Cronaca

Vandali in azione, dalle Alpi agli Appennini

Con i suoi 2176 metri di quota il Colle delle Finestre, celebre passo che collega la bassa val di Susa alla val Chisone, è un simbolo per gli amanti del ciclismo. Inserito tra le 4 salite più dure d’Europa con la sua pendenza media al 9,1 percento e i suoi 33 tornanti non è un luogo per tutti. Nonostante i due mesi di chiusura quelli con la gamba migliore sono già tornati, trovandosi di fronte al caos. Cartelli divelti, monumento a Danilo di Luca sbattuto a terra, anche i segnali posizionati lungo i tornanti sono stati danneggiati. Vandali? Forse, ma non ci sono certezze. Improbabile, secondo il sindaco di Usseaux Andrea Ferretti. “I danni sono ampiamente compatibili con slavine e relativi spostamenti d’aria; considerate le pesanti nevicate di novembre e le slavine che si sono prodotte in quei giorni mi sento di escludere un’azione di vandali prima del 4 di maggio poi, tutto può essere ma la vedo davvero una cosa molto difficile”. L’unica certezza è che lapide commemorativa, cartelli segnaletici lungo il percorso e targhe in cima al passo hanno retto a intemperie, slavine e forte vento per ben 15 anni senza mai subire danni di simile portata.

Danni in tutta Italia

Che l’uomo sarebbe tornato quello di prima l’aveva detto Mauro Corona in un’intervista di poche settimane fa. A vedere dai recenti fatti di cronaca in quota ha fatto in fretta, nelle prime settimane di riapertura sono stati numerosi i gesti insensati che hanno avuto come protagoniste le montagne, dalle Alpi agli Appennini. Il 9 maggio, contravvenendo alle ordinanze di divieto, qualcuno è salito al rifugio Brioschi (Grignone) e ha ruotato la webcam sballando i riferimenti grafici e le etichette che aiutano gli osservatori a orientarsi. Nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise si sono invece accaniti con il lucchetto del rifugio Coppo dell’Orso (1870 m, CAI Villavallelonga) rendendolo inutilizzabile e impedendone l’apertura.

Ancora in Lombardia, sulle montagne lecchesi, sono stati portati via i cartelli con le norme di prevenzione da attuare per limitare la diffusione del Coronavirus. Lo scorso 18 maggio gli Alpini erano saliti alla baita Piazza al San Martino posizionando i cartelli all’imbocco del sentiero. Al pomeriggio erano già spariti.

Stress da lockdown? Probabile, anche se questi mesi ci avrebbero dovuto unire nonostante le distanze. Ci avrebbero dovuto insegnare il rispetto per le cose di tutti, lasciando ogni luogo, che sia un ospedale, un passo alpino, un rifugio o un parco cittadino, in condizioni uguali o migliori di come l’abbiamo trovato. Una regola di buon senso, ma non per tutti. In fondo l’uomo non cambia.

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2 Commenti

  1. Stress da lockdown?
    Non esageriamo! Semplicemente pura imbecillità imperante purtroppo perchè salire in cima una montagna per fare vandalismi è solo e semplicemente da cogl….ni!

  2. CURIOSANDO TRA LE IMMAGINI DELLA WEBCAM DEL GIORNO 9 MAGGIO ALLE ORE 06.30 SI VEDE UNA PERSONA A POCHI PASSI DAL RIFUGIO .
    POTREBBE ESSERVI UTILE ?

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