Alpinismo

Rotta gamba artificiale, Mark Inglis saluta l’Everest

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WELLINGTON, Nuova Zelanda — Voleva essere il primo uomo al mondo privo della parte inferiore delle gambe a raggiungere la cima dell’Everest. Ma la sfortuna si è messa in mezzo. E il coraggioso alpinista neozelandese, Mark Inglis, ha dovuto rinunciare, almeno per ora, alla sua impresa a causa della rottura di una delle sue gambe artificiali.

Durante un’intervista alla radio nazionale neozelandese, la moglie di Inglis, che ha sentito telefonicamente il marito, ha fatto sapere che la protesi in fibra di carbonio si sarebbe spezzata in seguito a una caduta.
 
Inglis si trovava a 6.400 metri di quota, dove si stava ambientando alla rarefazione dell’aria. Di lì a poco avrebbe dovuto intraprendere la salita al campo 2, che si trova a 7.500 metri d’altitudine.
Dopo l’incidente, l’uomo è riuscito a riparare provvisoriamente la gamba artificiale. E’ così riuscito a raggiungere i suoi compagni e a recuperare la protesi di scorta che uno di loro aveva nello zaino.
 
 “L’incidente è meno grave di quanto possa apparire – ha detto Inglis alla moglie – e sicuramente non ha intaccato la mia determinazione a raggiungere il Tetto del Mondo”. Il neozelandese dunque non molla.
 
Come non mollò in quel lontano 1982, quando un incidente sul Monte Cook, in Nuova Zelanda, lo bloccò per due settimane in una caverna di ghiaccio. Il congelamento riportato costrinse i medici ad amputargli entrambe le gambe. 
 
La spedizione himalayana era destinata alla raccolta dei fondi per un centro cambogiano, che aiuta a ricostruire gli arti delle vittime delle mine anti-uomo.

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