Alta quota

Nims, i commenti dei nostri lettori e che ne direbbe Bonatti?

Sotto al mio ultimo articolo su Nirmal Purja ci sono stati diversi commenti interessanti di alcuni lettori a cui vorrei dare una risposta.

Paolo chiede quanti litri di ossigeno supplementare al minuto ha utilizzato Nims nel balzo verso la vetta. Un dato che non conosciamo. Quello che sappiamo è che al livello del mare una persona consuma circa 8 litri di ossigeno al minuto, a 8850 metri c’è un terzo della pressione atmosferica e quindi un terzo della disponibilità di ossigeno che si trova a Rimini. Se Nirmal avesse respirato 6 litri di ossigeno al minuto (facciamo 5 calcolando le dispersioni della maschera) significherebbe che ha battuto fisiologicamente il record di essere stato per quattordici volte a Rimini in 7 mesi, se ne avesse utilizzati 3 di litri di ossigeno non sarebbe stato a Rimini, ma al Rifugio Torino o alla capanna Margherita. È una esagerazione ovviamente, ma nemmeno troppo. Per dare un valore all’impresa atletica di Nims, consideriamo che Kilian Jornet ha raggiunto, senza ossigeno supplementare, la vetta del Monte Bianco in 3 ore e 33 minuti coprendo i 3.800 metri di quota che separano Chamonix dalla vetta.  Curiosità fisiologiche che fan pensare.

Paolo.r scrive: “Curioso come ciascuno attribuisca all’impresa di Nirmal Purja il significato che più gli aggrada, a partire da Sir Bonington che, leggo, se ritiene assolutamente discriminante – senza contestualizzarlo – l’uso dell’ossigeno per stabilire cosa vada scritto nella storia himalayana e cosa nelle note a piè di pagina, allora dovrebbe prima resettare piè pari tutta la prima metà della storia dell’alpinismo himalayano, che è storia di conquiste nazionali e nazionalistiche, spedizioni militari, uso smodato di ossigeno, anfetamine, elicotteri, portatori, ecc”. Stessa viene fatta da Pippo, che commenta: “Chi stabilisce questi “criteri” su cosa sia il vero alpinismo. Stando a quanto detto allora neppure la salita di Edmund Hillary sarebbe da considerare visto che è salito con ossigeno. Abbiate il coraggio di scriverlo!

Entrambi dimenticano però che nel passato, durante la prima conquista degli 8000 negli anni 50 e anche dopo, alcuni “stimolanti” e aiuti farmacologici erano leciti, mi viene da pensare a Fausto Coppi. Da decenni però, per fortuna, non è più così e il doping è severamente punito con squalifiche ed espulsioni dal mondo sportivo (non per questo le vittorie di Coppi son state annullate). Lo sport si è infatti evoluto e con esso le modalità di praticarlo e le sue regole che tendono sempre più a salvaguardare l’integrità fisica e psichica dell’atleta, anche con norme molto stringenti.

Nell’alpinismo questo non succede, guai, è lesa libertà (a volte viene quasi da pensare che agli alpinisti questa libertà oltre che piacere, convenga). Ma nonostante ciò, anche il mondo alpinistico e le sue regole si sono evoluti dal 1953 di Hillary sull’Everest e di Hermann Buhl, il mio mito giovanile distrutto (parzialmente) dal Pervitin, che lo portò si in vetta al Nanga Parbat. Con il cuore condivido l’opinione di Alessandro che “la prima salita dell’Everest da considerare vera è quella di Messner-Habeler nel 1978”, ma comunque quelle precedenti vanno contestualizzate storicamente e quindi validate lo stesso.

Paolo.r scive anche: “Curioso che Agostino Da Polenza accusi di mistificazione Nimal e il suo staff, quando da subito è stato dichiarato l’uso di ossigeno per realizzare questo record”. Mi permetto di rispondere che il mio pensiero è stato male interpretato: la mistificazione a cui faccio riferimento non si riferisce all’aver dichiarato di utilizzare le bombole con l’ossigeno, ma riguarda il paragonarsi e l’accettare d’essere paragonati a chi gli 8000 li ha saliti senza ossigeno.

Il “vecchio” amico di commenti Albert scrive: “Intanto ha imparato con tanta roba, poi come uno scultore può cominciare a togliere”. “Togliere”, una filosofica parola propinataci con profusione dal grande Mauro Corona. Un’arte sublime e forse anche Michelangelo, prima di Mauro che si riferiva ai suoi amati legni, diceva la stessa cosa del marmo.

Lorenz definisce quella di Nirmal, ossigeno o meno, una “grande impresa” e riprende la riflessione di Simone Moro sul fatto che al mondo non ci siano 10 persone in grado di replicarla. Sono d’accordo e anzi, ritengo ottimistica la stima. Per Alby “saranno almeno 100. Solo che a quei 100 una cosa così fa schifo. I poveri Lama e Auer neppure per un milione di dollari avrebbero acconsentito, e avevano sponsor anche molto più ricchi. E capacità infinitamente superiori”. A me sembrano troppe, ma va bene lo stesso.

