Alpinismo

Allenamento e alpinismo secondo Hervé Barmasse

Sono giorni di allenamento intenso per Hervé Bamasse, che è nella Valle del Khumbu da una decina di giorni per allenarsi per la prossima spedizione primaverile: lo Shisha Pangma. Con lui, come vi abbiamo raccontato, Ueli Steck e David Göttler e Tenjing Sherpa.

Al momento i tre alpinisti, dopo essere arrivati in vetta più volte sull’Island Peak, ed aver corso circa 150 km e 12000 metri di dislivello, si trovano a Namche. Una bella sfida per Hervé che è reduce da due interventi, uno al ginocchio ed uno al collo, ma, come scrive il suo futuro compagno di spedizione David Göttler: “The Italian is back in the game”. 

Quelle che seguono sono alcune riflessioni e consigli che Barmasse affida al suo profilo Facebook, che vi riportiamo, sull’allenamento per chi pratica l’alpinismo. 

Allenamento e alpinismo. C’è un’interessante interazione tra queste due parole. 

Interazione che ho avuto la fortuna e la pazienza di imparare a conoscere, sperimentare e applicare più volte. L’ennesima dimostrazione l’ho avuta in questi giorni nepalesi passati a salire e scendere dall’Island Peak 6180 m (rimanendo in giro meno di 7 ore) e da alti passi himalayani muovendoci sempre in giornata da Chukhung 4750 m, con poco materiale ma gambe e fiato da vendere. Un programma d‘allenamento quasi scontato – direte voi – quando ti ritrovi come compagni di allenemanto David Goettler, Ueli Steck e Tenjii… Ma per chi come me partiva per questa “corsa” dal letto di un ospedale dopo l’ennesimo intervento alle ginocchia – il settimo – e che mi ha obbligato a non allenarmi sino al primo di novembre vi assicuro che di scontato c’è poco o nulla. E se a questo aggiungo lo stop dell’anno prima per il difficile intervento al collo con altrettanti mesi di “fermo” non posso che riflettere e domandarmi: ma qual è il limite?

Se ne esiste uno è perché noi vogliamo che esista.

Oggi mi permetto di dare un consiglio sull’allenamento a chi è appassionato d’alpinismo. Ai tanti che lo amano e che si preparano per raggiungere i loro obiettivi. 

Prima di usare polmoni e muscoli chiedetevi se la testa è disposta a seguirvi. Se siete sufficientemente motivati a sacrificare il vostro tempo per inseguire un desiderio, un sogno e per questo fare fatica. A volte arrancare.
Avere successo non significa vincere e primeggiare a tutti costi e con qualsiasi mezzo, ma provarci usando le vostre forze, onestamente, correndo il rischio di perdere.

Esisterà sempre qualcuno più bravo sia quando vi allenate che in montagna. Non siate invidiosi, ma prendete esempio.
Imparate ad ascoltare il vostro corpo e i messaggi che vi manda. Siamo tutti atleti differenti e come tali, differentemente, dobbiamo allenarci.

L’ultimo consiglio. Non seguite le mode… Siamo esseri umani unici e speciali nella vita come in montagna. Vale la pena di provare a essere noi stessi per ogni passo che ci condurrà verso la “cima”. Quanto sia alta, difficile o lontana non importa“. 

 

(Foto: David Göttler)

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