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Via al Giro d’Italia 2020. Il commentatore Paolo Mei: “Ci sarà da divertirsi”

Parte oggi questa inconsueta edizione autunnale del Giro d’Italia. Come da dieci anni a questa parte il commento sarà affidato all’ex biker Paolo Mei, che troviamo pronto a dare il via a questo mese in Rosa. Partenza dalla Sicilia, arrivo a Milano. In mezzo l’Etna, le montagne appenniniche e le grandi salite delle Alpi. Ma lasciamo che sia Paolo a raccontarci le suggestioni di questa centotreesima edizione del Giro.

Paolo, ottobre è un mese strano per il ciclismo, cosa ti aspetti da un Giro d’Italia autunnale?

“Mi aspetto uno spettacolo forse ancora maggiore, perché c’è molta più attesa. Arriva dopo i campionati del mondo e del Tour de France, penso possa essere l’opportunità per vivere un’esperienza ancora più intensa.”  

Le tappe alpine, oltre la metà di ottobre, potrebbero essere particolarmente ostiche con pioggia e freddo…

“Io sarei cauto su questa considerazione. Vivo a Cogne, in montagna, e conosco il mese di ottobre in quota. Se da una parte c’è la paura per la meteo e per cime come lo Stelvio, dall’altra parte sicuramente non ci sarà la neve rimasta dai mesi invernali che puntualmente troviamo a maggio.

Se la stagione sarà clemente questo potrà essere un Giro veramente unico. Poi, se davvero ci dovessero essere problemi con le condizioni in quota, sicuramente l’organizzazione avrà un piano b da mettere in campo.”

Tappa più dura sarà sicuramente Alba-Sestriere con 4 GPM e parecchio tempo in quota…

“Questa sarà sicuramente l’ago della bilancia per il Giro, che già più di una volta si è deciso sulle montagne olimpiche di Sestriere. È stato così per l’ultimo Giro d’Italia vinto da Paolo Savoldelli e lo stesso è accaduto anche nel 2011 con Michele Scarponi. Una penultima tappa dalle aspettative altissime, più che mai decisiva con i colli dell’Agnello, dell’Izoard e del Monginevro uno di fila all’altro.”

È un Giro d’Italia con poca montagna, o sbagliamo?

“Secondo me bisogna guardare oltre le righe perché i dislivelli sono importanti fin dall’inizio. Basti pensare che al terzo giorno di gara, in Sicilia, si corre tappa con la scalata dell’Etna.

Le tappe in Appennino non vanno affatto sottovalutate, nascondono grandi insidie con tante salitelle e tanti piccoli dislivelli, uno dopo l’altro. Spesso, alla fine, incidono più di una salita da tappone e sono decisive per costruire il risultato.”

In questo strano anno si stanno affermando nomi nuovi nel mondo del ciclismo, basti pensare alle vittorie dello scalatore sloveno Tadej Pogačar e dell’italiano Filippo Ganna. Cambio generazionale?

“Credo innanzitutto che i giovani citati stiano arrivando in questi ultimi mesi ai vertici del ciclismo. Ganna ha vinto quattro campionati del mondo in pista. Non è una grande sorpresa, ma un certezza del movimento internazionale.

Pogačar è invece figlio dell’educazione slovena, dove questi atleti vengono formati per vincere fin dall’infanzia, come nel caso di altri corridori vittoriosi. Jan Tratnik, per esempio, fortissimo campione nazionale nella cronometro.

Per il resto si, oggi stiamo assistendo a un cambio generazionale. Cinque o dieci anni fa era il tempo dei ragazzi degli anni Novanta, oggi tocca ai più piccoli. Il loro è un tipo di ciclismo diverso. Hanno una preparazione diversa, obiettivi diversi, mentalità diversa. Uno scenario incredibile per questo Giro, ci sarà da divertirsi.”

Dopo il lockdown c’è stato un boom nelle vendite delle biciclette… Sono arrivati nuovi tifosi?

“Sicuramente qualche nuovo appassionato è arrivato anche a causa del lockdown. Bisogna però dire che il Giro d’Italia è sicuramente l’evento più nazional-popolare del nostro Paese. È sufficiente aprire la finestra di casa per veder passare il campione del mondo o il campione olimpico, una magia che regala solo il ciclismo.”

Quanta voglia c’è di correre il Giro?

“Tantissima. La si vede nei volti dei corridori, ma non solo. Quest’anno si è gareggiato solo ad agosto e settembre, si arriva quindi al Giro con circa 70 giorni di competizioni. Dopo poi ci sarà ancora la Vuelta a España, prima della chiusura di stagione.

C’è gran voglia di mostrare il proprio valore. Quest’anno i corridori hanno un atteggiamento mentale dovuto forse anche al lockdown e alle varie difficoltà incontrate, hanno voglia di far vedere alla squadra, agli sponsor e agli appassionati quel che sanno fare.”

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