Verso i rifugi Coldai e Tissi, ai piedi del Monte Civetta
Escursione poco impegnativa con vista su alcune delle più belle pareti delle Dolomiti del Veneto. Uno spettacolo da ammirare anche dalla terrazza degli accoglienti rifugi che si incontrano lungo il cammino
L’escursione inizia dal Passo Staulanza, tra la Val di Zoldo e la Val Fiorentina. La quota del valico è di 1760 metri, modesta rispetto ad altri passi dolomitici. Il paesaggio è, però, grandioso grazie all’imponenza del Monte Pelmo (3186 m) che, vicinissimo, si erge con le sue grigie pareti verticali da verdi e rigogliosi boschi. Il Pelmo è anche l’elemento caratterizzante principale della Val Fiorentina, dove è l’unica montagna di rilievo. In Val di Zoldo, invece, lo sguardo dell’escursionista è equamente diviso tra il Pelmo e il Civetta. Visto da Borca di Cadore, il Monte Pelmo, sembra quasi assumere la forma di una sorta di anfiteatro, un gigantesco trono, da cui l’epiteto di “Caregon del Padreterno”. Al Passo Staulanza è situato il confortevole rifugio omonimo, punto di sosta per turisti ed escursionisti. Il vicino Rifugio Città di Fiume è tra i luoghi più interessanti per ammirare la parete settentrionale del Monte Pelmo. Salendo al vicino Col de la Puina, la vista sarà ancora più completa. L’escursione è semplicissima e offre scorci panoramici anche verso altri gruppi Dolomitici. Il Civetta, l’altra grande montagna vicino a Passo Staulanza, offre panorami nettamente diversi, a seconda dei versanti. Impressionante la “parete delle pareti” o la “Grande Muraglia delle Alpi” che si ammira dal Rifugio Tissi, meta finale dell’itinerario descritto, più docile, invece, il versante zoldano.
L’itinerario
Partenza: Passo Staulanza, Val di Zoldo (BL)
Dislivello: + 683 m, -189 m (andata)
Tempo di percorrenza: 5,30 ore (a/r)
Difficoltà: E
Dal Passo Staulanza si inizia a scendere in direzione della Val di Zoldo, fino a raggiungere una strada forestale sul versante orografico destro (segnavia n. 568, indicazioni presenti) nei pressi di un tornante. Da qui si imbocca la sterrata che conduce alla Casera Fontanafredda (1768 m). Poco dopo si devia a sinistra sul sentiero n. 561, sempre lungo una larga mulattiera, che porta alla Casera Vescovà (nota anche come Bela Mont; 1734 m, a seconda delle mappe). Si prosegue, quindi, lungo un sentiero a mezza costa. Ignorando il bivio proveniente che conduce agli impianti di risalita da Alleghe, si continua lungo la mulattiera proveniente da Palafavera, nella Val di Zoldo, con la Malga Pioda già visibile in lontananza. Qui, una fontana con acqua fresca invita a una breve pausa. Da questo punto comincia la salita vera e propria che risale i contrafforti del Civetta lungo un sentiero ripido e ben segnato. I tornanti ripidi, ma agevoli, sono mitigati dalla vista sul Monte Pelmo, che troneggia alle spalle del tragitto. Superata la parte più ripida, un breve tratto pianeggiante conduce al panoramico Rifugio Coldai (2132 m; circa 1.45 ore), con splendide vedute su Pelmo e sulle incombenti pareti del Civetta.
Si riprende il cammino salendo ancora fino a raggiungere la Forcella Coldai (2191 m). Da qui si scende verso il Lago Coldai (2143 m) e, seguendo il sentiero n. 560, si oltrepassa il Col Negro di Coldai (2203 m). Si continua scendendo tra ghiaioni ripidi, all’ombra delle imponenti pareti dolomitiche: la Torre Coldai, la Torre di Alleghe e la Torre di Valgrande, che aprono il maestoso anfiteatro del gruppo del Civetta, la cui cima resta ancora nascosta alla vista. Il percorso continua tra saliscendi, lungo tratti di ghiaia, costeggiando le vertiginose pareti del massiccio, fino alla deviazione sulla destra per il Rifugio Tissi. Una breve discesa attraversa un’area disseminata di grandi massi, dove i cartelli indicano la salita finale verso il rifugio (2250 m; 1.45 ore dal Coldai). Pochi passi oltre e si raggiunge la croce della Cima di Col Rean (2281 m), da cui si gode di una vista straordinaria sulla vicina e impressionante “parete delle pareti” del Civetta, e su un panorama ampio che spazia su un anfiteatro di cime alpine. Si riconoscono, tra le altre, la Moiazza, le Pale di San Martino, il Mulaz, il Catinaccio, la Marmolada, il Sassolungo, il Sella, le Odle, l’Altipiano del Puez-Gardenaccia, il Sassongher, il Nuvolau, l’Averau, il Sass de Stria, le Tofane, il Cristallo, le Tre Cime di Lavaredo, il Pomagagnon, il Sorapiss e, naturalmente, il vicino Monte Pelmo.
Da vedere: le orme dei dinosauri ai piedi del Pelmetto
Dal Passo Staulanza diparte il sentiero n. 472 che, nel bosco e con moderato dislivello, consente di giungere alla deviazione ove un cartello giallo indica la via per il sito nel quale sono state rinvenute le orme di dinosauro (1 ora, ripido l’ultimo breve tratto). Il masso con impresse le tracce si staccò dalle pendici del Pelmetto, cadendo, per un caso fortunato, in modo da lasciare in vista la superficie con le orme dei dinosauri, risalenti, probabilmente, a 220 milioni di anni fa. Lo studio delle orme, della loro dimensione, della distanza tra l’una e l’altra consente di stabilire, con approssimazione, se l’animale si reggesse su due o quattro zampe, la dimensione del corpo e della coda, la presenza di artigli più o meno lunghi e così via. Dall’analisi di questo masso si evince la probabile appartenenza delle orme a varie specie, tra le quali, i Coelurosauri, antenati dei Tirannosauri, gli Ornitischi, dal bacino simile a quello degli uccelli, i Prosauropodi, dai quali probabilmente si originarono i Brontosauri. Altri massi più piccoli sono conservati al museo di Selva di Cadore.
Come arrivare
Per chi viene da sud, la Val di Zoldo si raggiunge utilizzando l’autostrada A27. Dalla fine dell’autostrada a Pian di Vedoia si procede verso Cortina, svoltando poi a sinistra al paese di Longarone. Si risale quindi tutta la valle lungo la statale 251 fino a Passo Staulanza.
Altre strade di accesso sono il Passo Cibiana per chi proviene da Est, dal Cadore o da Cortina e il passo Duran per chi proviene da Ovest, dall’Agordino. Per chi arriva da nord dai paesi di Colle S. Lucia, S. Fosca, Pescul l’accesso avviene sempre lungo la statale 251.
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