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A Venezia scienza e architettura si incontrano grazie alla neve di Cortina

La neve di Cortina è alla Biennale di Venezia portata dall’opera dell’architetto giapponese Kei Kaihoh: un duomo in neve ricoperto di teli protettivi in alluminio (per rallentarne la fusione e prolungarne quindi la sua durata) che rappresenta lo Yukimuro, una tipica struttura utilizzata in Giappone per la fermentazione a freddo del Sakè.

Dopo essere stato ammesso alla 17th International Architecture Exhibition 2021, l’architetto Kaihoh e il suo staff hanno contattato glaciologici, climatologi e scienziati ambientali del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali (ESP) di UNIMI sia per ottimizzare il progetto (e attuare tutte le più moderne strategie di mitigazione della fusione nivale note alla Statale per le analisi in alta quota e questa volta attuate in ambito indoor) sia per allestire un vero e proprio laboratorio scientifico nel salone della Biennale dove l’opera rimarrà esposta e visitabile dal 22 Maggio sino alla sua completa fusione.

La strumentazione utilizzata, sebbene simile a quella impiegata in alta quota, è specificatamente sviluppata per uso interno. Delicati sensori misurano temperatura dell’aria, umidità, moti dell’aria e radiazione ad onda lunga emessa dall’opera e dall’ambiente che la ospita, il tutto con il fine ultimo di modellare la fusione della neve e descrivere il destino della struttura. La strumentazione è stata concessa ad uso gratuito dalla ditta italiana LSI Lastem S.r.l. che da diversi anni collabora con lo staff UNIMI sui ghiacciai lombardi e delle alte catene dell’Asia e che con entusiasmo ha accettato la sfida di una ricerca glaciologica indoor, a livello del mare, nella bellissima Venezia.

La neve utilizzata, che proviene dalla vicina Cortina, è un quantitativo simbolico, di poche decine di metri cubi, sufficiente comunque a permettere la costruzione dell’opera e la sua esposizione in biennale. L’acqua derivante dalla fusione nivale viene continuamente monitorata dai ricercatori della Statale, raccolta dagli architetti giapponesi e rilasciata in laguna.

Oltre all’interesse scientifico di modellare la fusione nivale indoor, i ricercatori della Statale studieranno l’impatto dell’opera e in particolare del suo destino (la fusione completa e quindi la scomparsa) sui visitatori della Biennale per valutare se anche attraverso questi allestimenti d’effetto sia possibile sensibilizzare il grande pubblico sul tema degli impatti dei Cambiamenti Climatici: la fusione intensa della neve visibile alla mostra veneziana non è poi così diversa dalla fusione della neve sulle nostre montagne. La neve in quota è però spesso lontana dagli occhi e dalla coscienza ambientale di molti cittadini. Forse osservare questo fenomeno a Venezia permetterà di sensibilizzare più persone su un tema che ormai nessuno deve ignorare: l’impatto dei Cambiamenti Climatici sull’ambiente e sulle risorse idriche.

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