Rifugi

Comodità nel rispetto della storia: ecco il nuovo rifugio Brentei

Uno dei punti di appoggio più amati delle Dolomiti è diventato molto più comodo e accogliente di prima. Ma chi raggiunge oggi il rifugio Brentei percorrendo le cenge, le distese di mughi e il tunnel del Sentiero Bogani, quando lo vede apparire con lo sfondo della Cima Tosa e del Crozzon, ha l’impressione di vedere lo stesso edificio di prima.  Solo poco prima dell’arrivo, dal bivio da cui si stacca a sinistra il sentiero per il rifugio Alimonta, si scopre che il Brentei è cambiato. Sotto all’edificio storico, a destra per chi guarda, compare il parallelepipedo di acciaio e di vetro che accoglie la nuova, vasta e panoramica sala da pranzo. Un cubo dal medesimo aspetto, ma senza vetrate, è il nuovo bivacco invernale.

Le novità

Bastano pochi passi all’interno, però, per capire che il Brentei è tutto nuovo. Anche se l’esterno ha mantenuto l’aspetto di prima, sono stati rifatti i bagni, le scale e le camere che possono comodamente ospitare un centinaio di escursionisti e alpinisti. Lo stesso vale per le cucine, e per i locali dove vivono i gestori. 

Al centro dell’edificio, senza affaccio all’esterno, è stata conservata la “Stube del Bruno”, la vecchia sala da pranzo dedicata allo storico gestore Bruno Detassis, l’alpinista che negli anni Trenta ha firmato alcune delle più belle vie del massiccio, e che ha realizzato la Via delle Bocchette, lo spettacolare sistema di itinerari attrezzati che attraversa il Brenta da nord a sud. E che per mezzo secolo e oltre, dal 1949 al 2001, ha regnato sul rifugio come gestore. Nella “Stube del Bruno” sono esposti foto storiche e cimeli, in un angolo della nuova sala da pranzo sorveglia l’andirivieni degli ospiti e del personale una statua in legno di Detassis, a grandezza naturale, con l’immancabile barba e l’altrettanto immancabile pipa.

C’erano molti problemi da affrontare sugli impianti del rifugio, che non erano più a norma. Ma per capire che l’edificio doveva essere rifatto basta dare un’occhiata alla stube” spiega Michele Leonardi, che gestisce per gran parte della stagione il rifugio insieme al fratello Gabriele. “Prima dei lavori, nel Brentei potevano dormire un centinaio di persone, ma i posti per sedersi a mangiare erano meno della metà. In piena estate bisognava fare i turni per cenare”. 

La storia del rifugio

Il rifugio Brentei, nome completo Maria e Alberto Fossati Bellani ai Brentei, nasce negli anni tra le due guerre mondiali per accogliere camminatori e alpinisti in estate e cacciatori di camosci in autunno. Nel 1948 il “rifugetto” viene acquistato da Gian Vittorio Fossati Bellani, imprenditore di Monza e presidente delle Funivie di Campiglio, che lo cede alla sezione CAI della sua città. 

All’inaugurazione, il 4 settembre del 1949, c’è ancora molto da fare. Bruno Detassis realizza in sole tre settimane il sentiero di accesso da Vallesinella e dai Casinei che comprende delle cenge artificiali e un tunnel (prima si saliva solo dalla Val Brenta), e che viene dedicato al monzese Arnaldo Bogani. E’ ancora “il Bruno” a realizzare l’impianto di approvvigionamento dell’acqua costruendo tre vasche ai piedi delle Punte di Campiglio. Più tardi questo impianto verrà affiancato da un tubo di quasi tre chilometri, che conduce al rifugio l’acqua del nevaio perenne ai piedi del Canalone Neri, tra il Crozzon di Brenta e la Tosa. 

Bruno Detassis, nei primi anni della sua gestione, realizza anche il collegamento telefonico con il fondovalle, fondamentale in caso di incidenti e soccorsi. Stende un cavo lungo 11 chilometri, che viene tolto in autunno e rimontato in estate. Tra il 1956 e il 1957, poco a monte del rifugio, Celestino Donini realizza la chiesetta dedicata ai caduti in montagna. La teleferica di servizio che sale dalla Val Brenta, fondamentale per il lavoro dei gestori, risale al 1971. 

