Alpinismo

Everest, Piolini: dietrofront e geloni

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LHASA, Tibet — "Siamo tornati indietro a 8.700 metri, ho le mani congelate e gli occhi gonfi: non vedo più niente". Questo il preoccupante messaggio ricevuto poco fa da Cristina Piolini, che questa notte ha tentato di raggiungere la vetta dell’Everest con i suoi compagni di spedizione. L’alpinista ora si trova a campo 3, 8.300 metri, sotto le cure del medico spagnolo.

Il gruppo di alpinisti, che comprendeva oltre alla Piolini i due sanmarinesi Roberto e Antonio Pazzaglia e tre alpinisti spagnoli, è partito questa notte a mezzanotte da campo 3 e, con l’ausilio di ossigeno, si è diretto verso la vetta dell’Everest, 8.848 metri.

La salita doveva durate circa nove ore, però si è rivelata più lunga e complicata delle previsioni soprattutto a causa della tremenda bufera che in questi giorni sta imperversando nella parte alta della montagna nonostante il cielo sereno. Le condizioni meteo hanno messo in seria difficoltà gli alpinisti, costringendoli a fare dietro front.

La Piolini è arrivata a campo 3 intorno alle tre del pomeriggio, sempre ora tibetana, insieme al resto del gruppo fatta eccezione per il sanmarinese Roberto Pazzaglia, che manca tuttora all’appello.

La Piolini era in condizioni piuttosto precarie. Secondo quanto riferito dalla stessa alpinista, che ha effettuato una breve chiamata dal satellitare dalla sua tenda, la salita gli ha causato seri congelamenti alle mani e danni alla vista, che al momento sembra aver perso completamente a causa del gonfiore.

Domani, dopo un’altra difficile notte a 8.300 metri, l’alpinista potrà essere accompagnata al campo base. Per fortuna al momento l’alpinista è assistita da un medico, che si sta occupando dell’oftalmia e dei congelamenti.

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