Alpinismo

Intervista a Sergio Longoni, il “talent scout dell’alpinismo”

Non c’è alpinista che non sia passato dal suo negozio e non c’è giovane che non aspiri a conoscerlo. Sergio Longoni, imprenditore e proprietario della catena Df Sport Specialist, ha sempre rappresentato uno dei più solidi sostegni per il mondo dell’alpinismo e anche oggi a 74 anni compiuti continua ad essere un incredibile crocevia di talenti.

Sergio, da dove nasce la sua passione per lo sport?

Vengo da una famiglia dove era molto importante. Mio papà ha dedicato una vita allo sport, prima come atleta della squadra di ginnastica di Barzanò che negli anni 30-40 ha vinto anche il campionato italiano, poi come dirigente del Manara Calcio. Sono cresciuto in un ambiente sportivo, mi portava a Bobbio, Artavaggio, faceva qualche arrampicata. Mi è rimasto dentro.

Lei è uno sportivo?

Fino a 15-16 anni ho giocato a calcio, poi mi hanno rotto una gamba e ho interrotto. Per qualche anno mi sono dedicato al divertimento con un amico un po’ “latin lover”, ma non riuscivo molto bene in quello sport … alla fine mi sono accorto che la domenica non mi diceva più niente, e son tornato allo sport tradizionale, soprattutto in montagna.

Qual è il suo sport preferito?

Ho sempre fatto di tutto, ma non ho mai eccelso in una disciplina. Il mio sport preferito comunque è la montagna, soprattutto lo scialpinismo che pratico da tanti anni. Ma anche la bici e il calcio.

La catena di negozi com’è nata?

I miei genitori avevano un negozio di calzature: appena l’ho preso in mano sono passato subito agli articoli sportivi. La passione per lo sport mi ha portato a far crescere questa attività, che oggi – non senza scossoni e difficoltà – è arrivata dove è arrivata. Quando ho dovuto cedere Longoni Sport, quasi vent’anni fa, credevo che la mia carriera fosse finita. Invece eccomi qui con DF Sport Specialist. E ho intenzione di andare avanti per almeno altri 25 anni.

Una vita spesa per lo sport. Lo rifarebbe?

Sì, non cambierei nulla della mia vita. Forse l’unica cosa è che non rinuncerei alla scuola a 13 anni ma cercherei di finirla per poi dedicarmi alla mia attività e allo sport, magari facendo anche l’alpinista. Devo però ammettere che l’esperienza fa tanto: a 27-28 anni, età in cui molti oggi finiscono di studiare, io lavoravo già da 15 anni.

E’ sempre stato vicino ai giovani: perché?

Mi è sempre piaciuto stare vicino alle persone che amano la montagna e vengono da me ad acquistare i materiali. Stringevo amicizia con loro, e spesso questo sfociava in qualche progetto che ero felice di sostenere. Abbiamo dato una mano a tanti ragazzini alle prime armi, alcuni sono diventati personaggi come Simone Moro. Questi giovani sono il futuro. Non so se mi definirei talent scout. Prima di tutto non ho fatto tutto da solo ma devo ringraziare tanti collaboratori. Ho sempre dato fiducia a loro e ai giovani che mi segnalavano. Non guardavo se potevano diventar famosi o altro, ho sempre cercato di essere vicino alle persone che potevano “dire qualcosa”. Magari avevano pochi soldi in tasca e avevano bisogno di comprare qualche chiodo, come Fulvio Mariani. Lo ricordo ancora che mi dice: “Sergio, dam scià quai ciòt”. Ho sempre cercato di essere generoso su queste cose. Non ho mai detto di no. Questi ragazzi ti rubano il cuore.

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