Alpinismo

K2, spedizioni commerciali a casa

Stamattina Michele Cucchi, proprio lui che due anni fa partecipò alla prima spedizione pakistana al K2 arrivando in vetta, mi ha chiamato con il suo thuraya. Aveva da poco lasciato il campo base del Broad insieme a Paolo, un bravissimo fotografo: stanno facendo una ricognizione per documentare lo stato di salute e di pulizia del Baltoro, fino al campo base del K2.

“Questa mattina c’era vento sul K2, ora si è calmato, rimane una grossa lenticolare sul Broad”.

Il meteo, come spesso accade nella seconda parte di luglio, è ora buono. Michele mi conferma che le spedizioni commerciali stanno preparando i carichi per scendere e tornarsene a casa. Avevano portato e lasciato in deposito a campo 3 una grossa quantità di ossigeno, più di 200 bombole, “indispensabile” ai loro clienti per andare in vetta. La valanga che l’altro giorno ha spazzato il pendio sotto campo 4, partendo da dove di fatto la “spalla” dello sperone Abruzzi aumenta notevolmente la sua pendenza, è precipitata sul campo e sul deposito di ossigeno che gli sherpa avevano lì accumulato. In quel punto, il più alto raggiunto dai trasporti e da una parte dei “clienti”, c’erano anche tende, viveri, corde, materassini, sacchi a pelo e molto probabilmente l’equipaggiamento d’alta quota, in particolare le tute in piuma che servono per il balzo finale verso la vetta, ma che sotto campo 3 possono essere sostituite da un abbigliamento più leggero.

Insomma una catastrofe logistica.

A me era capitato nel 2004 durante la spedizione del cinquantesimo anniversario. Alcuni dei nostri alpinisti arrivano al campo 3 a metà luglio, il tempo cambiò, misero tutto in una tendina (tende di scorta, socchi a pelo, equipaggiamento, viveri) e chiusero tutto per poi scendere nella tempesta al campo base. Quando tornò il bel tempo e risalirono in forze per tentare la vetta, la tenda di campo 3 non c’era più, strappata dal suo ancoraggio dalla bufera. Trovammo parte del contenuto giorni dopo alla base del K2.

Lassù c’erano Gnaro Mondinelli, Karl Unterkircher, Walter Nones, i ragazzi valtellinesi con Michele Compagnoni, Ugo Giacomelli, Marco Confortola e altri. La disperazione prese tutti. Alcuni scesero. Gnaro chiese a Edurne Pasaban e a Juanito Oiarzabal, grandissimi alpinisti, amici da sempre e che erano lì per salire insieme la parte terminale del K2, se potevano darci una mano. Salirono tutti alla spalla, a campo 4, e lì saltarono fuori dei sacchi a pelo, un paio di tendine di scorta, il gas, dei viveri. Quella notte la passarono alla meglio, ma prima dell’alba partirono tutti andarono in vetta. Fu una bella vittoria. Gnaro e i nostri ragazzi si sdebitarono la sera stessa soccorrendo Edurne e Juanito che si erano attardati in discesa dopo la vetta e che avrebbero rischiato un letale bivacco. Il giorno dopo tutti scesero al campo base a festeggiare.

Consentitemi di sottolineare che nessuno di quegli alpinisti aveva nemmeno pensato di usare l’ossigeno per salire. E a rimarcare l’atteggiamento ostile nei confronti del pur naturale e utile gas, la cui assunzione da molti è ritenuta una forma di doping, basta ricordare che quando Juanito fu recuperato nella notte e accompagnato a campo 4 Gnaro lo voleva obbligare a assumere ossigeno per riprendersi dal grave stato di ipotermia, c’erano 2 bombole di emergenza al campo, come fu durissima la lotta per costringere il testardo basco a mettersi in sicurezza da un edema.

Ma torniamo ai nostri giorni. Ai 122 pretendenti alla vetta.

Il K2, se li è scrollati di dosso, lo ha fatto stavolta senza provocare vittime. Ma anche su questo vale una riflessione. La valanga ha spazzato campo 3 quando non c’era ancora nessuno. Ventiquattrore dopo e sarebbe stata una strage. C’erano decine di persone a campo due che sarebbero partite quella notte stessa per il campo tre.  Sappiamo che era scesa molta neve al campo base e sulla montagna e sappiamo che una serie di valanghe era precipitata dall’alto. Forse un giorno in più di “sicurezza” per far pulire i versanti sarebbe stato meglio prenderselo. Ma ad ogni modo è andata bene così. Nessuno si è fatto male.

Ora, sembra che, qualche alpinista “libero” voglia in ogni caso provarci. Stasera Michele sarà al campo base e ha promesso una telefonata.

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Un commento

  1. Oltre alle spese, niente di fatto, come spesso succede in ambienti che non sono accessibili a tutti.
    Comunque nessun caso grave e tutti a casa sani e salvi. Tutto e’ bene quel che finisce bene.

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