Gente di montagna

Albert Frederick Mummery, visionario anticipatore dei tempi

Ritenuto da Hermann Buhul uno dei più grandi alpinisti di tutti i tempi. Albert Frederick Mummery è stato un visionario e talentuoso innovatore, per primo sfidò i colossi himalayani. A lui è dedicato il famoso Sperone del Nanga Parbat.

“Dedico queste pagine a quelli che, come me, considerano l’alpinismo un gioco incontaminato”

Albert Frederick Mummery

Ritenuto da Hermann Buhl uno dei più grandi alpinisti di tutti i tempi, Albert Frederick Mummery è stato un visionario e talentuoso innovatore, pioniere dell’alpinismo senza guide e promotore dello stile alpino. Mummery ha offerto, con le sue ascensioni, spunti per dare uno slancio di modernità alla pratica alpinistica.

Mentre per altri scalatori del periodo, come il connazionale Edward Whymper, tutto era finito con la conquista del Cervino, per Mummery l’alpinismo continuava ad affascinare nella ricerca di tracciati sempre più difficili e complessi. Protagonista delle nuove imprese è il “come” e non solo più la vetta.

La vita

Albert Mummery nasce a Dover il 10 febbraio 1855. Figlio di un conciatore, nonché sindaco della città. La sua vita è agiata e corre senza particolari problemi, soprattutto economici. Cosa, quest’ultima, che gli permette di dedicarsi all’alpinismo e agli studi in economia, entrambi campi dove raggiunge traguardi notevoli. Divenuto amico dell’economista John Atkinson Hobson, collabora alla stesura del volume “The Physiology of Industry” divenuto oggetto di studio tra gli esperti di economia industriale.

L’alpinismo

Il primo approccio di Mummery con l’alpinismo avviene nel 1871 quando, a soli 15 anni, scala il Cervino. Sono passati appena sei anni dalla prima salita della Gran Becca e la montagna conta ancora pochissime ripetizioni. La sua è una prestazione notevole che ne mostra immediatamente il talento naturale di cui è dotato. Sul Cervino torna altre volte, aprendovi due nuove vie: nel 1879 sale lungo la cresta di Zmutt; nel 1880 passa invece per il canalone nord del Colle del Leone. Nel 1894, un anno prima di morire, ripercorre la via della cresta di Zmutt insieme a un giovane Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi che negli anni a venire diventerà un famoso esploratore.

Nel corso della sua vita alpinistica ha effettuato salite innovative con uno stile del tutto personale, che lui stesso definirà by fair means (con mezzi leali) senza quindi utilizzare gli orpelli artificiali con cui al periodo ci si issava verso l’alto dove le difficoltà si facevano apparentemente insormontabili. Così scala in prima assoluta l’Aiguille du Grépon (3482 m, Monte Bianco), di cui è celebre il ritratto dell’impegnativa salita in fessura. Lo stesso fa sull’Aiguille des Grands Charmoz (3444 m, Monte Bianco). E, sempre perseguendo questa filosofia, sceglie di rinunciare sul Dente del Gigante. Una placca insuperabile in libera lo arresta e lo costringe a prendere una decisione: proseguire utilizzando un espediente oppure rinunciare? L’etica di Mummery lo porta a rientrare sui suoi passi lasciando sul posto una bottiglietta con un messaggio: “Impossible by fair means”.

Molte le vie aperte da Mummery sulle Alpi e nel Caucaso, sempre con il suo spirito innovativo che lo porta, nel tempo, a immaginare salite senza guide: spedizioni composte da soli alpinisti. È così che affronta la Brenva al Monte Bianco nel 1894.

Oggi Mummery è per tutti un precursore e un visionario, ma al suo tempo l’opinione era tutt’altra. Il suo modo di approcciare le vette unitamente al fatto di non appartenere alla nobiltà anglosassone sono un ostacolo all’ammissione del suo talento, che supera quello della maggior parte degli alpinisti.

