Alpinismo

Lhotse parete sud, il sudcoreano Sung Taek Hong ci riprova per la quinta volta

Lhotse, parete sud. Famosa e famigerata. Grandi nomi l’hanno sfidata: Riccardo Cassin e Reinhold Messner nel 1975, Tomo Česen, a cui spetta la prima salita, contestata, nel 1990, infine non si può dimenticare Jerzy Kukuzka, che proprio lì perse la vita per la rottura della corda.

La parete sud è anche il sogno alpinistico del sudcoreano Sung Taek Hong, che quest’anno ritorna, per la quinta volta. Con lui, come era programmato per questa primavera, quando la spedizione si fermò ai blocchi di partenza per questioni politiche tra Cina e Corea che hanno interferito sugli sponsor, il forte alpinista asturiano Jorge Egocheaga, che nel 2014 ha completato la salita di tutti e 14 gli 8000.

Il sudcoreano per il successo conta molto sull’esperienza nell’aria sottile del suo compagno di cordata, ma anche sulla propria conoscenza di quella parete, che è riuscito a salire fino ai 8200 metri nel 2015. Assieme a loro altri 5 membri della spedizione, che però faranno solo da supporto.

Sung Taek Hong, Lhotse, 2013. Photo @ Sung Taek Hong Facebook Page

Quale sarà lo stile di salita non si conosce ancora: i tentativi precedenti sono stati fatti senza ossigeno, ma la scora primavera Sung Taek Hong aveva dichiarato ad Altitude Pakistan: “La parete sud di questa montagna è talmente pericolosa che non si può prendere in considerazione di attuare uno stile di arrampicata alpino e senza ossigeno”. Vedremo.

Anche per quanto riguarda l’itinerario da seguire non si sa molto.  Le vie sulla parete sud sono solo due, entrambe del 1990: quella aperta da Tomo Česen e quella russa salita da Sergei Bershov e Vladimir Karatayev. Durante il tentativo del 2014 e del 2015, Sung Taek Hong aveva seguito un percorso che era per lo più quello individuato dal tentativo polacco del 1989 e da quello francese del 1990; i programmi di questa primavera prevedevano sempre questo piano, ma con un campo in più e la discesa dalla normale sul versante ovest. Anche qui, non ci resta che stare a vedere.

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