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Allarme turisti sui ghiacciai

Foto scattata da Michele Cucchi - Monte Rosa
Foto scattata da Michele Cucchi – Monte Rosa

Grazie alla spettacolare funivia Skyway del Monte Bianco, che parte da Courmayeur, e all’ascensore per il rifugio Torino (3.375 metri), l’accesso al ghiacciaio del Gigante è “per tutti”, come prima, ed ora anche per molti di più dato il successo che quest’impianto sta riscuotendo. Quando arrivi lassù, basta uscire dal rifugio e fare “quattro passi”. Tutti lo possono fare, anche coloro che non leggono i cartelli di pericolo: basta incamminarsi lungo la traccia. Se poi la giornata è di pieno sole, anche meglio, è come stare su una pista da sci.

La percezione del pericolo è inesistente perché manca la consapevolezza del rischio, del sapere che sotto uno strato di neve si può celare un crepaccio nel quale ti puoi infilare e perdere la vita. Detta così pare tragica, ma è così, ed è accaduto, più volte, proprio sul ghiacciaio del Gigante. Perfino a cordate strutturate quando un alpinista per una necessità fisiologica, e per un eccesso di zelo o pudore, si era slegato allontanandosi dagli altri ed uscendo dalla traccia si era infilato in un “buco” coperto da neve spalancatosi sotto i suoi piedi.

Una recinzione e una proibizione sono certamente utili per mettere in allerta, ma poi ci vuole il buon senso individuale, se non lo spirito di conservazione che ci fa stare alla larga dai pericoli.

Dall’altra parte, quella francese dell’Aiguille du Midi, dove arriva la dirimpettaia funivia che parte da Chamonix, le cose sono un po’ più semplici dal punto di vista dell’inibizione a tutti  dell’accesso al ghiaccio che di fatto esige il passaggio da un cancelletto non presidiato, ma con cartelli di pericolo ben in vista, che immette su una affilata crestina nevosa, molto esposta e repulsiva. Nessuno si azzarda a percorrerla se non attrezzato con piccozza e ramponi e, quasi sempre, se non estremamente esperto, legato in cordata.

Da noi al rifugio Torino tutto è più accessibile, facile e la repulsione naturale per il rischio della vita non è così immediata. Forse, come accade per le immagini orribili che vengono per legge stampate sui pacchetti delle sigarette, bisognerebbe mettere all’uscita delle funivie e del rifugio Torino dei pannelli con delle immagini di buchi e crepacci o di recuperi di feriti o morti per far scattare l’allerta individuale. Ma questa più che un’idea è una provocazione. Forse basterebbero un paio di annunci vocali mentre si sale in funivia. Bene farebbe anche la distribuzione di un volantino per ogni passeggero dell’impianto che illustri i ghiacciai, la loro bellezza e i pericoli.51kqv0Ep3QL

Bene ha fatto la Guida Alpina valdostana Gianluca Ippolito che ha fotografato i “turisti”  che se ne vanno per il ghiacciaio come  si va d’inverno su una pista innevata che sotto lo strato di neve ha il rassicurante suolo. Anche i ghiacciai hanno uno strato di neve sopra, ma sotto sono strutture complesse, grandi, che si muovono ed hanno “fauci” che inghiottono, come riportato da molta iconografia dell’esplorazione delle Alpi e delle credenze popolari che, un fondo di verità ce l’hanno sempre.

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