Alpinismo

Ueli Steck: “Perché voglio provare questa traversata?”

Mancano solo due giorni prima che l’alpinista svizzero parta per il Nepal per tentare una delle grandi imprese himalayane senza ossigeno: la traversata dall’Everest al Lhotse con il nepalese Tenji Sherpa.

Molto si è discusso riguardo a che via scegliere per salire l’Everest, vista soprattutto la grande quantità di gente che ci si aspetta sulla via normale questa primavera. Meteo e condizioni permettendo, Ueli ripercorrerà la via di Tom Hornbein e Willy Unsoeld: superate la IceFall e la Valle del Silenzio (6.400 m), installerà il suo campo uno dove è normalmente posizionato il campo due della via normale; da lì devierà dall’itinerario normale per provare a scalare l’Hornbein couloir e raggiungere la cima dell’Everest. Da lì scenderà, seguendo la via normale, a Colle Sud, a 8.000m, dove monterà il suo campo due (dove solitamente si prevede il campo quattro della via normale). Proseguendo raggiungerà un altro canale, quello salito da Urubko nel 2010,  per arrivare alla vetta del Lhotse. La discesa finale verso il campo base verrà effettuata dalla via normale, passando ancora dal suo campo uno.

Fonte: Uelisteck.ch

Il compagno di Steck in questa spedizione sarà Tenji Sherpa, che con lo svizzero ha già compiuto alcune scalate, come la parete nord del Cholatse o la traversata Eiger-Mönch-Jungfrau sulle Alpi.

La chiave di questa spedizione non consisterà nelle difficoltà tecniche, ma nel periodo di tempo prolungato durante il quale i due alpinisti staranno ad una quota con scarso ossigeno; tutto dipenderà da come i loro corpi reagiranno. 

Ueli ha espresso come si sente sul suo blog:

“L’alpinismo è un’esperienza transitoria, è necessario continuare a ripeterla per viverla. La concertazione, l’aria fredda, le gambe che bruciano e il sole in faccia sono le reali esperienze personali. Quando sono in montagna, sono dove voglio essere, lì mi sento felice e soddisfatto. Mi piace l’interazione tra me stesso e la natura. Capisco perché la gente vuole raggiungere la cima dell’Everest; Ci sono molte cime in questo mondo e ognuno può trovare la propria montagna, in base a quello che sta cercando. Tutti possono prima o poi trovare il loro Everest. Mi sono chiesto più volte perché lo faccio e la risposta è che lo faccio perché mi piace, non voglio essere rinchiuso. Quando arrampico mi sento libero, lontano da ogni vincolo sociale.

Fonte: Uelisteck.ch

Questo è quello che cerco.

Sono molto contento di uscire ancora, di poter spegnere il mio cellulare e non leggere le email. Questo è esattamente quello che farò. Voglio vivermi questa esperienza, sentire le dita fredde e crollare nel mio sacco a pelo dopo una giornata faticosa.

Desidero sentire l’aria fredda in gola, il caffè caldo scaldare il mio corpo, il sole che mi acceca e le notti fredde rinfrescare i miei piedi. Perché voglio provare questa traversata? La risposta è semplice: trascorrere più tempo in montagna, spendere del tempo con me stesso, Tenji Sherpa e con l’Himalaya. Ora sono pronto a partire, a preoccuparmi solo degli eventi che accadono sopra di me, giorno per giorno. Quello che conta è qui e ora. Quello che accade dopo è incerto in qualsiasi caso.”

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Un commento

  1. Approfondendo il progetto ho scoperto che lo Steck ha intenzione di piazzare una tenda a colle sud prima dell’inizio della travesata; il che vorrebbe dire che non avrebbe bisogno di portarsi tutto l’occorrente nello zaino per bivaccare a colle sud dopo aver salito l’Everest. Questo, seppur la grandiosità della prestazione permanga, cozza con la definizione più pura di stile alpino e, sicuramente, nell’economia globale dello sforzo per portare a termine il concatenamento, fa senz’altro una bella differenza.

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