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Al Gore apre la questione montagne

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COPENHAGEN, Danimarca — La sensazione fra gli operatori è che si possa arrivare a un accordo. Ma per un vero e proprio trattato, che sostituisca l’attuale protocollo di Kyoto, si dovrà andare al prossimo anno. Continuano febbrili le trattative al vertice mondiale sul clima, in corso a Copenhagen. Ieri il premio Nobel per la Pace Al Gore ha detto che nel computo dei cambiamenti climatici va inserito anche il "terzo Polo", ovvero i ghiacciai dell’Himalaya.

Si tratta di una dichiarazione decisamente importante per gli ambienti di montagna, che prelude allo spostamento dell’interesse anche su quelle aree. Il sintomo che qualcosa, fin dal G8 di L’Aquila, è cambiato nella consapevolezza dei grandi della Terra. Le montagne diventano parte integrante e indispensabile della questione ambientale, da studiare e capire a fondo. Perchè, non dimentichiamolo, da lassù arrivano le risorse idriche del pianeta. Solo per dare un dato, dal plateu tibetano arriva l’acqua necessaria alla sopravvivenza di un miliardo di persone. 
 
La questione dunque non è di lana caprina. Servono innanzitutto dati certi e verificati sulla situazione dei ghiacciai himalayani e sul ruolo del black carbon nei processi del riscaldamento globale. E qui fondamentale sarà l’apporto della ricerca scientifica italiana, con la rete Share del Comitato EvK2Cnr. Attraverso le 12 stazioni di monitoraggio in alta quota diffuse su tre continenti, questa rete è in grado di raccogliere dati sull’atmosfera, sugli inquinanti, gli aerosol e le masse d’aria in spostamento sulle grandi catene montuose del pianeta.
 
"Serve prima di tutto un approccio scientifico al problema, è questa la richiesta avanzata dall’Ipcc, l’Intergovernamental panel on climate change, premio nobel per la pace 2007" spiega Elisa Vuillermoz, l’esperta del Comitato EvK2Cnr presente a Copenhagen. "L’Ipcc ha sottolineato la necessità di aumentare la disponibilità di dati scientifici e pubblicazioni in vista del suo prossimo Report, in particolare per i paesi in via di sviluppo, dove le informazioni sono poche. Tra i temi importanti, l’acqua e l’agricoltura, nonché le energie rinnovabili che saranno oggetto di uno dei due report che Ipcc pubblicherà, assieme a quello sugli eventi estremi". 
 
C’ un grande fermento scientifico dunque. Ma è la politica che deve fare i passi determinanti. Fin da Copenhagen. Su questo versante però le posizioni dei "Grandi" sono ancora distanti. Usa e Cina, a due giorni dall’ora x, mantengono ferme le loro posizioni ma lasciano aperte tutte le opzioni fino all’ultimo minuto. L’Ue sta aumentando il pressing su di loro: da Stati Unito e Cina deriva la possibilità concreta di avere un accordo ambizioso sul clima già da questo vertice.
 
L’obbietivo è quello di arrivare almeno a un compromesso. A partire dai finanziamenti verso i paesi in via di sviluppo. "Con un accordo su questo punto la strada è in discesa", ha sottolineato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon.
 
Le speranze di arrivare a un nuovo trattato in stile Kyoto sono dunque piuttosto remote. Se ne riparlerà il prossimo anno. "Magari al summit previsto in Messico, che andrà anticipato a luglio del 2010". Lo ha proposto l’ex vice presidente americano Al Gore.
 
Il summit in Messico è attualmente previsto per la fine del prossimo anno. "Ma non possiamo attendere fino a novembre o dicembre" ha detto Al Gore che ha anche riferito che il governo messicano è pronto a studiare la possibilità di affrontare l’enorme lavoro necessario per anticipare la data del summit". 
 
WP

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