Scala senza guide, sostiene che l’alpinismo e le Alpi siano ancora ricche di spazio d’esplorazione nella ricerca di nuove e più difficili vie per raggiungere la cima di una montagna. Con queste idee appare come un rivoluzionario ed è così che viene trattato, soprattutto dal famoso Edward Whymper, che è tra i principali osteggiatori al suo ingresso nell’Alpine Club. Le capacità di Albert non si possono però ignorare per sempre e alla fine viene ammesso al prestigioso circolo. Ne entra a far parte pochi mesi prima della sua partenza per il Nanga Parbat, la montagna a cui il suo nome è ancora legato, quella che se l’è preso per sempre.

Il Nanga Parbat

L’abbiamo già scritto più volte, Mummery è stato un precursore in tutti i campi. Un alpinista dagli orizzonti aperti, talmente tanto che nell’estate del 1895 decide di recarsi in India per affrontare il Nanga Parbat. La sua è la prima spedizione in assoluto e lui è il primo uomo a voler tentare la scalata di un colosso himalayano. Lo fa a trent’anni dalla salita del Cervino, quaranta prima delle grandi spedizioni in Himalaya. Parte senza avere alcuna nozione di fisiologia d’alta quota, senza sapere che il corpo ha la necessità di acclimatarsi, di abituarsi alla mancanza d’ossigeno. Un interrogativo che si porranno solo venti anni dopo i primi alpinisti. Albert Mummery si presenta con la sua piccola spedizione (anche su questo è stato un precursore) formata da tre alpinisti britannici e due portatori gurka ai piedi del versante Rupal. Passa del tempo a esaminarlo, a cercarvi una possibile via di salita, ma la più alta parete al mondo appare insuperabile. Il gruppo si sposta allora sul versane Diamir, dove si trova lo sperone di roccia e ghiaccio che oggi porta il nome di Mummery. Lo scalatore inglese coglie la “logicità” di quel percorso a prima vista e ritiene fattibile superarlo in pochi giorni per poi ritrovarsi sul plateau sommitale e raggiungere agevolmente la vetta della montagna. Non conosceva le reali proporzioni del Nanga Parbat e le sue difficoltà. Sullo sperone tocca i 6100 metri prima di rinunciare e scegliere di spostarsi sul versante Rakhiot, alla ricerca di un’ultima possibilità di salita. Muore, insieme ai suoi due gurka, nel tentativo di svalicare sull’altro lato della montagna.

Principali salite

1879 – Cervino per la cresta di Zmutt

1880 – Cervino per il canalone nord del Colle del Leone

1881 – Aiguille Verte dal ghiacciaio de la Charpoua

1881 – Aiguille du Grépon

1882 – Aiguille des Grands Charmoz

1890 – Dych-Tau (Caucaso)

1892 – Aiguille des Grands Charmoz, prima ripetizione senza guide

1893 – Dent du Requin

1894 – Monte Bianco per lo sperone della Brenva, prima ripetizione senza guide

Libri

Le mie scalate nelle Alpi e nel Caucaso, CDA & Vivalda, 2001

“Lo immagino qui accanto, mentre deve fare i conti con il proprio desiderio di salire, con l’agosto che volge alla fine, con i gurkha che iniziano a chiedergli fino a che punto volesse spingere questa folle idea. Con ben cinquantotto anni di anticipo rispetto alla prima scalata di una montagna di 8000 metri A. F. Mummery sfidava cocciutamente un gigante dal nome Nanga Parbat”

Daniele Nardi

 

Articolo pubblicato per la prima volta il 28 febbraio 2020 e aggiornato dalla redazione il 10 febbraio 2024

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Un commento

  1. Sento la tua mancanza, ti vedevo spesso sul Monte semprevisa, anche a Sezze, ci siamo presi sempre un caffè, per me sei sempre vivo. Sei un grande.

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