In conclusione, quello che si più dire è che Nims oltre ad averci appassionato con la sua gran corsa tecnico-tecnologica, ci fa ora dibattere e discutere e questo è indubbiamente un buon risultato. Ma come scrive l’amico Emilio Previtali in un commento sulla pagina Facebook di Montagna.tv, mi piacerebbe anche vedere le foto dell’impresa. Son sicuro che i pubblicitari di Nims ci sorprenderanno presto.

Infine, una provocazione: che ne direbbe Bonatti di Nims? Gli dedicherebbe la nuova edizione de “I giorni grandi” come fece con Reinhold Messner “astro nascente dell’alpinismo”? I commenti in proposito son graditi.

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13 Commenti

  1. Ho discusso la questione “quanto ossigeno” con uno dei massimi esperti italiani, che non vuole assolutamente entrare nella polemica, ma in conclusione si può affermare che le prestazioni non sono assolutamente confrontabili: l’ossigeno “fa molto bene”, fa funzionare cervello e muscoli, risparmia il fisico dal deterioramento dato dalla quota, rende possibile performances ripetute concentrate nel breve periodo, altrimenti impossibili. Ribadisco questo solo come contributo “tecnico-fisiologico”, certo restano le difficoltà alpinistiche, meteo e ambientali, di vento, neve e temperature, di scelte e decisioni, di logistica e altri aspetti che comunque possono fare ritenere questa impresa unica e difficilmente ripetibile.

  2. In questa società odierna sembra che quello che conta è come viene raccontata una impresa in Alpinismo e il sensazionalismo sui media ha accompagnato queste salite, che personalmente non mi danno nessun entusiasmo, mai vorrei fossero paragonate per esempio alle salite di Jerzy Kukuczka fatte tutte senza uso di ossigeno, attraverso vie nuove, invernali, con pochissimi mezzi. Questo per me è l’alpinismo, mentre quello di Nirmal è solo una grande prestazione sportiva. Questo credo sia il punto cruciale di queste salite.

  3. Forse Bonatti, che aveva ben presente come avrebbe potuto evolversi l’alpinismo, si limiterebbe a chiedergli “Cosa hai imparato di te stesso?”
    L’impresa l’avrebbe valutata forse da questa risposta.

  4. Ottima domanda Sig. Da Polenza. Per riprendere quanto detto da Bonington, il mio parere è che Bonatti gli dedicherebbe solo un piè di pagina. Una dedica speciale sarebbe invece andata a Auer e Lama. Spero che con le informazioni del primo suo paragrafo, arcinote peraltro, qualcuno dei sostenitori incondizionati di Purja, collochi adesso la sua performance in una dimensione più reale.

  5. In intervista ha affermato che continuera’ a lavorare per mantenere la famiglia e pagarsi il mutuo. Poi che ha promosso il ruolo delle guide Nepalesi..
    Quindi più “con i piedi per terra di cosi’..
    Poi…meglio averlo come accompagnatore di scalate che come Gurka davanti col temibile pugnale Kukri.

  6. Il riassunto di tutta la faccenda si traduce in una sola frase: è un record come un altro in un momento in cui se non fai un record qualsiasi non ti c… nessuno

  7. Sto progettando una spedizione sul K2, durante la quale, per fissare un record, indosserai un pigiama rosa e le ciabatte, e durante la salita canterei “La Mula de Parenzo” senza interrompermi mai. Secondo voi entrerei nella storia dell’alpinismo?

  8. State tutti ancora commentando l’impresa. Ma la domanda era diversa e intrigante. Cosa avrebbe detto Bonatti?

  9. Bonatti avrebbe detto che questa impresa nulla ha a che fare con l’alpinismo.
    L’alpinismo di Bonatti non era solo spartano (limitato dai mezzi dell’epoca) ma era un modo per guardarsi dentro. Una salita alpinistica era un viaggio introspettivo.
    Sicuramente ha compiuto un’impresa atletica…ma d’alpinismo ha poco.

    Una salita alpinistica e’ un viaggio e una sfida con se stessi: non conta quanto in alto, in largo o in lungo.

  10. E’una presunzione immedesimarsi in Bonatti. A costo di attirare critiche dico che e’ meglio usare ossigeno per una salita di ottomila( anche molte di piu’) che in tenda ad ossigeno…o doverlo inalare continuamente
    portandosi appresso la macchina concentratrice.Comunque chi riesce a farne senza sugli ottomila e’ sempre da ammirare di piu’ dei pur ammirabili altri ossigenati.

  11. Bonatti è stato l’uomo “ossigeno” nella spedizione italiana al k2. E senza di lui e senza ossigeno, non ci sarebbe stata la storia. Avrebbe sicuramente apprezzato…sempre a dispetto di qualcuno… Non ha praticamente nemmeno polemizzato la sua di impresa, con tutto quello che è successo, perché criticare Nims? Bella domanda in cerca di un altro specchio a cui appigliarsi quando i pesci da pigliare sono finiti.

  12. ma cosa vuole che ne dica Bonatti di Nims? o Compagnoni, Lacedelli e Ardito Desio? Ai loro tempi questa impresa non era neppure immaginabile.

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