La nuova gestione e i lavori

Bruno Detassis lascia il Brentei nel 2001, poi il suo lavoro viene proseguito dal figlio. “Nel 2008 Claudio Detassis ha rinunciato, e la gestione è stata offerta a mio padre Luca Leonardi, guida alpina, e a mia madre Antonella” racconta ancora Michele. L’esperienza c’era, perché i miei gestivano da anni il rifugio Ai Laghi di San Giuliano, ai piedi della Presanella. Ma era chiaro che il Brentei avrebbe richiesto un impegno molto maggiore” prosegue Michele Leonardi. “Una sera abbiamo fatto una specie di assemblea, e anche io e Gabriele, 14 e 12 anni, abbiamo potuto votare. La decisione è stata di accettare la sfida, e di prendere in gestione il Brentei. Ora mio padre e mia madre si occupano soprattutto del San Giuliano, e noi figli siamo qui”.

I lavori per il nuovo rifugio iniziano alla fine del 2019, e s’intrecciano con la vicenda del Covid. “Nella prima estate ha funzionato solo un punto di appoggio esterno, che preparava da mangiare per gli escursionisti e per gli operai del cantiere. Ci abbiamo perso, ma era giusto farlo. Nel 2021 abbiamo chiuso completamente” racconta ancora Michele. 

I lavori, particolarmente complessi, vengono resi possibili dal contributo della Provincia Autonoma di Trento, che corrisponde alla Sezione di Monza del CAI l’80% dei 2,5 milioni di euro necessari. A giugno del 2022 il nuovo rifugio apre al pubblico, l’inaugurazione ufficiale arriva il 9 luglio. All’interno del rifugio, una mostra di immagini scattate dal fotografo e alpinista monzese Umberto Isman racconta i lavori. In futuro, le foto dovrebbero essere raccolte in un libro. 

Come salire al rifugio

Il sentiero più frequentato per salire ai 2182 metri del rifugio Brentei inizia dai 1515 metri di Vallesinella, dove si può arrivare in auto (prenotazione necessaria sul sito www.pnab.it), con i bus-navetta o a piedi da Madonna di Campiglio.  Il percorso sale nel bosco fino al rifugio Casinei, e poi affronta una lunga salita in diagonale su terreno via via più ripido. L’ultimo tratto, il Sentiero Bogani, è facile ma include un breve tunnel e alcune cenge esposte, affiancate da un cavo d’acciaio. Occorrono due ore e mezza in salita, e due ore in discesa. Si può partire anche dall’arrivo della cabinovia che sale dal Passo di Campo Carlo Magno ai 2438 metri del Passo del Grostè. Occorrono 4 ore, di più se si toccano anche i rifugi Tuckett e Sella. 

Un itinerario ripido, facile ma poco seguito sale al rifugio dal fondo della Val Brenta. I 970 metri di dislivello richiedono circa 3 ore. Il lunghissimo accesso da Molveno (da 6 a 8 ore a seconda che si parta dal paese, dal Pradel o dal rifugio La Montanara) è quasi un trekking attraverso le Dolomiti di Brenta, e tocca i rifugi Croz dell’Altissimo, Selvata e Pedrotti-Tosa. La celebre Via delle Bocchette è una ferrata facile ma a tratti molto esposta, che comprende dei passi non assicurati, ed è riservata a esperti attrezzati in maniera adeguata (imbrago, casco, longe e moschettoni a ghiera). 

Dal rifugio si raggiungono decine di vie di arrampicata di ogni difficoltà, sulle pareti del Campanile Basso, del Campanile Alto, della Brenta Alta e della Cima Tosa. Altre informazioni sul rifugio si trovano su www.rifugiobrentei.it, per prenotare il pernottamento si deve chiamare il 345.5332811, oppure inviare una mail a info@rifugiobrentei.it. L’apertura estiva 2022 termina il 2 ottobre. 

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