Film

“Riding on the storm”. Nico Valsesia e l’avventura della Race Across America

Il Mountain and Chill di oggi ci conduce in sella a una bici per affrontare la gara di ciclismo più dura al mondo: la Race Across America (RAAM). Dal 24 giugno è infatti disponibile gratuitamente su Youtube, in attesa della prossima uscita su Prime Video, “Riding on the storm” (57’52”, 2011). Documentario a firma di Morgan Bertacca che ripercorre l’esperienza di gara del 2011 dell’ultra atleta Nico Valsesia.

Bertacca, già autore di altre pellicole dedicate alle imprese di Nico Valsesia protagoniste della rubrica Mountain and Chill negli scorsi mesi – “Salar”, “From Zero to Kilimanjaro” e “Summit” –  racconta questa volta in poco meno di un’ora di pellicola, un’avventura più che una competizione. Il viaggio massacrante e allo stesso tempo affascinante di un uomo che, attraversando alcuni dei luoghi più suggestivi del Nord America, fa i conti con se stesso e i propri limiti al cospetto di una natura imponente e predominante.

Il film resterà a disposizione gratuita del pubblico sul canale Youtube di Mooz Film fino a domenica 28 giugno. Ma, come confidatoci dal regista, non è escluso che sia nuovamente reso accessibile nelle prossime settimane. Stay tuned!

Trama

Oceanside (California), giugno 2011. Nico Valsesia si prepara ad affrontare la RAAM per la quarta volta. Una sfida ai limiti della fatica umana. Ma per l’appassionato di endurance di Borgomanero, la fatica non esiste. Come è nel suo stile, parte con decisione nell’affrontare i 4800 chilometri della gara, che si snodano da una costa all’altra degli Stati Uniti. A supportarlo in questa sfida, che terminerà con un quinto posto assoluto, l’amico Giovanni Storti, comico del trio Aldo, Giovanni e Giacomo.

“Non è nel dna di Nico ritirarsi – ricorda Storti – . Se un fulmine colpisse la bicicletta, forse. Non si è fermato nemmeno nel pieno di un’allerta tornado e ha continuato a pedalare con la minaccia di una tempesta che lo stava letteralmente inseguendo. La perturbazione viaggiava a 45 miglia all’ora e pensavamo tutti si sarebbe fermato. Ma Nico non si ferma, mai”.

“La RAAM, qualcosa che ti rimane dentro”

“La Race Across America (RAAM) è qualcosa che ti rimane dentro – racconta Nico Valsesia sul suo sito web – . È la gara più massacrante che conosca, quella che più di tutte mi ha segnato. 4800 chilometri e 51800 metri di dislivello positivo da percorrere non-stop attraversando gli Stati Uniti dalla costa ovest (Oceanside, California), a quella est (Annapolis, Maryland). Il tempo massimo consentito per compiere il tragitto è di 12 giorni, vuol dire una media di 400 chilometri ogni 24 ore, per riuscire a chiuderla nella categoria ‘solo’. Si pedala sempre, anche di notte, concedendosi poche ore di sonno, una o due al giorno. Quando scendi dalla bici, dopo due o tre giorni di gara, ti addormenti ovunque in pochissimi secondi. Svegliarsi è difficile, devono quasi prenderti a schiaffi, scuoterti, per tirarti su e darti una scossa.

Io l’ho corsa 5 volte e l’unica cosa che ho capito di questa competizione è che per portarla a termine devi amare più di ogni altra cosa quello che stai facendo, devi amarla sempre e comunque, altrimenti vai fuori di testa. È una gara folle a vederla da fuori, ma sui pedali non c’è spazio per l’incoscienza. Bisogna tarare tutto, allenarsi allo sfinimento, per riuscire a superare indenni la RAAM. Nessuno mi ha obbligato a partecipare a 5 edizioni, anzi. Ogni volta mi sono sentito un privilegiato a poter utilizzare così il mio tempo. Quando ti ritrovi a pedalare nei paesaggi americani e pensi che se non fosse stato per quella gara così distruttiva non l’avresti mai fatto, che non avresti mai visto la Monument Valley, non puoi che ringraziare il tuo fisico e la possibilità di vivere in questo modo. Ogni tanto mi chiamano pazzo, ma penso che i veri pazzi siano coloro che non si impegnano fino in fondo per riuscire in quello che gli piace. Io ho realizzato una cosa che può sembrare strampalata, ma che ho sognato di fare. I veri pazzi sono quelli che hanno un sogno e non lottano per realizzarlo“.

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