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Capanna Gnifetti: via di accesso meno sicura a causa dei cambiamenti climatici

Installate corde fisse per aiutare nella progressione

Nelle scorse settimane, nel pieno di quella che ricorderemo come una delle estati più calde vissute negli ultimi anni, sul Monte Rosa venivano condotti delicati lavori di messa in sicurezza lungo la via di accesso alla Capanna Gnifetti.

Il rifugio, posizionato a quota 3647 metri sul versante valdostano del Rosa, sta risentendo del cambiamento climatico. Il surriscaldamento globale sta infatti alterando profondamente gli ambienti alpini, anche se non soprattutto al di sopra dei 3000 metri. Le Alpi non stanno affatto bene, e a testimoniarlo sono primariamente i ghiacciai in sofferenza.

A parte alcune eccezioni, come i piccoli ghiacciai resilienti delle Alpi Giulie, i ghiacciai alpini stanno perdendo progressivamente superficie e volume. E tali importanti contrazioni stanno comportando alterazioni al paesaggio, la perdita di importanti riserve di acqua dolce ma anche le modalità di accesso alle infrastrutture di alta quota.

É il caso della Capanna Gnifetti, la cui via di accesso è diventata nel tempo meno sicura, tanto da determinare l’intervento di messa in sicurezza condotto dalla Rifugi Monterosa, società che gestisce le strutture in quota del massiccio, insieme alle Guide Alpine di Alagna Valsesia.

“Grazie alle corde fisse appena installate ci si potrà assicurare tramite una longe oppure progredire in cordata. Ricordiamo che raggiungere il Rifugio Gnifetti è possibile attraverso un percorso alpinistico che richiede, a seconda delle condizioni, ramponi e corda” si legge sulla pagina Facebook di Visit Monterosa.

Cambiamento climatico o turismo d’alta quota, di chi è la colpa?

Corde fisse: sistemi che ormai siamo abituati ad associare al concetto di una più facile progressione “per tutti” anche sulle vette più alte del mondo. Non stupisce che in calce al post ci sia chi parli di “turismo d’alta montagna”. E chi accusi di andare a deturpare ulteriormente paesaggi già in declino proprio a causa del crescente numero di fruitori, con l’installazione di “bellissimi speroni di ferro”.

C’è anche chi, di fronte alle immagini allegate al post, si domanda se la “nuova” via di accesso, risultato dell’intervento di messa in sicurezza, sia di fatto un percorso alternativo, una scorciatoia. Troppa la roccia a vista, “io nel 97 mi ricordo che c’era un po’ di roccia ma non di certo una ferrata”, si legge in un commento. La risposta da parte di Visit Monterosa è netta: “Purtroppo non è una scorciatoia ma il ghiacciaio che si è ritirato”.

Ok per le corde fisse, no a nuovi impianti

L’installazione di corde fisse atte a incrementare la sicurezza degli alpinisti in salita, porta inevitabilmente a riflessioni più ampie sul tema degli accessi in alta quota. Come evidenzia un lettore, di cui riportiamo di seguito il commento, non sono tanto le corde fisse il sistema da condannare, quanto “mirabolanti e costosi progetti di nuovi impianti funiviari”.

“Servirebbe a questo punto, vista la consapevolezza qui ben evidenziata del trend regressivo in atto e alla luce del recente rapporto IPCC che purtroppo indica che questo è ancora niente, una decisa inversione a U in merito a. Specie quelli che si vorrebbe far passare per aree protette, cosa impossibile e illegale, come nel Vallone delle Cime Bianchesi legge – Il clima sta cambiando, è tempo di investire in conservazione e ambiente, non in un modello economico non più sostenibile da decenni.”

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