Cronaca

Aquila reale uccisa in Alto Adige. 1000 euro di ricompensa a chi identifichi il colpevole

Il 16 maggio scorso un’aquila reale è stata uccisa con dei colpi di arma da fuoco mentre era intenta a covare due uova pronte a schiudersi nel suo nido in Alto Adige, sopra l’abitato di Gais (BZ) in Val Pusteria. Oltre al rapace, raggiunto da un proiettile mortale, hanno perso la vita anche i due pulcini, rimasti senza cure materne. Un gesto deprecabile, a soli 8 giorni dall’apertura della stagione venatoria, che ha suscitato indignazione generale, a partire dalle associazioni animaliste, ma anche dal presidente dell’Associazione Cacciatori Alto Adige, Günther Rabensteiner, che lo ha definito un “fatto intollerabile”.

A chiedere l’intervento delle autorità perché vengano identificati e puniti i colpevoli sono scesi in campo WWF Trentino, WWF Bolzano e Lega per l’Abolizione della Caccia (Lac), seguiti dall’associazione Naturtreff Eisvogel, che ha deciso di offrire una ricompensa di 1.000 euro a chiunque possa fornire delle informazioni utili sugli autori del gesto.

Un gesto da condannare

“L’aquila reale è un rapace davvero imponente, il re dei cieli, simbolo di libertà e per di più il nostro animale araldico tirolese. È un predatore straordinario e per questo, in tempi poveri quando gli umani dovevano ancora combattere per ogni risorsa, veniva perseguito da cacciatori e pastori, perché rappresentava una concorrenza per la selvaggina e il bestiame – si legge nel comunicato diffuso sulla pagina Facebook dell’associazione Naturtreff Eisvogel, a cura di Florian Reichegger -. Le sue popolazioni sono crollate. Solo poche coppie nidificanti sono rimaste in valli inaccessibili. Solo dopo essere stata messa sotto protezione la popolazione ha iniziato a riprendersi.

Sfortunatamente, in alcune menti arretrate, ancora oggi, dove nessuno deve più combattere con la natura per la nuda sopravvivenza, il concetto delle cosiddette ‘specie nocive’ è rimasto. Questo modo di pensare probabilmente ha portato all’atto assolutamente spregevole dell`uccisione di un’aquila reale sui pendii sopra Gais. Lì, vigliaccamente o per motivi ancora più bassi, un’aquila reale rigorosamente protetta è stata uccisa direttamente nel nido! Il tiratore, ha sparato all’uccello mentre stava covando, non preoccupandosi di lasciare lentamente morire eventuali giovani nel nido per il freddo o per la fame.

Questa azione deve essere condannata severamente e chiunque conosca l`identità del colpevole deve essere consapevole, che con il suo silenzio, è complice della distruzione di un patrimonio naturale che appartiene a tutti noi. Se l’autore è un cacciatore, il suo comportamento ha screditato l’intera comunità di cacciatori. Coloro che coprono un simile atto non sono migliori di questo miserabile bracconiere! Noi della Naturtreff Eisvogel facciamo un appello alla coscienza di tutti al fine di scoprire il responsabile di questa azione. Fissiamo una ricompensa di 1.000 € per chiunque abbia informazioni sull’autore”.

Salvaguardare una specie protetta

Non è detto che l’autore del gesto che ha portato all’uccisione con un colpo solo di tre aquile, sia un bracconiere. In ogni caso, da parte dell’Associazioni Cacciatori Alto Adige, l’azione è stata definita “intollerabile”.

Intollerabile è il termine giusto per sintetizzare una situazione che non appare confinata alla Val Pusteria o all’Alto Adige, né alle Alpi. Nell’ultimo mese un episodio simile è stato infatti registrato anche nelle Marche, a Montefortino (FM), nel Parco dei Monti Sibillini. Vittima di una fucilata è stato questa volta un esemplare maschio. Nel Parco al momento sono cinque le coppie di rapaci, che proprio in questa stagione si preparano a nidificare.

La specie Aquila chrysaetos, comunemente chiamata aquila reale, ricordiamo essere una specie protetta ai sensi della legge 157/92. Il numero di esemplari distribuiti tra Alpi e Appennini è piuttosto contenuto. Si contano circa 700 coppie. Cifra di fronte alla quale la Lipu Onlus (Lega italiana protezione uccelli) ha espresso perplessità per uno stato di conservazione “inadeguato, a causa della contrazione e riduzione dell’habitat. L’uccisione anche di un solo esemplare, oltre che essere inaccettabile di per sé, può avere dunque gravi ripercussioni sulla conservazione di questo splendido rapace”.

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Un commento

  1. Che strano paese è l’Italia, se dai un calcio a un cane rischi di andare in prigione, grazie alle leggi (giuste) di qualche politico. Se ammazzi qualcuno in un incidente stradale, a meno che tu non sia ubriaco o drogato, patteggi e te la cavi con gli arresti domiciliari. Se uccidi un animale selvatico protetto da leggi internazionali (ma non da qualche politico, perchè l’aquila non si può tenere sul divano di casa come il cane) per avere delle informazioni che portino all’identificazione di quello che ha sparato, devi mettere una taglia come nel Far West.

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