Sport estremi

Edmond Joyeusaz, una vita alla continua ricerca della curva perfetta

Guida, maestro e allenatore federale di sci alpino Edmond Joyeusaz si muove sulle assi con una naturalezza non comune. Nel corso degli anni ha messo a punto una sua particolare tecnica che gli permette di affrontare il ripido senza scomporsi risparmiando le energie. Nel corso della sua vita ha più volte raggiunto l’Himalaya e il Karakorum, dove si è cimentato con i giganti della Terra. Tra le sue più grandi ambizioni un tentativo al K2, per scenderlo con gli sci. Impresa che sarebbe riuscita solo al polacco Andrzej Bargiel il 22 luglio 2018. Sua è invece la prima discesa con gli sci dalla vetta dello Shisha Pangma.

Le più belle realizzazioni di Joyeusaz sono però quelle alpine, dove sempre si dice non esserci più spazio fin quando poi arriva un nuovo exploit che sorprende. Nel 2012 mette a segno la prima discesa assoluta con gli sci del canalone sud-est delle Dames Anglaises, sul versante italiano del monte Bianco. Dal 2015 si impegna in un progetto, attualmente in corso, chiamato Swiss4000SteepSkiProjects con cui vuole realizzare una serie di discese estreme dai Quattromila in territorio svizzero. A oggi ha sciato la parete sud del Grand Combin (4314m.), la nord della Dent Blanche (4357m.), la sud del Weisshorn (4506m.) e ha inoltre realizzato la prima discesa integrale dalla cima del Cervino (4478m). Questa primavera poi, si è reso protagonista con una discesa davvero estrema, scegliendo di calzare gli sci in cima al Monte Bianco per discenderlo passando sul seracco della Poire. Una realizzazione unica, che lascia stupiti quando si guarda all’anagrafica. Edmond è nato il 14 aprile 1958. Ha 62 anni, a quest’età la maggior parte delle persone si ritira a una vita tranquilla, rallentando i ritmi e rinunciando a quel giovanile desiderio di adrenalina. Si rimettono insieme i pezzi e si cerca di capire quanto si è fatto. Edmond invece continua, ambizioso, alla ricerca della sua curva perfetta.

Edmond, come sei arrivato alla montagna e come sei diventato guida?

“Io nasco come sciatore, una delle mie più grandi passioni. Nel 1984 ho vinto la coppa Italia e per tre anni sono stato tra i migliori sciatori del Paese. Gareggiavo per il Centro Sportivo Esercito e nel 1999 ho vinto il campionato del mondo di sci delle guide alpine. Ho iniziato ad andare in montagna verso i 17 anni, nel tempo libero. Poi, dopo aver lasciato l’esercito, sono diventato guida. Avevo 26 anni.”

La passione per il ripido quando arriva?

“Quella credo di averla sempre avuta, anche negli anni in cui ero nell’Esercito ogni tanto riuscivo a fare qualche bella discesa.”

E bisogna dire che non è ancora scemata, viste le tue ultime realizzazioni…

“Mi è arrivata qualche critica, per aver usato l’elicottero nella salita, ma è stata una scelta dettata dal poco allenamento effettuato durante il lockdown. Salire il monte Bianco battendo traccia, arrivare in cima stanco e poi tentare una discesa come quella della Poire non avrebbe avuto senso. Volevo essere lucido e avere prestanza per fare le cose in modo serio, da qui la scelta di usare l’elicottero in salita.”

A proposito, è aumentata la tua consapevolezza con gli anni?

“Rispetto al passato sicuramente. Oggi ho molta più sicurezza di quel che faccio. Negi giorni prima sono sempre agitato nel rivedere tutti i dettagli, quando poi aggancio gli sci mi tranquillizzo e l’ansia sparisce.”

Dal punto di vista tecnico invece, cosa significa a 62 anni?

“Io non sono mai stato molto prestante in salita, ma non è nemmeno quella la mia ambizione. La sciata invece è controllata, di attenzione. Io, arrivando dal mondo delle gare, ho una tecnica leggermente diversa da chi fa ripido. Grazie a questa faccio meno fatica a girare gli sci e mi da maggiore sicurezza, anche nei punti critici. Il fisico regge ancora e questo mi permette di divertirmi in sicurezza.

Io poi cerco soddisfazione dalla neve, per questo mi dedico al ripido in primavera, come si faceva un tempo.”

Quindi alla base di tutto c’è la voglia di divertirti e stare nel tuo ambiente?

“Si, unitamente al fatto che vedo le reazioni del mio fisico e della mia mente. Sto bene. Scio sempre con i clienti, ma ogni tanto ho bisogno di fare qualcosa per me, che mi piaccia, come una spedizione o una nuova linea. Sono attratto dalla possibilità di mettere gli sci dove non li ha mai messi nessuno, cerco qualcosa di nuovo.

Contino a farlo perché mi sembra di non essere pericoloso, i riflessi ci sono e la padronanza degli attrezzi anche. Spero di capire per tempo quando sarà ora di smettere.”

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