Arrampicata

Questioni di grado, Alex Megos e le vie a Siurana

“Ultimamente c’è stata molta confusione sui gradi di queste tre vie. Ogni scalatore sembra dire qualcosa di diverso e tutti hanno punti validi” scrive Alexander Megos sui suoi canali social riferendosi a King Capella (Liberata da William Bosi, grado proposto 9b+), La Capella (Liberata da Adam Ondra nel 2011 e ripetuta da Stefano Ghisolfi, grado proposto 9b) e Furia de Jabali (liberata dal William Bosi, grado proposto 9b).

Tre vie che si trovano nella falesia di Siurana (Spagna). Tutte e 3 le vie sono state ripetute da Megos nell’ultimo mese, da qui il suo post dedicato al grado, che a quanto pare sta generando una certa confusione. “Capella è stato il primo 9b di William, quindi ha fatto le prime salite di Furia de Jabali e King Capella basando i loro gradi su La Capella. Tuttavia, non è sicuro che La Capella sia davvero 9b, poiché gli ci sono voluti solo 3 giorni. Megos afferma poi come lui stesso non possa “dire se La Capella è 9b o meno, perché non lo so” e raccoglie quindi il pensiero di diversi climber che negli ultimi mesi si sono cimentati sulle 3 vie.

Secondo l’austriaco Alfons Dornauer, Furia de Jabali è decisamente più facile di La Capella. William Bosi afferma invece come Furia de Jabali sia un po’ più difficile di La Capella e King Capella sia molto più difficile di entrambe. Per Jakob Schubert Furia de Jabali è un po’ più facile di La Capella mentre King Capella è decisamente più difficile di entrambi. Infine, Megos sostiene che, “La Capella sia la più difficile delle tre, perché ho faticato molto con la mossa undercling. Per me King Capella è più o meno sullo stesso grado. Furia de Jabali potrebbe essere un po’ più facile, ma non molto più facile”. In conclusione “penso che dipenda molto dallo stile e se questo ti si addice o meno. Sembra quasi impossibile classificare vie così brevi. William Bosi ha proposto di considerare una scala di valutazione diversa per le vie brevi e i massi lunghi, il che penso avrebbe senso”.

L’opinione ironica di Stefano Ghisolfi

Al post pubblicato da Megos arriva rapida la risposta dell’italiano Stefano Ghisolfi che, con ironia, scrive “Sto pensando di utilizzare il vecchio sistema di gradi italiano, facile da capire con soli 3 livelli di difficoltà: passo, non passo, tribolo ma passo. Passo (posso passare) è il più facile, utilizzato per i percorsi che invio facilmente. Non passo (non riesco a passare), è il grado più difficile, utilizzato per le vie che non posso fare. Tribolo ma passo (faccio fatica ma riesco a passare), è il grado intermedio, utilizzato per vie difficili che invio ma con qualche difficoltà”.

Una risposta che fa sorridere e che fa spontaneamente sorgere una domanda: ma il grado conta davvero? “Tutti noi diamo priorità alla scalata, il grado viene dopo ci rivela Ghisolfi. “Per questo ne parliamo sempre in seconda battuta, dopo aver raccontato la bellezza della via salita e le sue caratteristiche. Il grado è un numero alla fine di tutto. La mia battuta al post di Alex vuole essere un modo per dire che si ha ragione, una via è sicuramente più facile dell’altra, ma alla fine quel che conta davvero è l’esperienza che si vive su queste vie. A questo proposito Stefano cita The Lonely Mountain, da lui liberata a metà dicembre ad Arco. “Sarebbe dovuta essere la versione più difficile di Erebor, con un grado in più. Ma definirlo è talmente complesso e soggettivo che ho simbolicamente indicato 9b. Un numero utile a dare un’indicazione sulla difficoltà, che poi è lo scopo finale del grado. Il grado non deve essere una vetrina o un mezzo per farsi conoscere, gli scalatori professionisti lo sanno bene e forse dovremmo impegnarci per infondere questo modo di vedere le cose in chi ha appena iniziato e vede il grado come fine ultimo invece di viverlo come un mezzo per comprendere la difficoltà di un itinerario e ricercare un continuo miglioramento”.

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