Alpinismo

Alex Txikon, il basco ostinato, ci sta provando sul K2

Alex ci sta provando sul K2. Non credo sia nelle migliori condizioni per farcela: è enorme il peso emotivo del suo intervento al Nanga Parbat insieme ai suoi compagni per l’operazione di soccorso e Daniele Nardi e Tom Ballard.

Del resto, mentre il cielo continua a rimanere blu, sulla vetta del K2 striscia una sottile lanugine bianca che s’affila e sparisce verso sud-est. È sempre lì, come se una immensa mola di vento fosse appoggiata sui nevai sommitali per piallarli, inciderli e modellarli. Dentro quel vortice sommitale non ci puoi stare.

Ma lui, il basco ostinato, ottimista tanto da sembrare talvolta insensato (ma non lo è per nulla), gira sotto, a quote inferiori, quasi a cercare un varco in cui infilarsi per un ultimo tentativo.

Che mi importa se non farò l’invernale, chiederò un altro permesso primaverile per continuare la mia spedizione e provarci”, mi ha detto nei giorni scorsi mentre convulsamente ci dicevamo cosa fare per “vedere” Daniele e Tom. L’ho apprezzato in quest’occasione, molto: per la competenza e la sobrietà (nonostante, se gli parte la voce o il dito, ti sommerga di parole), per la generosità e il rispetto.

Ora è a 6600m sul K2, a campo due, uno dei peggiori e più esposti ai venti che scivolano oltre la Magic Line sulla parete sud ovest, si incuneano tra i ghiacciai pensili e le seraccate andando a spazzare il balcone dove Alex e i suoi sono ora.

Sono sotto teli sonanti di violente vibrazioni, stanno facendo acqua e reintegrando energia, quella che serve domattina per infilarsi su per la Piramide Nera; forse i russi/kirghisi/kazaki hanno lasciato le loro corde e forse qualcuna delle vecchie è fuori dal ghiacciaio, tanto meglio, si salirà di più. Fino al campo 3? Chissà, domani vedremo.

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