News

Orsi del Trentino: stop alle catture, si punta all’abbattimento

Non ha mancato di creare sconcerto nel mondo animalista la dichiarazione dell’assessora all’agricoltura, foreste, caccia e pesca della Provincia di Trento, Giulia Zanotelli che di recente, in risposta a un consigliere dell’opposizione, ha escluso per il futuro ulteriori casi di cattura e reclusione presso il Casteller di orsi ritenuti problematici. Si opterà per l’abbattimento.

Una soluzione, quella dell’abbattimento, necessaria secondo la Provincia per assicurare la sicurezza pubblica. M49-Papillon, unico ospite rimasto al Centro Faunistico del Casteller, potrebbe dunque essere anche l’ultimo orso problematico recluso presso la struttura, e non si esclude che venga anch’esso trasferito come DJ3 e M57, esemplari traslocati nei mesi scorsi, la prima nell’area faunistica della Foresta Nera, il secondo in una “fattoria degli orsi” ungherese.

Possibile abbattimento anche per JJ4

Tra gli orsi a rischio reclusione ricorderete il caso di JJ4, la mamma orsa accusata di un’aggressione (mentre era in compagnia dei suoi due cuccioli) ai danni di un padre e un figlio sul Monte Peller, che ha visto garantita la libertà grazie al TAR di Trento nell’aprile 2021. Definire libera JJ4 non è totalmente corretto. L’esemplare è stato dotato di radiocollare ed è sotto stretto monitoraggio perché, come dichiarato sempre dall’assessore Zanotelli, la Provincia ancora ritiene che sarebbe meglio abbatterla.

Una opinione sostenuta anche dalla IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura). A salvare attualmente JJ4 sono le decisioni della magistratura. Ricordiamo che il TAR di Trento abbia bocciato nel settembre 2021 le Linee Guida proposte dalla PAT sulla gestione degli orsi, che prevedevano l’uccisione degli esemplari protagonisti di aggressioni con contatto fisico, senza la necessità di richiedere il parere delle autorità. L’abbattimento facile non è attualmente consentito in Trentino. Come chiarito in tale occasione dal TAR, in situazioni critiche, quali aggressioni a umani, le autorità provinciali non possono procedere a un abbattimento diretto dell’orso, ma devono rispettare il Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali (PACOBACE), che prevede interventi graduali prima di arrivare alla eventuale uccisione, che in ogni caso deve essere autorizzata dall’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale).

C’è da dire che in un recente rapporto redatto proprio dall’ISPRA, si esprima parere favorevole all’abbattimento degli esemplari problematici.

“Ora più che mai piuttosto è fondamentale lavorare di più sugli interventi che possono agevolare la convivenza tra la popolazione ursina e gli umani – scriveva l’ENPA pochi giorni fa a tal proposito – . Siamo profondamente consapevoli della delicatezza della questione, una situazione complessa che non può essere sottovalutata sotto nessun aspetto sia per il contesto di diritto internazionale – essendo come è noto l’orso bruno tutelato della Direttiva Habitat, dalla Convenzione di Berna e sia per il diritto nazionale, animale particolarmente protetto secondo la legge sulla fauna 157 del 1992 – sia ovviamente per la straordinaria valenza sotto il profilo della biodiversità, essendo questi animali in numero estremamente ridotto e legati ad un progetto europeo adeguatamente finanziato, fortemente voluto e che è stato approvato con un sondaggio dalla stessa popolazione trentina. Ma la complessità è legata sicuramente anche ad un altro fattore che è quello politico, nella forma di una accentuata ostilità che negli ultimi anni è stata nutrita e ha pesantemente condizionato la presenza di questo grande carnivoro nella Provincia Autonoma di Trento (Pat). E’ significativo che uno dei primi atti della Giunta della Pat sia stato l’interruzione di quella importante progettualità di mitigazione di conflitti tra orsi e attività dell’uomo che poteva continuare ad esercitare una funzione estremamente utile. Così come è altrettanto significativo che la necessità di apertura di corridoi ecologici che abbiamo sempre sostenuto sia stata accantonata rapidamente. Infine, la definizione di orso problematico non può essere attribuita a nessuno degli orsi che hanno alimentato le cronache “anti orso” dell’ultimo anno né per quanto riguarda M49, né per quanto riguarda M57, né per quanto riguarda i giovani orsi accusati di aver fatto una rapidissima, fulminea comparsa e di essere poi svaniti nel nulla.”

