M49 resta al Casteller. Il Consiglio di Stato respinge il ricorso degli animalisti
LNDC: "Porteremo il caso davanti alla Corte di Giustizia Europea"
Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso in appello degli animalisti, presentato dopo una prima bocciatura da parte del Tar, per richiedere l’annullamento delle ordinanze di cattura dell’orso M49-Papillon firmate dalla Provincia autonoma di Trento.
Secondo la Corte, presieduta da Franco Frattini, erano “sussistenti i presupposti per l’esercizio del potere contingibile e urgente” in quanto M49 si è rivelato essere un esemplare problematico. Le ordinanze della PAT risulterebbero pertanto legittime e necessarie per prevenire ed eliminare i gravi pericoli che minacciano l’incolumità dei cittadini.
L’amarezza del mondo animalista
“L’orso M49 resta in prigione”, la sintesi dai toni duri che apre il comunicato della Lega Nazionale per la Difesa del Cane (LNDC), associazione che ha presentato il ricorso, facendosi portavoce del mondo animalista.
“Oggi è un giorno triste per la natura e per gli animali. L’uomo nei panni di giudice del Consiglio di Stato ha decretato la galera a vita di un animale fiero, timido e nato libero, il povero M49 – fa eco Animal Aid sui suoi canali social – . Questo orso, accusato di essere confidente e pericoloso per le comunità trentine, senza che abbia mai aggredito persone, ormai sarà destinato a rimanere chiuso in una cella di 6×2 m per tutto il resto della sua vita. Questa è una sconfitta che colpisce la natura ancora una volta e sancisce la superiorità del sapiens che protegge i propri interessi economici e territoriali. La speranza che rimane per non smettere di combattere la battaglia della libertà degli orsi, ora risiede nella Corte di Giustizia Europea. Animal Aid Italia spera che un bravo avvocato, spinto dal furor animalista intraprenda questo percorso giuridico e porti la voce degli orsi trentini anche oltre i confini italiani e arrivi a vincere questa lotta di liberazione. Animal Aid Italia ci sarà”.
Una ferita alla sensibilità degli italiani
“ll Consiglio di Stato, respingendo l’appello delle associazioni animaliste contro le ordinanze di cattura e captivazione dell’orso Papillon, ha ferito la sensibilità della maggioranza degli italiani che volevano libertà del plantigrado”. La reazione di Rinaldo Sidoli, portavoce di Alleanza Popolare Ecologista (Ape).
“Oggi – prosegue – è stata scritta la più brutta pagina sui diritti degli animali in quanto la detenzione a vita di M49 non rispetta le caratteristiche etologiche dell’animale selvatico. Ricordiamo che questa specie è abituata a spostarsi anche in un raggio di 50 chilometri e imprigionarlo in un area inferiore al mezzo ettaro è maltrattamento“.
“Troviamo inaccettabile che non sia stata considerata la relazione dei Carabinieri del 21/09/2020 che riportava: ‘M49 ha smesso di alimentarsi e scarica tutte le sue energie contro la saracinesca della tana’. Questo rapporto era un elemento chiave che evidenziava il mancato rispetto del benessere dell’animale e doveva sancire la fine della sua ingiusta prigionia“, conclude l’ecologista.
“Porteremo il caso davanti alla Corte di Giustizia Europea”
La LNDC non ha intenzione di fermarsi. Nel corso dei mesi ha prima sottoposto la propria richiesta di sospendere le ordinanze di cattura a Palazzo Spada. A seguito della prima bocciatura ha fatto appello al Tar di Trento. Dopo la seconda bocciatura al Consiglio di Stato.
