AlpinismoK2 invernale

K2: i polacchi tornano alle spedizioni nazionali?

Che per la loro storia ed esperienza fossero i candidati naturali a tentare l’ultimo ottomila, il K2, rimasto inviolato d’inverno, era scontato. Non che il quattro volte salitore di prime invernali Simone Moro non ne avesse qualche diritto, ma lui ha sempre detto e giurato che per motivi, come dire, scaramantici e di pace familiare, sul K2 d’inverno proprio non vuol andare.

Devo dire che un tentativo l’ho fatto anch’io di supportare una spedizione pakistana che potesse approcciarsi d’inverno al K2, come avvenuto con successo per la prima spedizione ufficiale del Pakistan al K2 nel 2014, ma questa volta senza trovare sufficienti supporter.

E dunque eccoci qui, all’antivigilia di quest’impresa invernale tutta polacca al K2. Avremo modo di parlarne a lungo e di raccontare questa che certamente sarà una grande storia a partire dal 21 dicembre, quando ai blocchi di partenza dal campo base scatteranno le operazioni di salita.

Krzysztof Wielicki è soddisfatto: lo scorso anno pur avendo annunciato la partenza aveva dovuto rinunciare per mancanza di budget. Quest’anno il governo polacco ha finalmente sganciato i fondi e si parte a dicembre per Islamabad, Skardu, Concordia e campo base K2. E qui c’è la prima revisione rispetto alle ultime tendenze: in occasione dell’ultima spedizione al Nanga Parbat le varie spedizioni si erano portate in Pakistan in anticipo per fare del pre-acclimatamento così da essere pronti a fin da gennaio a tentare la vetta; Wielicki e compagni non si pre-acclimateranno per non stressarsi troppo a lungo e contano di salire in vetta nella seconda parte dell’inverno quando statisticamente ci sono più finestre, seppur brevi, con condizioni meteo accettabili.

Wielicki è di certo uno degli uomini di maggior esperienza invernale e di gestione di spedizioni alpinistiche; che sia lui a condurre la squadra polacca conta tantissimo: non gli mancano certo carisma personale ed il rispetto da parte di tutti. La squadra annunciata inizialmente presentava qualche debolezza ma l’ingaggio di Adam Bielecki, e la riconferma di Denis Urubko, naturalizzato polacco, danno il segno della volontà del vecchio leone polacco di portare in vetta i suoi uomini.

Doveva esserci anche Alex Txicon, invitato tempo fa da Wielicki, il quale però spiega che i soldi sono dello stato polacco che li ha destinati ad un evento sportivo emblematico che promuova l’immagine della Polonia. Se Txikon avesse voluto essere sul K2, avrebbe magari potuto prendere un suo permesso e poi accompagnarsi con i loro, ammicca sempre Wielicki in un’intervista a RMF24, ma lui proprio non ha voluto. Se la spedizione fosse stata privata però certo che sarebbe stato con loro. Txikon quest’inverno andrà all’Everest.

Denis Urubko, il gran russo delle grandi montagne che, apprendiamo da indiscrezioni autorevoli se n’era andato dall’Italia, dove s’era trasferito per alcuni anni, per un sentimento di invidia che lo angustiava, fa ora scrivere ai giornali che il passaporto polacco ha cambiato tutto in lui ed ha capito che questo è il suo paese. Dunque eccolo a fianco di Wielicki e Bielecki e di altri 5 o 6 alpinisti, membro della spedizione polacca invernale al K2

Sono dunque tornate le spedizioni nazionali, finanziate dagli stati a loro gloria e giubilo?

Lo storia alpinistica le aveva tolte di mezzo, anche perché i soldi pubblici erano sempre meno e più difficili da utilizzare. Gli alpinisti inoltre non se la sentivano più, spesso per scelta ideologica, di stare sotto una bandiera nazionale, contrariamente a tutti gli altri sportivi del mondo che lo fanno con onore cantando anche l’inno nazionale, e gli sponsor hanno sostituito i contributi e gli obblighi pubblici con soldi e vincoli che tutelano e promuovono interessi privati. Insomma il mercato anziché lo stato.

I polacchi, vincendo il loro bando per un evento sportivo emblematico che promuova la Polonia, seppur con modalità amministrativamente moderne, hanno riportato l’orologio della storia alpinistica indietro di qualche decennio.

Quel che è però certo è che raggiunto il campo base questi alpinisti di eccelsa esperienza daranno il meglio e ancor di più per vincere quest’ultima sfida invernale del grande alpinismo tradizionale d’alta quota.

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2 Commenti

  1. Sicuramente non saranno il mezzo per consentire all’alpinismo di esprimersi ai livelli più alti, ma, in generale, io non credo che le spedizioni nazionali (ma anche regionali, sezionali etc.) siano il male assoluto in quanto, se condotte bene, danno la possibilità a molti alpinisti di fare esperienze che, magari, difficilmente potrebbero vivere; in particolare penso al ruolo di insegnamento che le stesse apportano ad alpinisti più inesperti in tale campo che hanno, così, modo di confrontarsi con personalità più scafate e trarre preziosi insegnamenti vedendoli all’opera.
    Il vero problema è come comporle (la vetusta problematica del merito in Italia); infatti, se si rivolge l’invito solo a persone che si conoscono o a gruppi piuttosto che corporazioni senza dare l’opportunità ai “cani sciolti” di partecipare, allora sono l’ennesimo caso di nepotismo all’italiana.
    In questo senso il tanto criticato Desio aveva adottato una linea abbastanza meritoria (fatti salvi i casi dell’esclusione di Cassin e qualche altra bagattella che dimostrano quanto il giudizio fosse condizionato dalle sue preferenze) convocando, ai fini di una selezione più mirata, anche un vasto numero di alpinisti “indipendenti” che si erano distinti con un curriculum alpinistico degno di nota pur non aderendo a gruppi alpinistici e guide dell’arco alpino.
    Cosa che, devo dire, non si è più replicata in occasione delle successive spedizioni (Gasherbrum 1958, Lhotse 1975, Everest 1992, K2 2004) che hanno comunque beneficiato di soldi pubblici e del C.A.I. (almeno, in quest’ultimo caso, agli aderenti di questo sodalizio si poteva chiedere chi fosse interessato a partecipare procedendo a selezioni serie in base alle eventuali domande ricevute).
    Sarei curioso di sentire il suo parere, caro Agostino, che più volte si è trovato nella condizione di selezionare gli alpinisti per spedizioni a carattere nazionale.
    Grazie

  2. “per vincere quest’ultima sfida invernale” , chi
    paga potrebbe considerare qualcuno sacrificabile,
    come in loro recenti salite o già sul K2 con Bonatti.

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