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Luca Parmitano immortala la Majella dallo Spazio

Nella giornata di mercoledì 15 gennaio, l’astronauta Luca Parmitano ha postato sui suoi canali social una meravigliosa foto spaziale, che ritrae la Majella imbiancata. Uno scatto che lascia con il fiato sospeso, tanto sembra piccolo il massiccio abruzzese visto dalla Stazione Spaziale Internazionale.

Una piccola gaffe geografica

La bellezza dell’immagine ha fatto ben accettare da parte del pubblico, soprattutto abruzzese, la piccola gaffe della didascalia annessa: “Il Gran Sasso si eleva maestoso tra gli splendidi paesaggi dell’Appennino centrale”.

Una svista geografica che ha stimolato un dialogo costruttivo tra i tanti follower, alcuni dei quali hanno voluto descrivere con precisione l’immagine e i luoghi immortalati.

“Una delle foto più belle che abbia mai visto. Riepilogando, Majella al centro, (piste di Passo Lanciano), in basso monte Morrone con valle Peligna e la città di Sulmona, in quella direzione (verso il basso da quella angolazione) si va a l’Aquila/Roma con la A25 che poi si ricongiunge con la A24 che passa sotto il Gran Sasso – si legge in uno dei commenti più esaustivi -. La A 25 gira intorno al Morrone a sinistra ed intorno alla Majella per ricongiungersi con la A14 verso il mare, ed effettivamente nell’angolo a sinistra in alto si vede un pezzetto di Mare Adriatico in prossimità di Francavilla/Pescara. In alto c’è la val di Sangro con tutta la sua zona Industriale ed i paesi limitrofi ed il lago di Casoli/S.Angelo. Più a destra il lago di Bomba/Sangro e la zona dell’Alto Sangro/Vastese e totalmente a destra le montagne tra campo di Giove e Roccaraso (impianti sull’Aremogna)”.

I ringraziamenti dell’ESA

Una volta evidenziato l’errore, anche l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) è prontamente intervenuta per correggere Parmitano. “Grazie a tutti quelli che ci hanno avvisato. Questa è in realtà la Majella, un massiccio dell’Appennino centrale in Abruzzo, Italia centrale”. Un messaggio cordiale cui l’Agenzia ha voluto aggiungere una specifica tecnica: “Identificare i luoghi dall’alto di 400 chilometri, a volte può essere una vera sfida”.

Ma in fondo, come ha scritto ieri qualcuno, “è davvero stupendo potersi sbagliare in questo mare di immenso stupore scientifico”. 

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