Alpinismo

Meraldi e Giovannini, primo passo verso un “sogno lungo tre cime”

Foto Dario FerroVALLE DEL KHUMBU, Nepal — Il trentino Diego Giovannini e il valtellinese Fabio Meraldi (foto Dario Ferro) hanno conquistato nei giorni scorsi i 6.812 metri della vetta dell’Ama Dablam. Primo tassello del loro tentativo di concatenamento con il Pumori (7.161 metri) e il Lhotse (8.516 metri) senza alcun appoggio esterno, senza ossigeno né portatori.

Partiti verso la mezzanotte sotto un cielo stellato che prometteva bel tempo, i due hanno raggiunto la vetta in 9 ore e 50 minuti. Salendo 2.400 metri di dislivello dal campo base. Dapprima su terreno favorevole e poi su ghiaccio e roccia mista a neve.

Ma una volta in vetta la sorpresa, con l’arrivo delle nubi e della prima neve. Durata 6 ore, la discesa avviene in un clima surreale. Niente vento. Soltanto la neve che cade sempre più abbondante e la nebbia che limita la visibilità a pochissimi metri.

Al campo base soltanto una notte di riposo e poi via. Già ieri i due stavano risalendo la valle del Khumbu diretti al campo base di Everest e Lhotse. Il prossimo obiettivo.

Diego Giovannini, trentino, fotografo e cameraman ha al suo attivo una solitaria senza ossigeno sul Cho Oyu (8.201 metri) e un record di velocità sul Muztahg Ata, cima di 7.550 metri raggiunta in sole 7 ore e 15 di cammino. Più di 500 le sue salite tra roccia e ghiaccio nelle Alpi.

Fabio Meraldi, valtellinese di 38 anni, è punto di riferimento internazionale nella storia dello scialpinismo e dello skyrunning. Ha preso parte a numerose spedizioni extra europee, dove ha sempre cercato di portare il concetto di scalata in velocità. 

Impresa riuscita con successo sullo Shisha Pangma, salito in 12 ore dal campo base. Sul Monte Kenya, salito in 5 ore e 3 minuti, e sull’Aconcagua in Argentina, salita in 4 ore e 50 minuti. Numerosissimi i suoi tempi-record sulle Alpi.

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