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Scout nella bufera. Michele Cucchi: “In montagna servono cultura e preparazione”

Quindici ragazzi Scout bloccati a 1847 metri di quota sul crinale che divide Toscana da Emilia Romagna. Vestiti in pantaloncini corti sono stati recuperati dal Soccorso Alpino sotto a una fitta nevicata e in condizioni critiche. Dopo il recupero tre di loro sono stati trasportati all’ospedale di Porretta in condizione di ipotermia. “Quando li abbiamo visti con quei pantaloncini, con quelle giacche leggere, stentavamo a crederci” hanno raccontato qualche giorno fa i soccorritori. “Abbiamo subito recuperato coperte, piumini e bevande calde, erano quasi congelati”.

Non è la prima volta che succede, non è la prima volta che un gruppo scout viene soccorso in montagna. A confermarcelo è il soccorritore e guida alpina Michele Cucchi. “Ogni tanto capita, purtroppo spesso perché sono in pantaloni corti, non hanno attrezzatura adeguata o non prestano l’attenzione che dovrebbero all’attività praticata in montagna”.

Quindi, il problema sta nel non essere attrezzati adeguatamente per la montagna?

“In parte sì, ma non voglio fargliene una colpa. Quello che bisogna fare è uno sforzo per far passare un messaggio culturale: le cose vanno fatte con maggiore attenzione, con più cultura. Come soccorritore non credo ci sia cosa peggiore che recuperare una persona, o un gruppo di persone, visibilmente fuori luogo nel contesto montano. Da un punto di vista umano è una sconfitta.”

Pensi che si debbano imporre divieti o fare multe per limitare queste situazioni?

“Io non sono per i divieti o per le multe, alla lunga non servono a nulla. Serve preparazione, cultura. Di per se la montagna è una scuola e le cose vanno imparate. Ci sono due modi per apprendere, il primo sulla propria pelle che, finché tutto va bene, può starci; il secondo andando con un maestro, con gente esperta. Io patteggio per i professionisti della montagna, per andare con chi fa quello di lavoro. Serve più umiltà, bisogna dire: questo lo imparo, non lo vivo.”

Cosa consiglieresti a un ragazzino e alla sua famiglia per avvicinarlo alla montagna, in sicurezza?

“Di partecipare a corsi condotti da guide alpine, CAI o associazioni con preparazione in ambiente montano. Questo è il primo passo per un approccio in sicurezza. Se poi la passione cresce, dopo i corsi si inizieranno a scegliere gli amici con cui andare in giro. Le prime volte sempre con qualcuno che abbia una maggiore esperienza, anche di vita. Qualcuno che abbia qualcosa da passare, insegnamenti importanti da lasciare.”

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