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Rilancio dei borghi montani: lettera aperta dell’Uncem al gastronomo Petrini

Questa settimana il presidente dell’Uncem Marco Bussone ha pubblicato una lettera aperta al gastronomo, sociologo, scrittore e attivista italiano Carlo Petrini, detto ‘Carlin’, fondatore dell’associazione Slow Food. La missiva arriva in concomitanza con l’apertura di Terra Madre Salone del Gusto 2018, a Torino, dove Petrini ha esordito parlando dell’importanza di salvare i borghi di montagna.
  
Seppure per il celebre gastronomo italiano il focus fosse principalmente sulla salvaguardia delle produzioni eno-gastronomiche in cui eccellono questi piccoli comuni immersi nella natura, Bussone ha ritenuto importante ringraziarlo per le sue parole e il suo impegno, proponendo di agire insieme per rilanciare questi territori.
  
Di seguito riportiamo le parole del presidente dell’Uncem, che con la sua lettera aperta si auspica di avere il sostegno di chi può positivamente influire e contribuire a risolvere il problema dello spopolamento dei borghi montani:
 
 
Caro Carlin,
 
ho molto apprezzato che tu stamani abbia aperto il Salone del Gusto di Torino Terra Madre parlando dell’importanza di salvare i borghi di montagna, le piccole botteghe che ci sono in questi villaggi di Appennini e Alpi. Hai lanciato anche tu un appello al Governo, a tutta la Politica, affinché guardino con attenzione ai borghi e alle botteghe multifunzionali da creare, puntando sulla lotta al consumo di suolo, dunque alla produzione di cibo buono, pulito e giusto, oltre che alla difesa di interi pezzi di Italia evitando diventino un deserto.
 
Con i 3850 Comuni che Uncem rappresenta, i loro Sindaci, le comunità, ti ringrazio per questo monito. Sai bene quanto Uncem, la nostra Associazione stia facendo per risvegliare e rivitalizzare i borghi alpini e appenninici, utilizzando i fondi europei ad esempio, coinvolgendo in modo nuovo i privati e le associazioni datoriali, puntando sul recupero architettonico che permette di insediare nuove imprese agricole, artigianali, turistiche, oltre che avanzate aziende per esempio legate all’innovazione tecnologica. I borghi sono luoghi dai quali “telelavorare”: abbiamo bisogno, lo sai bene, di superare il gravissimo divario digitale che affligge troppe aree del Paese, troppi pezzi di Alpi e Appennino. Troppi giovani, anche per questo, oggi come in passato sono scappati verso le città. Dobbiamo fermare questo spopolamento e preservare i borghi, difenderci dalla desertificazione commerciale (200 Comuni in Italia non hanno più un negozio o un bar!), usare bene il suolo, recuperando villaggi e baite, e i beni ambientali che generano servizi ecosistemici. È fondamentale. Ecco perché questi temi sono della, nella Politica. Troppo spesso disattenta. Molte volte invece attenta e capace di avanguardie, di rispondere a problemi, di ascoltare le nostre sfide. Come hai scritto recentemente, ad esempio con la moderna legge sulle associazioni fondiarie per superare la frammentazione, con la Strategia nazionale per le Aree interne, ancora con la prevenzione del dissesto idrogeologico fatta dagli Enti montani grazie una percentuale della tariffa idrica che tutti i piemontesi pagano. E presto altre Regioni la copieranno questa legge, che sta nel presente e nel futuro. Tanti segnali di attenzione, altri purtroppo di disattenzione. Come quella ancora viva sul tema della fiscalità: per salvare borghi e botteghe, serve nei territori un fisco peculiare e specifico, una differenziazione che accorci e riduca le sperequazioni. Lavoriamoci insieme.
 
Il prossimo anno avremo le elezioni europee, molte Regioni al voto, oltre 6000 Comuni – tantissimi piccoli e montani – chiamati a rinnovare le loro Amministrazioni. Dobbiamo sostenerli questi Comuni. Facciamolo insieme. Affinché quei Sindaci non siano “eroi”, ma donne e uomini che trasformano il Paese con le loro comunità. I borghi sono l’anima dell’Italia, bella, vivace, moderna. Abbiamo registrato centinaia di azioni, pubbliche e private, per rivitalizzarli. Il Piemonte sta per investire 12 milioni di euro. Anche la Calabria. Nelle zone del cratere del terremoto del centro Italia, i borghi devono risorgere, ripensati, ma al loro posto. Dobbiamo andare avanti. Servono investimenti di fondi europei e statali, una nuova consapevolezza culturale. Quella che tu rilanci portando a Torino i contadini del mondo con Terra Madre: mostrando le loro mani e i loro volti, la fatica e la determinazione. Quella che Slow Food diffonde con tutte le sue attività. E così noi, con Uncem, dicendo che la montagna non è il residuo di un Paese dove il fulcro di tutto sono le confuse e spersonalizzanti aree urbane. Il futuro sta in un nuovo, autentico, vivo e riconoscente legame tra aree rurali, montane e interne del Paese, con le aree urbane, le città. Senza un nuovo patto, i borghi e i paesi, con la loro “piazza” e la loro bottega sulla piazza, tornerebbero a morire, a cadere, a essere dimenticati. Lassù sta chi non ha altro da fare, spostiamo tutto, dice ancora una certa politica. Sbaglia! Non conosce e non approfondisce. Sbaglia a non voler investire, a non capire le partite aperte. Noi sappiamo che lassù non stanno gli ultimi, che quei pezzi di Italia sono il Paese vero e più forte, fra cultura, tradizioni, nuova economia, nuova vivibilità, nuova eccezionale apertura a tutti, anche a chi è “diverso”, anche a chi – come i migranti e gli stranieri – in città non viene capito. Nessuno deve restare ai margini nei nostri borghi. Perché i borghi non sono come le periferie urbane. Sono essenza e luogo, villaggio e Comunità. Di tutti, di ciascuno.
 
Siamo insieme comunità, caro Carlin. 
Grazie per il tuo monito, grazie di cuore per il tuo impegno. Lavoriamo insieme. Costruiamo insieme il presente e il futuro dei borghi e della montagna italiana.
Con affetto,
 
Marco Bussone
Presidente Uncem
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