Alpinismo

I sarti del ghiacciaio

Come ogni estate il ghiacciaio Presena si veste di bianco: non per le nevicate tardive, che comunque hanno accompagnato tutto il mese di maggio e anche qualche giornata di giugno, ma per la “coperta patchwork” fatta di teli geotessili che gli operatori stendono e cuciono sul posto. Abbiamo parlato con Davide Panizza, presidente della Carosello Tonale S.p.A., per capire perché si è scelto di coprire il ghiacciaio, che benefici ne derivano e come si svolge questa operazione.

Una coperta che rinfresca

La scelta di coprire il ghiacciaio Presena è legata al trend climatico che stiamo affrontando: “Stavamo pensando a una soluzione per cercare di rallentare il processo di fusione della massa glaciale e nel 2008 è nato un progetto sperimentale con la Provincia Autonoma di Trento”. Partiti con 20-30 metri quadrati di teli geotessili per cercare di capire se fosse un metodo efficace, dopo aver visto che si riusciva a salvare neve per circa 2-3 metri di spessore rispetto alla parte non protetta, ogni anno le dimensioni della coperta sono cresciute sempre più. 20.000, 30.000, 50.000 metri quadrati, l’anno scorso 100.000 e quest’anno circa 120.000: dopo i cinque anni del progetto si è scelto di proseguire e ancora oggi il ghiacciaio si veste per rinfrescarsi.

I teli utilizzati sono fatti di materiale geotessile, tipologie simili vengono impiegate anche in bioedilizia, sono costituiti principalmente di polietilene e permettono l’isolamento della massa nevosa sottostante e una maggior riflessione della luce solare – grazie al colore bianco. Il monitoraggio ha mostrato come si riescano a salvare circa 3 metri di spessore nella parte a monte e 2 in quella a valle, seguendo il principio della massima sostenibilità ambientale.

Un’operazione di sartoria e precisione

Verso la fine di maggio si inizia a coprire il ghiacciaio, portando in quota i teli nuovi e recuperando quelli vecchi. I teli infatti non durano più di 2-3 stagioni, perché a causa degli effetti meteorologici si “sporcano”, non rimangono più bianchi, quindi la loro funzione di riflettere la luce solare viene meno. Si parte con quelli nuovi, di solito circa un centinaio (strisce larghe 5 metri e lunghe 70) che vengono portati in quota e srotolati sul posto, mentre quelli vecchi vengono arrotolati e srotolati con un apposito macchinario fissato al gatto delle nevi, come su un rocchetto. Qui, una squadra di 12-13 persone srotola i teli, li posiziona, li fissa temporaneamente al ghiacciaio per poi cucirli tra loro e trasformarli in un’unica coperta, fissata con dei pesi ai bordi come se si trattasse di un “risvolto” contro il vento. Questi pesi vengono realizzati in loco sfruttando i teli degli anni passati per dare loro una seconda vita.

L’operazione è complessa, anche se molto affascinante da vedere, e dura circa un mese e mezzo. Tutto però dipende dalle condizioni climatiche: se nevica si deve sospendere il lavoro, perché il telo si ghiaccia e la cucitrice non funziona adeguatamente. Bisogna aspettare che smetta e magari, dopo, spalare la neve. Ma in fase di posa non è un grandissimo problema: lo diventa quando si va a rimuovere i teli, soprattutto per nevicate abbastanza significative di 30-40 centimetri. Ecco il motivo per cui ai primi di settembre si inizia già a togliere la coperta: con la neve che di solito arriva in ottobre i teli rischierebbero di restare sotto. E a quel punto non si riescono a recuperare, rimarrebbero nel ghiacciaio, con dei grandi problemi dal punto di vista della sicurezza, perché costituirebbero uno strato debole che non permette alla neve di compattarsi con quella sottostante. Rischio valanghe assicurato.

Investire sul futuro

Per la salvaguardia e il mantenimento del ghiacciaio l’investimento supera i 400.000 euro, tenendo conto sia del costo del materiale che delle spese per le operazioni di posizionamento e recupero. Si tratta di un investimento che sta diventando sempre più insostenibile, in quanto, a causa del trend climatico che stiamo affrontando, la porzione di ghiacciaio che dovrà essere coperta aumenta ogni anno. Ci sono due problemi, però: uno economico, e l’altro operativo. Se il primo non ha bisogno di grandi spiegazioni, il secondo può non apparire così immediato: arrivati ormai a circa 120.000 metri quadrati di copertura, sarà difficile aumentarla, perché a quel punto le operazioni per metterla e toglierla diventerebbero troppo lunghe, una volta completata la posa sarebbe praticamente arrivato il momento di disfare quanto appena fatto…

Tenendo conto dei rilievi che vengono eseguiti ogni anno, durante l’estate vengono persi circa 500.000 metri cubi di ghiaccio, in inverno con l’innevamento programmato e le nevicate naturali più o meno la massa glaciale aumenta di 250.000 metri cubi. Ogni anno quindi il bilancio è negativo di circa 200-250.000 metri cubi. La copertura e l’innevamento programmato fanno sì che rallenti il processo di fusione e di ablazione del ghiacciaio, però il bilancio negli ultimi 10 anni è costantemente negativo.

La seconda parte del ghiacciaio, quel “ponte” che permette di arrivare alla stazione intermedia, va continuamente restringendosi, nel momento in cui non dovesse più esserci il livello necessario per raggiungere l’impianto o una larghezza sicura per la pista quella parte sarebbe persa. Tutto questo è anche un modo per garantire un futuro alla ski area del Presena, che permette di sciare da ottobre/novembre a maggio ed è un po’ la peculiarità di tutto il comprensorio Pontedilegno-Tonale rispetto alle altre stazioni limitrofe. C’è anche uno studio in atto, in collaborazione con il MUSE di Trento, che sta creando un modello 3D ad hoc per il ghiacciaio Presena – dovrebbe essere pronto in autunno – per cercare di stimare come si evolverà nei prossimi anni e ipotizzare quale possa essere l’investimento migliore per superare questo problema.

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3 Commenti

  1. I teli vecchi non cominciano a perdere pezzi dopo un po’? Interessante test, però mi lascia perplesso l’idea di portare in un ghiacçiaio tutta questa plastica, avete controllato la qualità delle acque immediatamente a valle?

  2. Mettiamo sopra pannelli di poletinene detti a “tecnospazzole”,bianchi, così si ha doppio effetto:protezione neve e sci estivo su piste artificiali.

  3. Tempo perso e soldi buttati; è la solita storia di chiudere la porta della stalla quando i buoi sono scappati da tempo

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