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Continua la guerra tra accompagnatori di media montagna e guide ambientali escursionistiche

In questi giorni, finalmente, l’Italia sembra uscire dal dolore del Covid-19. Come l’estate scorsa, e come durante l’inverno 2020-‘21, la montagna i sentieri in questi giorni conoscono un boom. Accanto a chi è già esperto di questi ambienti, centinaia di migliaia di persone si affacciano per la prima volta sul mondo che frequentiamo e che amiamo. E’ un dato positivo, che porta benefici importanti per la salute psichica e fisica di tutte queste persone. E’ un dato positivo anche perché crea opportunità di lavoro e di vita in montagna, in un periodo in cui il lavoro in altri settori scarseggia. Lo dimostrano le storie di albergatori e rifugisti, come quelle di artigiani e di produttori di cibi naturali, ma anche i racconti che arrivano da chi per mestiere accompagna gli inesperti in montagna. Tra queste sono le mie chiacchierate, dopo l’estate del 2020, con Fabrizio Pina, presidente delle guide alpine della Lombardia, e con Davide Galli, presidente dell’AIGAE, la più importante associazione delle guide ambientali escursionistiche.

L’afflusso verso la montagna e i sentieri di persone inesperte, però, ha anche un aspetto negativo. Negli ultimi mesi, sulle Alpi e sull’Appennino, il lavoro del Soccorso Alpino (CNSAS, Guardia di Finanza, Aiut Alpin Dolomites…) è aumentato. Quasi sempre, le richieste provengono da persone inesperte, che si sono avventurate in luoghi troppo impegnativi per loro.     

Date queste premesse, i nuovi venti di guerra che soffiano tra le guide alpine e gli accompagnatori di media montagna (AMM) da un lato, e le guide ambientali ed escursionistiche (GAE) dall’altro, è una brutta notizia per tutta la montagna italiano. A far tornare d’attualità la questione sono state due sentenze. 

Le sentenze

La prima è stata presa il 5 giugno dal Tribunale Amministrativo Regionale dell’Abruzzo, e riguarda il corso per 50 guide ufficiali del Parco (figura prevista dalla legge-quadro sulle aree protette) varato dal Parco nazionale della Majella. Nel bando, il Parco ha riconosciuto il titolo di AMM come preferenziale, mentre ha richiesto alle GAE di certificare (anche dal punto vi vista fiscale) l’attività svolta. Le guide alpine, però, hanno comunque fatto ricorso. E il TAR non ha solo dato loro ragione bloccando il corso, ma ha anche giudicato illegittimo il lavoro delle guide ambientali.

La seconda decisione, presa mesi fa ma diffusa soltanto da poco, viene dal Consiglio di Stato. Oggetto del contendere era una deliberazione del 2017 della Giunta della Regione Lombardia, che consentiva alle GAE di lavorare solo sotto ai 600 metri di quota, e su itinerari di difficoltà T. Il Consiglio di Stato non ha toccato il limite di quota (che esclude le Alpi e le Prealpi lombarde), ma ha stabilito che le GAE possono operare anche su itinerari classificati E.  

Le due decisioni sono state applaudite dalle guide alpine. “Siamo lieti che il Consiglio di Stato e il TAR d’Abruzzo siano intervenuti a fare chiarezza una volta per tutte per definire chi fa cosa fra queste due professioni” commenta Martino Peterlongo, vicepresidente del CONAGAI, il Collegio Nazionale Guide alpine Italiane. Riconosciamo alle GAE conoscenze e capacità divulgative che interessano un vasto pubblico. Se vorranno, frequentando un corso AMM, potranno aggiungere a queste competenze le altre indispensabili a raggiungere il livello di preparazione necessario alla gestione del rischio in montagna.”   

Davide Galli, presidente nazionale AIGAE, usa toni pacati. Parla di “un’aggressione unilaterale e continua delle guide alpine contro di noi”, ricorda che “le GAE italiane continueranno a lavorare”. Riguardo al bando del Parco della Majella, che per ora è bloccato, ricorda che “ben 622 GAE hanno anche il titolo di guida Parco”.

Le leggi in vigore e la situazione in Italia

Prima di andare avanti, è bene fare il punto sulle leggi in vigore. Le guide alpine, che hanno una tradizione secolare, sono una figura professionale ben definita, altamente qualificata, riconosciuta a livello internazionale. Per le guide che lavorano sui sentieri le cose sono diverse. 