“Di M49 vogliamo ricordare che questo giovane animale fu abituato da un pastore ad assumere latte da cucciolo e, dunque, fu condizionato nei propri comportamenti – si legge ancora nel comunicato – . Dei giovani orsi comparsi fulmineamente nella sera e poi scomparsi ad Andalo vogliamo ricordare, come per M57, la loro colpa è di essersi accostati, per alimentarsi, a bidoni che non erano certo bidoni anti-orso. Vogliamo inoltre ricordare come faccia acqua a tutt’oggi la forma necessaria di prevenzione che gli allevatori dovrebbero perseguire e per la quale sono stati dotati di strumenti, di fondi, di tecnici, di preparazione. Dunque la Provincia Autonoma di Trento presenta una serie di anomalie che ci fanno leggere come del tutto impropria qualsiasi l’ipotesi di abbattimento o come si dice di rimozione degli animali. Continueremo naturalmente a portare il nostro contributo al governo del territorio, alla gestione intelligente e competente della popolazione dei grandi carnivori in Trentino, fiduciosi che si possa ancora voltare pagina e assicurare la piena convivenza con le attività umane preziosa di questa specie preziosa che è patrimonio indisponibile dello Stato e dunque di tutti gli italiani.”

Per la LNDC mera campagna elettorale

La Lega Nazionale per la Difesa del Cane (LNDC) dichiara che simili dichiarazioni siano state rilasciate dall’assessora Zanotelli, in rappresentanza della PAT, a mero scopo elettorale.

“Questa dichiarazione di intenti della Provincia di Trento va ostacolata con tutte le nostre forze”, dichiara Piera Rosati, Presidente di LNDC Animal Protection. “Non è pensabile che le Istituzioni non intervengano e non prendano posizione di fronte a una situazione del genere, che va del tutto contro i nuovi principi costituzionali di tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e della biodiversità. Dovrebbe essere nell’interesse della collettività promuovere il benessere e il ripopolamento di questi animali per cui di fatto il Trentino è casa da sempre. Invece di promuovere una politica di inclusione e salvaguardia, la Provincia pensa così di risolvere la situazione e conquistare l’opinione pubblica? Uccidendo? Noi continueremo a lottare perché una decisione come questa non può essere né accettata né condivisa. Se verranno adottati provvedimenti in tal senso, faremo ricorso e dobbiamo agire al più presto perché non vogliamo che ilfuturo di JJ4, l’orso femmina che il 22 giugno 2020 aveva aggredito due cacciatori sul monte Peller perché sorpresa con i propri cuccioli, resti incerto. Ribadiamo che JJ4 non è pericolosa al contrario di ciò che dice la Provincia. Non è finita qui, continuiamo a lottare per questi magnifici animali e perché le persone possano comprendere appieno il loro valore”.

“Sottolineiamo che proprio su questo tema, il prossimo 3 marzo verrà discussa davanti al Consiglio di Stato l’impugnazione promossa dalla Provincia Autonoma di Trento contro la recente sentenza del TAR di Trento che ha annullato le linee guida dell’Amministrazione trentina, le stesse che prevedevano l’abbattimento sistematico dei cosiddetti “orsi problematici”. LNDC Animal Protection si è già costituita nel giudizio con i suoi legali per resistere a questa impugnazione, ribadendo la necessità che la questione sia sottoposta in via preliminare alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, per l’evidente violazione dei principi fissati in materia dalla Direttiva Habitat – scrive l’associazione – . Inoltre, la Corte di Cassazione Penale si è recentemente pronunciata (con la sentenza n. 2237/22) sul tema dell’uccisione di un esemplare di orso, ribadendo il principio per cui l’uccisione di un animale di specie protetta è giustificata soltanto se ‘avviene per evitare un pericolo imminente o per impedire l’aggravamento di un danno … quando tale danno l’agente ritenga non altrimenti evitabile’. Il che equivale a dire che l’abbattimento sistematico degli orsi “problematici”, senza una preventiva e fondata istruttoria caso per caso sulla loro reale pericolosità, non può trovare spazio nel nostro ordinamento.”

Tags

Articoli correlati

2 Commenti

  1. Certo ! Perché ovviamente gli orsi conoscono benissimo il detto
    ” ne punisci uno per educarne 100″.
    L’abbattimento non risolverà un bel niente anzi creerà solo più confusione.
    Gli orsi continueranno a fare gli orsi e probabilmente il turismo ne risentirà, vacanze dove ammazzano gli orsi ? Ottimo prenoto subito.
    I politici italiani specialmente “i provinciali” hanno un solo tornaconto , il proprio interesse mascherato da finto “vi difendo io” ma, sostanzialmente, di politica ambientale, inclusiva ecc non capiscono assolutamente nulla.

  2. Intanto si sventrano le montagne con piste inutili tra pochi anni per mancanza di neve…avanti così verso il solito circo barnum, compreso quello delle olimpiadi 2026

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close