Alpinismo

Miss Oh: dubbi sulla cima del Kangche

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SEUL, Corea del Sud — "Non è arrivata sulla cima del Kangchenjunga. Non ha visto le bombole che c’erano lassù, e le sue foto sono state scattate più in basso". Questi i pesanti sospetti che gravano sull’alpinista coreana Oh Eun-Sun, ad un passo dal diventare la prima donna ad aver salito i 14 ottomila. Ad accusare Miss Oh, che risponde alle accuse giustificandosi con parziali ammissioni e testimonianze di terzi, è il suo connazionale Kim Jae Soon, compagno della scomparsa Miss Go, sostenuto dal team spagnolo di Al filo de lo imposible: tutti saliti in vetta al Kangchenjunga alcuni giorni dopo Miss Oh.

La notizia, che circolava da un po’ negli ambienti alpinistici, è stata resa pubblica nei giorni scorsi dalla rivista Desnivel, che ha dato voce sia ai sospetti sulla cima di coreani e spagnoli, sia alla replica di Miss Oh, o meglio, del suo "portavoce" Jin Park, che ha dato la sua versione dei fatti.

La cima contestata è del 6 maggio 2009. Miss Oh, con i suoi tre sherpa, è stata la prima della stagione a salire il Kangchenjunga. Altri ce l’hanno fatta solo il 18 maggio: il norvegese Jon Gangdal alle 10 del mattino, Kim Jae Soon e Miss Go intorno alle 11, ed Edurne Pasaban con Ferran Latorre, Juanito Oiarzabal e il resto del team basco solo nel pomeriggio.

Kim e i baschi vedono, in vetta, due bombole di ossigeno abbandonate. E in loro nasce il sospetto che Miss Oh, il 6 maggio con i suoi tre sherpa, non sia in realtà arrivata davvero sulla vetta, perchè al ritorno aveva raccontato di non aver visto nulla in cima. Ad acuire i sospetti, la foto di vetta di Miss Oh, che vedete nel riquadro, scattata in mezzo alla nebbia ma, a quanto pare, sotto la cima.

"Non potevo vedere bottiglie sulla vetta – si difende Miss Oh tramite il portavoce -. La mia è stata la prima spedizione del 2009 a salire in cima. Non c’era nulla. E anche i secondi di quest’anno Gangdal e lo svedese Mattis, affermano di non aver visto niente in vetta. Si è iniziato a vedere le due bottiglie di ossigeno nelle foto e nei filmati della vetta dopo la terza squadra coreana, salita un’ora dopo Gangdal".

Park adduce a giustificazione anche i racconti di Satish Chander, della spedizione dell’esercito indiano che era salita per ultima l’anno prima, nel 2008: "non abbiamo visto bombole, ma ci sono diverse possibilità che fossero sepolte dalla neve. Noi salimmo dopo una forte nevicata. Avevamo 3 bombole e le riportammo al base".

Un altro punto spinoso sono le corde fisse, che qualcuno sosteneve arrivassero fino alla vetta. La coreana, messa alle strette da Desnive, dopo alcune risposte vaghe ammetti di averne fissate parecchie, di comune accordo con le altre spedizioni per utilizzarle insieme, ma solo fino a 8.100 metri. Da lì agli 8.586 metri della vetta, avrebbero proseguito in conserva.

Riguardo la foto, Miss Oh ammette invece che non è di vetta. "La foto fu scattata qualche metro sotto la cima – confessa la coreana – perché i miei sherpa e io ci trovavamo sotto la minaccia del vento forte e le condizioni meteorologiche avrebbero potuto causare un incidente nel momento in cui raggiungevamo la vetta".

Una dichiarazione forse plausibile, che però non convince per niente i suoi detrattori. “Lei stessa riconosce che nella foto non è in vetta ma più in basso – commenta duramente Ferràn Latorre, membro del gruppo di Al filo de lo imposible -. Nel ventunesimo secolo e nell’era del digitale non si capisce come non abbia potuto fare una foto sulla vetta, maltempo o no. Forse ha delle ragioni per le quali non si dovrebbe dubitare di lei, ma noi abbiamo delle ragioni per dubitare".

Insomma, la parola di uno contro quella dell’altro. Certo è che la questione getta un’ombra fastidiosa sull’ormai atteso successo di Miss Oh, che ora è diretta all’Annapurna per salire il suo 14esimo ottomila.

Sara Sottocornola

Photo e info courtesy of Desnivel.com

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