettersi a correre, in quanto la corsa, dicono, creerebbe una scia elettromagnetica. Ridiamoci su. Secondo tale teoria sarebbe meglio camminare velocemente, non si sa perché. Correre va benissimo per guadagnare una posizione meno esposta. Ci si dovrebbe fermare solo una volta trovato riparo. A questo punto si può assumere la cosiddetta posizione “a uovo”, accucciati per ridurre la propria altezza, a piedi uniti per ridurre la corrente di passo. Perché, dovesse mai arrivare una scarica propagatasi attraverso il suolo, è meglio trovarsi con un punto di contatto col terreno che sia il minore possibile. A piedi divaricati, la differenza di potenziale tra i punti a contatto col terreno crea un campo elettrico maggiore e la corrente rischia di essere più intensa. Per minimizzare la corrente di passo è anche opportuno evitare di stare per mano o troppo vicini ad altri individui, non solo da fermi, anche mentre ci si sta spostando alla ricerca di una posizione migliore.
Immaginiamo però di essere troppo stanchi o feriti per correre, in un ambiente aperto…
Se proprio non riusciamo ad allontanarci dalla zona esposta, è meglio stare “a uovo” che in piedi o sdraiati.
Ci troviamo nel corso di una escursione in una giornata in cui sono previsti temporali, ci sono nubi all’orizzonte ma sulla nostra testa no. Possiamo stare tranquilli perché senza nubi non può esserci fulmine, è vero?
Non esattamente. Nella dinamica qui descritta sono due gli errori. Il primo è che bisogna sempre tenere a mente che la rapidità di sviluppo e/o spostamento di una nube temporalesca è molto elevata, quindi possiamo passare in mezzora da una condizione di cielo sereno a temporale. Inoltre, anche qualora la nube temporalesca non dovesse arrivare a svilupparsi sulla nostra testa, i fulmini possono cadere a chilometri, nei casi estremi a decine di chilometri, dal centro del temporale. Sono i cosiddetti fulmini positivi, quelli che partono dalla parte superiore della nube temporalesca e ci danno l’impressione di cadere “a ciel sereno” perché vanno a cadere molto lontano dalla nube da cui hanno origine. Meno numerosi di quelli negativi (cioè di quelli che partono dalla base della nube e cadono sul terreno sotto di essa), ma più potenti, ovvero che portano più carica.
Se le previsioni meteo annunciano temporali pomeridiani, una escursione condotta di mattina è una scelta sicura?
Quando si tratta di temporali, le previsioni vanno sempre incrociate con l’osservazione costante del cielo perché sono il fenomeno meteorologico più impredicibile che ci sia dal punto di vista deterministico. In questi giorni i bollettini annunciano temporali con uno o più giorni di anticipo, sappiamo che il riscaldamento diurno ha un effetto importante, quindi la mattina generalmente parte serena e si riesce a circoscrivere la fetta della giornata a maggior rischio (quella pomeridiana), ma da qui in poi i dettagli – dove esattamente si sviluppa il primo temporale, a che ora colpisce e con quale intensità – si scoprono solo in corso d’evento. Dunque programmare una escursione mattutina, scegliendo un itinerario che ci porti ad essere al riparo in quella fetta di giornata in cui sono previsti temporali va bene ma bisogna sempre osservare il cielo per comprendere se il temporale stia anticipando rispetto alle previsioni.
Bella descrizione !
Condivido in pieno tutto quanto spiegato dal meteorologo, mi permetto, come ingegnere di aggiungere che essendo il fulmine una scarica elettrica, rispetta comunque le leggi dell’elettromagnetismo; come un flusso d’acqua scende dall’alto verso il basso, e si trova da solo il percorso più facile (con maggiore pendenza a scendere), anche la scarica elettrica sceglierà il percorso preferenziale cioè con minore resistenza elettrica per far passare le cariche dal cielo alla terra; la resistenza elettrica diminuisce al diminuire della distanza dal cielo (montagne e creste), e avremo meno resistenza elettrica nei materiali conduttivi piuttosto che isolanti, quindi un palo metallico o di carbonio, sarà comunque preferito a un simile palo di legno. Pertanto il consiglio di liberarsi di dosso di importanti masse metalliche come ramponi, piccozze, bacchette e biciclette, non è poi così inutile.
Concordo che con l’esperienza poi, si impara a misurare quanto è distante il temporale (intervallo lampo-tuono) e gestire la ricerca del luogo più consono a far passare il temporale.
Marco