Gli AMM, istituiti dalla legge sulle guide alpine del 1989, sono stati una figura rivoluzionaria al loro nascere, ma hanno serie carenze. Possono lavorare solo nella loro regione, sono subordinati in molti modi alle guide alpine, non possono lavorare sulla neve, nemmeno con le ciaspole ai piedi. 

Le GAE, nate “dal basso” intorno ai Parchi e alle Riserve naturali, nelle regioni lontane dalle Alpi (pensiamo alla Toscana, al Lazio, a tutto il Sud) hanno intercettato negli ultimi anni gran parte della domanda di accompagnamento sui sentieri. La loro formazione all’inizio era quasi solo culturale. Poi nel corso degli anni, anche le GAE si sono date un percorso di formazione sempre più qualificato. 

Da anni, in casi come quello del Parco della Majella e del suo bando, la risposta delle guide alpine alle GAE è stata sempre la stessa. Iscrivetevi ai nostri corsi, e diventate AMM. E’ una strada praticabile? Non credo, e non solo per il legittimo orgoglio identitario delle GAE. Gli AMM, come ho accennato poco fa, possono lavorare solo nella propria regione, non votano all’interno dei Collegi, non possono lavorare sulla neve. Il loro rapporto con guide alpine però, come ricorda Martino Peterlongo, fa sì che gli AMM garantiscano sicurezza ai clienti. 

La risposta di Davide Galli è chiara. “Si parla di sicurezza come spauracchio politico, ma in trent’anni nessun associato ha mai avuto un incidente mortale e abbiamo pubblicato con trasparenza i dati sui nostri pochi incidenti e risarcimenti assicurativi. Chiediamo da tempo che vengano pubblicati anche quelli del Collegio guide alpine. Ma nulla”.

Poi, ed è un altro punto importante, c’è la differenza tra le Regioni. Sulle Alpi, dove la figura delle guide alpine è radicata, i problemi finora sono stati pochi. In Toscana e in Emilia-Romagna, dove pochissime guide alpine convivono con centinaia di GAE, la situazione è altrettanto tranquilla. L’Abruzzo, dove le due professioni sono radicate, vede lo scontro più acceso tra AMM (che parlano attraverso le guide alpine) e GAE. Nel Lazio e nel Mezzogiorno, dove i Collegi delle guide alpine non sono mai stati istituiti alla faccia della legge del 1989, le GAE presidiano un mercato dove operano anche accompagnatori molto meno qualificati di loro. Rispetto alla sicurezza, questo è un dato positivo.

L’unica soluzione possibile, mi sembra, dovrebbe essere un riordino delle norme in materia di accompagnamento sui sentieri. Servono regole valide in ogni parte d’Italia, che lascino le guide alpine dove stanno (anzi, riconoscendo la loro esistenza dove sono ignorate, come nel Lazio di Nicola Zingaretti), ma ricostruendo un iter di formazione e un’organizzazione per tutti i professionisti e le professioniste dei sentieri. Il boom della montagna, com’è ovvio, rende tutto questo è ancora più urgente. Invece, da molti anni, il Governo, il Parlamento e le Regioni si disinteressano del problema, contribuendo a un caos che fa male a chi sui sentieri lavora come a chi si vuol fare accompagnare in sicurezza. Al silenzio della politica si affianca quello dei media. 

Anche le parti in causa hanno qualcosa da dire. Cosa pensa di un possibile riordino delle professioni di montagna l’AIGAE? Cosa ne pensa il CAI, che è formato da dilettanti ma sulla montagna ha una competenza riconosciuta per legge? Cosa ne pensa il nuovo presidente del CONAGAI, il Collegio delle Guide Alpine Italiane, che viene eletto proprio in questi giorni?   

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Un commento

  1. Io mi scuso con tutti, ma non capisco.
    In Italia noto che anche fra chi “guida gli incapaci” in montagna si parla di regole, leggi, corsi, sicurezza, sentenze, compartimenti e quant’altro, ma non si parla mai, proprio mai, di capacità.
    Mi sembra che anche in montagna, nei pericoli costanti, tutti, se ben “piazzati” possano “guidare”.
    Come si fa a “guidare” un incapace in montagna se si conosce solo la teoria e si fa abitualmente pratica di base….. marittima-pianeggiante e mai nella montagna, impegnativa per il proprio ruolo ?
    Penso che non si possa avere un minima conoscenza di una efficace progressione sicura.
    Ogni tanto penso che si vogliano occupare ruoli garantiti e remunerati di poca responsabilità.
    Penso anche che l’evasione fiscale sia quasi totale.
    Proprio non capisco anche questa di Italia.

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