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Fase 2: dal 4 maggio sentieri e montagne ancora chiusi, che errore professor Conte!

Domenica 26 aprile il Presidente del Consiglio ha spiegato agli italiani le regole che entreranno in vigore il 4 maggio. Grazie alle sue parole sappiamo quando riprenderanno a lavorare baristi e creativi della moda, calciatori e toelettatori di cani. Commercialisti, gestori di supermercati e operai di molti settori non si sono mai fermati. 

Nelle parole di Giuseppe Conte, e nel decreto, che le segue manca una cosa. La libertà di camminare su un sentiero o di pedalare su una strada di campagna, così importante per le abitudini e la salute fisica e mentale di migliaia di italiani, non è stata rinviata. Non se ne parla proprio, semplicemente non esiste. 

Confesso che me lo aspettavo. Da quando mi occupo per mestiere di montagne e sentieri, ho spiegato decine di volte ad amministratori pubblici, direttori di giornale e funzionari della RAI che centinaia di migliaia di italiani frequentano vette, pareti e sentieri. Aggiungendo il mondo ci si avvicina al milione. Qualcuno dei miei interlocutori mi ha ascoltato e capito, altrimenti avrei dovuto cambiare lavoro. La maggioranza, invece, mi ha lasciato educatamente finire, e ha continuato a ignorare quelle cifre. 

L’attenzione per un singolo professionista come me conta poco. Ma decine di leggi nazionali e regionali, a iniziare da quelle che contrappongono le guide ambientali agli accompagnatori di media montagna, dimostrano che chi ci governa, dalle Alpi fino all’Etna, s’interessa poco o nulla della montagna e di chi la pratica.   

Nelle scorse settimane, anche grazie alle interviste pubblicate da Montagna.tv, la questione di se e come potranno aprire i rifugi è arrivata su Repubblica, sul Corriere della Sera e sulla Stampa. In televisione, invece, si è parlato solamente di spiagge. 

Dopo questi interventi, mi sono illuso che il Governo Conte avrebbe fatto una scelta diversa, consentendo la pratica della montagna all’interno della propria Regione. Invece no, ed è una dura sconfitta per il CAI e per le altre associazioni del nostro mondo, e che il Governo si era impegnato a consultare. 

Non è andata così dappertutto. In Val d’Aosta, grazie all’appello (sacrosanto, ma perché solo i valdostani?) di Paolo Cognetti e tanti altri, il permesso di tornare sui sentieri è stato dato. Lo stesso è accaduto in Provincia di Bolzano. L’Alto Adige, il Trentino e la Vallée, com’è giusto, operano nell’interesse dei loro cittadini-albergatori, e si preoccupano di chi vive in città solo nella prospettiva dell’estate, che inizia tra due mesi. Invece migliaia di escursionisti e ciclisti che risiedono in città come Firenze e Roma, dove l’incidenza del Coronavirus è stata molto bassa, devono restare rinchiusi. 

Nei giorni scorsi il sindacato, Confindustria e Confcommercio, decine di associazioni professionali hanno fatto il loro mestiere, hanno chiesto una riapertura controllata, e sono state ascoltate. Il mondo di chi ama e pratica l’aria aperta, invece, non è riuscito a pesare, e rimane dietro le sbarre. 

Credo che, per riaprirle (con le dovute precauzioni!) serva un appello a livello nazionale, da diffondere attraverso i media specializzati e non. Magari ripartendo dai colleghi come Giampaolo Visetti, Max Cassani e Lorenzo Cremonesi, che nei giorni scorsi si sono occupati della montagna. 

Anche se speravo in decisioni diverse, mi aspettavo quello che è accaduto. In Germania, dove la politica sa quanto è importante l’outdoor per la vita e la salute dei cittadini, i sentieri, le ciclabili e le falesie sono già state riaperte, con poche regole ispirate dal buonsenso. Dieci giorni fa, le foto dei cittadini di Monaco di Baviera e Berlino nei parchi e sulle rive dei fiumi hanno indicato una via ben diversa. A nord delle Alpi i cittadini sono trattati come adulti capaci di regolarsi, e non come studenti discoli da tenere sottochiave e bacchettare. In Italia, dopo gli inseguimenti con elicotteri e droni di runner e cittadini che portavano a spasso i loro cani, l’atteggiamento verso i cittadini è l’opposto. Multe e divieti a tappeto sembrano l’unica soluzione. 

Il Governo Conte 2, che da febbraio ha gestito in maniera dignitosa una crisi di dimensione spaventosa, è formato da avvocati, professori, funzionari pubblici e politici di mestiere. Al suo interno, hanno ruoli fondamentali delle persone nate in Regioni dove il libero sport all’aria aperta è molto meno diffuso che altrove. A scanso di equivoci, preciso che vengo da generazioni di professori di diritto e avvocati, e che mia madre era nata a Napoli. Ma so bene che storie e radici diverse causano sensibilità e attenzioni diverse.  

Sul destino di escursionisti, climber e appassionati della bici pesa anche l’orribile figura fatta due mesi fa dal mondo dello sci di pista, l’unica pratica della montagna che la politica italiana sa immaginare, che invece di chiudere subito ha contribuito a diffondere il virus. 

Ma dobbiamo ricordare a chi ci governa che, al contrario che nelle cabinovie e sulle spiagge, la montagna primaverile ed estiva permette di sparpagliarsi. Su carrarecce, sentieri e pareti, mantenere le distanze di sicurezza è più facile che sui marciapiedi o nei bus cittadini. 

Nell’estate di qualche anno fa ero a Chamonix, e due ministri del governo di Nicolas Sarkozy hanno celebrato il 14 luglio, la festa nazionale francese, salendo l’Aiguille de la République, una elegante guglia del massiccio del Bianco. Qualche decennio fa, per i politici che hanno rimesso in piedi l’Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale, la pratica della montagna era importante, un simbolo di spirito di sacrificio e modestia in grado di richiamare l’ascetismo cristiano e la guerra di liberazione. L’elenco comprende Palmiro Togliatti, Sandro Pertini e Alcide De Gasperi. Poi, su posizioni politiche diverse, abbiamo conosciuto Guido Rossa, Bruno Trentin, e dall’altra parte Franco Frattini e Gianni Alemanno. Vorrei sbagliarmi, ma le abitudini e le attenzioni di chi ci governa in questi mesi mi sembrano lontani dalle Dolomiti e dal Cervino. 

A Palazzo Chigi e negli altri luoghi del potere, si fa riferimento piuttosto alle Maldive, oppure ai bagni Mariuccia. Con tutto il rispetto per la signora Mariuccia, che questa estate dovrà spendere molti soldi per separare gli ombrelloni con il plexiglas. 

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