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La tuta alare non è solo proximity

“L’obiettivo del volo in tuta alare non è fare solo “proximity flying” e spingersi sempre più in là, finendo troppo vicino al suolo senza avere più alcun margine di errore”. Così i Soul Flyers, team composto dai famosi base jumper francesi Fred Fugen e Vince Reffet, intervistati da Redbull Adventure.

 “Ci sono stati molti incidenti nel volo in tuta alare – ha aggiunto Fred Fugen – e nel BASE jumping quest’anno. Tutti vogliono fare “proximity flying” e volare vicino alle montagne. Purtroppo, spesso questo termina con un sacco di incidenti. Io e Vince non abbiamo mai veramente voluto promuovere il “proximity flying”: non è mai stato il nostro obiettivo, anche se lo facciamo. L’obiettivo per noi è quello di eseguire salti tecnici, con un addestramento di paracadutismo”.

 L’evoluzione del BASE jumping pare quindi non necessariamente essere la proximity, ossia il volo radente al suolo, ma può essere altro grazie all’allenamento nel paracadutismo, che consente di aumentare la tecnica. Lo scopo dei due francesi è mostrare un diverso progresso di questa pratica, che quest’anno ha mietuto molte vittime, slegandola dall’evoluzione che pareva destinata ad avere con i base jumper sempre più veloci e più vicini alle montagne, in quella che sembrava essere divenuta una roulette russa.

 I Soul Flyers mostrano invece un’altra via, in cui i miglioramenti risiede nell’allenamento e nella tecnica, che consente di ricercare traiettorie sempre più perfette e movimenti sincronizzati. In questo video, girato sulle Dolomiti, esprimono la loro visione del BASE jumping, in un volo freestyle, sebbene studiato e preparato nella coreografia per non lasciare nulla al caso, a tre vie, con l’americano Noah Bahnson, che in aria con loro si occupa delle riprese.

 “L’obiettivo era quello di avere una prima parte di ‘vero skydive’ sopra le montagne, dove abbiamo potuto fare alcuni trick, una seconda parte dove abbiamo fatto “proximity flying” sempre più vicino alla montagna, Vince sulla schiena e io girato di stomaco, e quindi continuare a fare sempre più trick man mano che ci avvicinavamo alla terra, dato che stavamo utilizzando le vele del B.A.S.E. jump, che ci permettono di aprirle a quota abbastanza bassa e, quindi, avere un tempo di volo massimo”.

 

(Foto @ Soul Flyers Facebook page)

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