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Marco “Osky” Togni a metà del suo cammino contro la sclerosi multipla

Marco “Osky” Togni è arrivato a metà del suo lungo cammino contro la sclerosi multipla. Partito dal Ponte Morandi di Genova lo scorso 17 marzo, ha toccato quota 3.000 kilometri domenica 28 luglio. Un viaggio a piedi lungo lo Stivale che lo ha portato in poco più di 4 mesi ad attraversare 10 regioni italiane (Liguria, Toscana, Lazio, Umbria, Campania, Calabria, Basilicata, Puglia, Molise e Abruzzo). E la strada è ancora lunga per arrivare all’obiettivo di 6.000 km e chiudere il cerchio, facendo ritorno al Ponte Morandi.

Un’avventura speciale intrapresa non per se stesso ma per le persone affette da Sclerosi Multipla (SM), una delle più comuni malattie che colpiscono il sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale). L’ingegnere 37enne di Finale Ligure è infatti un volontario AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), messosi in cammino lungo la Penisola per sensibilizzare la collettività sulla SM.

È per questo che molte delle sue tappe giornaliere, lo vedono protagonista di incontri con le sedi locali AISM e la collettività, per colmare il deficit di conoscenza sul tema, caratteristico soprattutto dei piccoli paesi. Tappe raccontate su “osky4aism”, un gruppo Facebook in crescita, sbirciando il quale abbiamo scoperto negli scorsi giorni del suo traguardo di 3.000 km. Abbiamo allora deciso di farci raccontare da Marco la prima metà di questo viaggio, iniziato nei duri mesi di una primavera dai toni invernali e proseguito nel caldo torrido delle ultime settimane.

3000 km percorsi interamente a piedi sono una bella cifra. Tocca crederci?

(Ride). “Sì, interamente a piedi e monitorati da GPS. Provare per credere!”

Il tuo programma prevede davvero molte tappe. Finora sei riuscito a rispettarlo o ti sei preso qualche pausa?

“Nel mio programma ho delle date che già sono fissate e che devo cercare di rispettare: incontri con le sezioni AISM o spesso con i Comuni. Nei giorni in cui non ho incontri posso giocare un po’ sul percorso, magari camminando di più un giorno per guadagnarmi il successivo di riposo”.

Ci descrivi una tappa-tipo?

“La mia media giornaliera di cammino è sui 25 chilometri. Quindi possono anche esserci tappe con un minimo di 15 km e un massimo di 40 km. Mai andato oltre questa cifra. Parto solitamente entro le 8 del mattino e poi arrivo quando arrivo. Come orario standard direi tra le 14 e le 15. Dipende anche dal caldo, se ci sono giornate davvero complicate parto anche prima. Nelle tappe in cui sono previsti incontri, tempo una doccia e corro per non fare tardi. In serata mi dedico alla gestione social”.

Pernotto: prenoti in anticipo o conti sull’ospitalità?

“Dipende dai casi. Ci sono prenotazioni che ho preso ancora prima di partire. Altre che magari effettuo online con due settimane di anticipo. In altri casi arrivo la mattina stessa, sperando di trovare posto. Nel 90% dei casi sono dunque in autonomia, con l’idea di cercare di spendere il meno possibile. Nel 10% dei casi mi è capitato di ricevere, volentieri, offerte di ospitalità”.

Hai affrontato quattro mesi di meteo altalenante. Mai pensato sotto la pioggia di mollare tutto?

“No, mai pensato. Anche perché quando si è in battaglia, cerchi di portarla a casa in qualche modo, non hai neanche tempo di pensare di mollare. Poi non puoi mollare in mezzo al nulla, da qualche parte devi arrivare. E una volta arrivato, per quanto complessa possa essere stata la giornata, mi sento sempre contento”.

Prima di partire hai creato un gruppo FB che è cresciuto nel corso dei mesi. Che futuro pensi di dargli?

“Al momento gli iscritti sono 3.300. Non è poco ma forse mi aspettavo anche qualcosa in più. D’altra parte è la qualità che conta e le persone che mi seguono lo fanno davvero con voglia. Si stanno appassionando al mio cammino e al suo significato. Mi mostrano affetto, è qualcosa di eccezionale. Proprio perché vedo interesse da parte di chi si iscrive sto pensando di mantenerlo attivo anche dopo il viaggio. Lo terrò aperto, per certo. Devo solo capire come reimpostarlo al termine del viaggio. Immagino delle rubriche, ad esempio interviste a personaggi di spicco affetti da SM, che già svolgo e sono indipendenti dal viaggio”.

La tappa che hai amato di più?

“Sia per la bellezza sia perché ho trovato un amico sul cammino di San Benedetto, direi la tappa da Arpino a Roccasecca. Naturalisticamente bella, una delle poche a maggio senza pioggia. E poi perchè è la tappa in cui ho trovato il mio bastone, Freddy. Uno dei miei 3 compagni di viaggio. Insieme a lui c’è il mio zaino Walky e il pupazzo SMile. Tre ‘personaggi’ che sono utili sui social, oltre a darmi una mano reale. Freddy mi ha difeso più volte dai cani”.

Ci sono stati anche incontri che ti hanno segnato particolarmente?

“Ce ne sono tantissimi. Potrei scrivere un libro sulle storie che ho sentito raccontare e che mi hanno segnato. Se devo sceglierne una, al decimo giorno di viaggio ho conosciuto quella che è diventata la mia principale confidente. Non fatevi fantasie, è sposata con un figlio, è davvero un’amica. Ci sentiamo ogni giorno da allora”.

Cosa segna di più in un viaggio, luoghi o persone?

“Sicuramente le persone. Anche perché, per come è strutturato il mio viaggio, incontro davvero tante persone ogni giorno. E quando parli con 30/40 persone, almeno un paio che ti colpiscono devono esserci per forza”.

Pensi che lo scopo del tuo viaggio, ossia di essere uno stimolo di formazione, informazione e anche riflessione sulla SM, si stia realizzando?

“Ciò che mi soddisfa maggiormente è che sto riuscendo nell’intento di portare al movimento persone affette da SM che si erano un po’ fermate. Sottolineo sempre l’importanza che il movimento ha per chi soffra di questa patologia. Per quanto riguarda i Comuni, laddove generalmente parlo di diritti dei malati, di barriere architettoniche e fornisco suggerimenti, resto gratificato quando vedo che davvero le Amministrazioni decidano di impegnarsi attivamente per cambiare qualcosa”.

C’è qualche domanda che risulta più frequente tra quelle che ti vengono poste sulla SM?

“A dire la verità la domanda più frequente non riguarda la sclerosi multipla ma il perché del mio viaggio. Della serie: ma se non sei affetto, perché viaggi parlando di SM? Hai qualche parente affetto? E la risposta è che no, non conoscevo nessuno affetto prima di questo viaggio. Ho deciso di farlo da volontario, per gli altri, non per una causa personale. Negli incontri cerco sempre di dare le informazioni base sulla patologia, quindi mi domandano molto poco. Magari quali sono i sintomi principali o gli esami per diagnosticarla”.

Domenica, in occasione dei tuoi primi 3000 km, hai chiesto ai tuoi follower di esprimerti un pensiero. Qual è stato il più bello che hai ricevuto?

“È bello averti nella famiglia Aism”.

 

 

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