Alpinismo

Inverno in Himalaya e Karakorum, Filippo Thiery ci spiega le differenze

Con l’arrivo delle prime spedizioni al campo base del K2 è ricominciata la stagione alpinistica invernale ad altissima quota. Quest’anno avremo molte spedizioni ai piedi della seconda montagna Terra, l’ultima a essere ancora inviolata nella stagione fredda, mentre in Nepal troveremo Simone Moro e Alex Txikon (per la prima volta insieme dopo il successo sul Nanga Parbat) impegnati sul Manaslu.

Come sempre l’arrivo dei primi geli porta con se la grande controversia su inizio e fine dell’inverno. Per alcuni le date sono primo dicembre e 28 febbraio (inverno meteorologico), per altri 21 dicembre e 21 marzo (inverno astronomico). Oltre a questo ci si pone un’altra domanda interessante riguardo le condizioni che si possono incontrare sui diversi Ottomila. Temperature, venti, finestre di bel tempo incidono profondamente sulla riuscita o meno di una salita. È un caso che i primi Ottomila raggiunti in inverno fossero tutti in Himalaya? Cambia qualcosa tra Himalaya e Karakorum? Il Nanga Parbat, isolato rispetto agli altri colossi, è un caso a se stante? Ne abbiamo parlato con Filippo Thiery, meteorologo della trasmissione GEO di Rai 3 ed esperto conoscitore della meteo sugli Ottomila.

Ciao Filippo, che differenze esiste tra l’inverno pakistano e quello nepalese?

“La prima differenza che mi viene in mente è quella geografica. È risaputo che le perturbazioni viaggiano da ovest verso est, quindi i primi contrafforti che incontrano sono quelli pakistani mentre il Nepal viene raggiunto in un secondo momento. Poi, bisogna tenere anche conto della latitudine che incide non poco sulle condizioni.”

Cioè?

“Le montagne che si trovano a latitudini più alte hanno maggiori probabilità di essere investite da venti proibitivi.”

Stiamo parlando delle correnti a getto?

“Esattamente. Correnti ad alta velocità che si muovono da est a ovest a una quota di circa 11 chilometri, appena sotto la troposfera. Quando si fanno le previsioni per quote più basse queste non vengono spesso considerata mentre su una montagna di ottomila metri possono incidere notevolmente sulla riuscita di una salita. Solitamente si trovano a latitudini alte e non influenzano le cime nel periodo estivo. Durante l’inverno si abbassa avvicinandosi alle cime degli Ottomila. Il Nanga Parbat, in particolare, per la sua posizione a nord è decisamente interessato da queste correnti. Anche con la meteo serena bisogna badare a non farsi trovare in quota quando queste investono la montagna con le loro raffiche che possono raggiungere i duecento o trecento chilometri orari.”

Il monsone influisce sul regime climatico?

“Certamente. A livello climatologico gli Ottomila vicini al subcontinente indiano subiscono gli effetti dello spiccato regime monsonico. In questo caso si apre un discorso complesso perché sulle montagne le perturbazioni si incrociano con un regime sub tropicale.”

Ok, torniamo a parlare di latitudine. Può avere un influsso sulle temperature?

“Questa è un’altra grande differenza, oltre alla probabilità di essere beccati dalle perturbazioni e al rischio delle correnti a getto. Ovviamente più sei a nord più è facile avere aria fredda e temperature più basse. Certo, parliamo sempre di altissime quote, dove la differenza è tra -35 e -45, pe fare un esempio. Quindi sempre temperature estreme.”

Un’ultima domanda. Inverno astronomico o inverno meteorologico, in termini generali quando troviamo condizioni più severe?

“Questo è un bel terno al lotto. Per capirlo bisognerebbe fare una valutazione media su più anni. Bisognerebbe prendere un trentennio e fare la media delle condizioni dei mesi di dicembre e marzo. Un singolo inverno non fa statistica, potrebbero capitare a qualsiasi latitudine di avere un’annata più fredda e una più calda. Questi dati però non sono disponibili, non sono mai state effettuate rilevazioni per 30 o più anni consecutivi come invece fatto sul Plateau Rosa o altre cime alpine o appenniniche.

Se uno volesse fare una provocazione potrebbe dire che una salita invernale dovrebbe andare dal 21 dicembre al 28 febbraio perché sia il periodo precedente che quello successivo presentano delle inclinazioni rispettivamente verso l’autunno e verso la primavera.”

Quindi come risolvere questa annosa diatriba?

“È una mera convenzione, non risolvibile con una soluzione scientifica.”

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