La libertà di M49 è più importante di ogni ostacolo istituzionale e così l’associazione punta ora a portare il caso sulle scrivanie della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Il comunicato completo LNDC
L’orso M49 resta in prigione. Oggi, 19 gennaio, è stata depositata la sentenza con cui il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso in appello promosso da LNDC Animal Protection avverso la sentenza dello scorso maggio del TAR di Trento. Per il Consiglio di Stato, la Provincia Autonoma di Trento (PAT) ha legittimamente utilizzato la procedura d’urgenza per ordinare la cattura e la captivazione permanente dell’orso M49, nonostante il parere contrario espresso a più riprese dall’ISPRA e dal Ministero dell’Ambiente. Nella stessa sentenza, il Consiglio di Stato ha però ammonito la PAT: “Deve assicurare all’esemplare posto in captivazione un habitat il più vicino possibile a quello naturale, per non costringere tale esemplare a vivere in uno stato di abbrutimento”.
“Merita di essere sottolineato il passaggio – commentano gli avvocati Michele Pezone – Responsabile Diritti Animali LNDC e Paolo Letrari, che hanno seguito la vicenda giudiziaria – in cui lo stesso Consiglio di Stato, per contenere la portata negativa di questa decisione, afferma che il fatto che il provvedimento urgente sia stato in questo caso ritenuto legittimo non significa che in generale la PAT possa procedere con atti di tal genere, che eludono la procedura normativa che impone il parere favorevole preventivo del Ministero dell’Ambiente”.
“Spiace dover rilevare – proseguono gli avvocati Pezone e Letrari – che il Consiglio di Stato non abbia accolto le argomentazioni che evidenziavano l’illegittimità, proprio nel caso specifico, della procedura d’urgenza seguita in assenza di un pericolo concreto. Parimenti non è stata accolta la tesi prospettata dalla difesa della LNDC secondo cui, con la reiterazione seriale delle cosiddette ordinanze contingibili e urgenti (a partire dal 2012 e prima ancora del caso tristemente noto di Daniza), la Provincia Autonoma di Trento ha di fatto attuato “autonomamente” una politica di controllo degli orsi sul proprio territorio in violazione dell’art. 117 della Costituzione, in relazione ai principi fissati dagli artt. 12 e 16 della Direttiva Habitat, come interpretati dalla recente sentenza della Corte di Giustizia UE n. Sentenza del 10 ottobre 2019, che ha stabilito che: “sebbene l’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva «Habitat» autorizzi gli Stati membri a derogare alle disposizioni dei suoi articoli da 12 a 14 nonché del suo articolo 15, lettere a) e b), una deroga adottata su tale base è subordinata, nei limiti in cui consente a detti Stati membri di sottrarsi agli obblighi inerenti al regime di rigorosa tutela delle specie naturali, alla condizione che non esista un’altra soluzione valida e che tale deroga non pregiudichi il mantenimento, in uno stato di conservazione soddisfacente, delle popolazioni delle specie interessate nella loro area di ripartizione naturale”.
Questo passaggio è estremamente significativo. In Trentino, infatti, le rimozioni dei singoli esemplari per supposti motivi di “sicurezza pubblica” possono avvenire a prescindere da ogni seria e obbiettiva valutazione del danno globale portato allo stato di conservazione della colonia ursina che si è voluto reintrodurre nell’habitat alpino italiano.
E c’è di più. Con amarezza, LNDC fa notare l’incidentale richiamo fatto in sentenza alla necessità di evitare che gli orsi catturati vengano detenuti in condizioni di disagio e sofferenza come quelle che sono state riscontrate presso la struttura del Casteller e a cui, a tutt’oggi, non è stato posto alcun rimedio. Scrivono infatti i giudici del Consiglio di Stato: “Preme peraltro al Collegio evidenziare, prima di concludere, che la possibilità ex lege riconosciuta al Presidente della Provincia di catturare e tenere in captivazione permanente specie protette non esonera lo stesso dall’assicurare all’esemplare posto in captivazione un habitat il più vicino possibile a quello naturale, per non costringere tale esemplare a vivere in uno stato di abbrutimento che, oltre a sostanziarsi in forme di maltrattamento, finisce per rendere ancora più aggressivo il plantigrado”.
