Per can Cochise. Valanga in Val Veny – di Lorenzo Scandroglio
Testo e foto di Lorenzo Scandroglio
Le parole del comandante riecheggiano ancora nella mia mente: “valanga in Val d’Aosta, preparati”. Sono le due passate quando è arrivata la chiamata alla base di elisoccorso di Torino con il suo inconfondibile “driiinnn”. Come sempre siamo tutti già pronti, operativi. Anche il cane, con il suo imbrago completo e la museruola indossata come un collare. Siamo una delle Ucv (unità cinofila da valanga) del soccorso alpino di turno nelle basi piemontesi.
Guardo Cochise, che mi scruta da dietro la rete del suo box. “Pronto matto?” gli sussurro. L’elicottero mette in moto e in un paio di minuti decolliamo. In Val Veny sta già operando l’equipaggio di Aosta, noi siamo stati chiamati per un’altra valanga, poi dirottati in supporto sulla prima.
I dettagli, le parole scambiate con i sopravissuti, il riconoscimento dei ragazzi che hanno perso la vita, li porto dentro di me come un’incrinatura necessaria. Invece c’è la storia del mio giovane cane brevettato da meno di un anno. La storia del primo volo di can Cochise. Un volo lungo con la macchina gialla che lui adora. Con la museruola però, che invece non ama.
Cochise è vincolato a me. Lo guardo, gli metto la mano calma sulla testa, per placare la sua eccitazione: il rumore delle pale gli fa salire l’adrenalina. Ma lui in breve si acquieta, con i sorrisi di tutti, con la carezza del collega “alpino” Marco. Siamo concentrati e Cochise fa pet therapy di gruppo. Siamo un equipaggio, una squadra, cane compreso.
Sono curioso di vedere come reagisce, e alla fine anche fiero del mio “matto”, messo alla prova in una situazione nuova, per lui estrema. Certamente avverte la nostra pacata tensione, acuita da turbolenze che ci fanno ballare in volo. Ed è proprio qui che emerge il suo temperamento: tranquillo quando serve, scattante e veloce sul lavoro.
Volevo scriverlo e l’ho fatto subito, per non perdere l’attimo, perché dopo, guardando indietro, possa ricordare il suo “battesimo”: non ha fatto niente, non ha lavorato, non ha trovato nessuno, perché tutti erano già stati estratti dalle prime squadre intervenute, ma anche qui doveva dimostrare qualcosa. Che sa gestire l’emozione del volo, dello spazio angusto fra gli zaini e gli sci, dei nostri su e giù trafelati. E lo ha fatto. E a turno concluso, una volta rientrati alla base, gli ho dato una bella ciotola delle sue crocchette preferite con una mega carezza: bravo il mio cucciolone!
Ciao mi chiamo Daniele cinofilo SAGF di Courmayeur, condivido il tuo articolo perché sono intervenuto sulla valanga in Val Veny con Yuki giovane Malinois da poco brevettata al suo primo intervento, vivendo tutte le emozioni che hai descritto. Good luck.