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Nuovi attacchi a greggi nelle Alpi, si torna a parlare dei lupi

Sono stati ritrovati i resti delle pecore che, nella notte tra sabato e domenica scorsi, sono state attaccate e sbranate; gli agenti della Forestale hanno effettuato diversi sopralluoghi, contrassegnando la lana e fotografando ogni particolare. Ammonta a 40 il totale dei capi persi per i pastori Fabio Zwerger e Alice Masiero. Molte delle carcasse presentano nient’altro che un morso alla gola, un comportamento insolito, per un predatore.

Dai segni rinvenuti, tutti lo reputano un attacco da parte dei lupi, ipotesi rafforzata da un altro episodio simile, a giugno, e dalle fototrappole che hanno ripreso alcuni esemplari nella zona, ma c’è chi sospetta possano essere solo cani randagi. La conferma ufficiale comunque si potrà avere solo nei prossimi giorni, con l’esame del Dna su alcuni campioni di saliva.

Non ci sarebbe invece un reale pericolo per le persone: i lupi non hanno motivo di assalire l’uomo, data l’abbondanza di selvaggina, ma effettivamente i rischi aumentano per i pastori.

E non solo in Trentino: anche in Val Vogna (Piemonte) i lupi hanno ripreso a fare strage di greggi, prede molto più facili da cacciare rispetto agli animali selvatici come cervi e cinghiali.

L’episodio ha fatto tornare a parlare del lupo sulle Alpi, che, estintosi a metà dell’800, ha ricominciato a ripopolare le zone alpine occidentali da una ventina di anni, come ci ha raccontato Sandro Lovari, docente e ricercatore dell’Università di Siena esperto di grandi mammiferi, interpellato da noi sulla proposta della Coldiretti di questa estate di reintrodurre l’abbattimento controllato del lupo.

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