La LNDC, preso atto di questa pronuncia del Consiglio di Stato, lungi dal condividerne le motivazioni, ha dato incarico ai suoi legali Michele Pezone e Paolo Letrari di valutare la possibilità di portare il caso avanti la Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Un nuovo sit-in per gli orsi del Trentino
Venerdì 22 gennaio gli animalisti si danno intanto appuntamento per un nuovo sit-in volto a richiedere la liberazione di M49 e dei suoi compagni di sventura. L’appuntamento, dal titolo “Quale futuro per gli orsi del Trentino?” è aperto a tutti gli interessati e fissato per le ore 11:30 in Piazza Dante a Trento, sotto il palazzo della Provincia.
“Dopo la clamorosa sentenza del Consiglio di Stato, quali gli sviluppi?”, la domanda centrale della conferenza stampa all’aperto che vedrà la partecipazione dei consiglieri provinciali Lucia Coppola e Filippo Degasperi.
Non so se dico una stupidata, ma non si potrebbe portarlo e rilasciarlo in un territorio tipo Canada?
Secondo me avrebbe più senso della detenzione a vita.
Grazie
ciao.devono riportare gli orsi dove erano.portare questo orso anche solo a meta’ strada tra italia e canada sono 6/7.000km.quest’orso non lo riprende piu nessuno.romania bulgaria slovenia…sono severi.una volta presi in carico il problema non e piu loro.quest’orso paghera’ una colpa non sua.non ci vuole una scienza a capire che finira’ narcotizzato e soppresso.grazie alla cecita’ all’ignoranza all’egoismo di quelle persone,che vogliono ricrearsi un ambiente bio e naturale che non ci sara’ mai piu’.80/90 orsi in bz/tn sempre in movimento.riportare un orso anche dov’era prima (slovenia romania),costa sull’unghia non meno di 35/50.000€.aereo 2 piloti 2 veterinari 2 meccanici specialisti rifornimento stipendi extra alloggi… ,e chi paga?URSUS era totalmente finanziato dalle tasse,dall’erario.moltiplicate per 5/10/15…perche’ non e solo il trentino. buona continuazione.
ciao.noto il fervore per assicurare i diritti degli animali.giustissimo.in momenti pandemici in cui aziende persone anziani bambini stanno soffrendo,in eguale e peggior modo,mi chiedo a che titolo continuare ad investire in un progetto che e fallito.se all’orso occorrono 50 km per godere del proprio spazio vitale,e allora gli altri 60/70 orsi cosa faranno?se la matematica non e ancora una opinione,fate voi i conti.non ce spazio per gli orsi.non dove sono stati reintrodotti ma dove a FORZA SONO STATI INTRODOTTI.e diverso.la priorita’ delle risorse economiche devono andare a quelle famiglie a quelle comunita’ che stanno soffrendo il dramma del covid-19.questa e la priorota’.in questo momento l’orso e concausa di enorme perdita di tempo.bye
Gli orsi hanno sempre abitato quelle zone , e il voler umanizzare a tutti i costi la natura è pericoloso più del Covid , come i fatti dimostrano con lo squilibrio che si sta creando a motivo della eccessiva interferenza umana , pertanto ben vengano i progetti per ripopolare in modo equilibrato gli orsi , sono ben altri i soldi spesi male da molte amministrazioni . Spero che mi 49 torni libero e fiero tra le sue montagne
https://youtu.be/0A-2WE5nkXQ ciao.non me ne voglia montagna tv.chiedo venia.tralasciando i casi eccezzionali nel video su youtube si vede una mamma orsa e 4 cuccioli.la strada e provinciale.chi e uscito dalla macchina e un idiota.la neve e tanta e forse ha coperto la tana della orsa dove prospettava il letargo.non saprei.gli esperti dicono che i tentativi FALLITI DI INTRODUZIONE DEI PLANTIGRADI disturba se non elimina la capacita’ di percepire il periodo del letargo.infatti i cuccioli al 99% morirebbero di fame.quello che si vede dal video e straziante.perche’ quei cuccioli ,non resisteranno all’inverno prolungato di quest’anno e il covid-19 rallentera’ il movimento dei forestali per accudirli con alimenti di emergenza.URSUS HA FALLITO.