Alpinismo

Cai: no alla patente per alpinisti

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MILANO — "Una patente obbligatoria per gli alpinisti non rientra in alcun modo nella filosofia e nella missione del Club Alpino Italiano". Questa la posizione del Cai, sull’idea di cui si è discusso negli ultimi giorni sui giornali a proposito di un patentino per la montagna. E inoltre il Club Alpino aggiunge: "non porterebbe assolutamente a nulla e non risolverebbe il problema".

Netta e chiara la posizione del Club Alpino Italiano riguardo all’istituzione di una patente per la montagna. L’idea è saltata fuori negli ultimi giorni sulla stampa a seguito degli ultimi incidenti verificatisi lo scorso weekend, dove hanno perso la vita 4 persone sul monte Bianco e una sul Gran Sasso.
 
Tirato in ballo da diversi giornalisti e opinionisti, il Cai ha fatto sapere la propria opinione, attraverso un comunicato stampa che non lascia dubbi.
 
"L’idea di una patente obbligatoria per gli alpinisti non rientra in alcun modo nella filosofia e nella missione del Club Alpino Italiano. Ciò non significa sostenere che si possa andar per montagne in totale leggerezza. Riteniamo che proporre di irreggimentare la frequentazione della montagna con patenti e patentini non porti assolutamente a nulla e non risolva il problema, si pensi solo alla difficoltà del controllo sui ‘patentati’."
 
"Le tentazioni di questo tipo sono antiche – continua il comunicato -. La montagna è un ambiente severo e come tale va rispettato. Sul fronte della sicurezza il Cai da sempre svolge attività di formazione e prevenzione su tutto il territorio nazionale attraverso le proprie scuole, attività a cui tutti possono accedere. La montagna è e resta per noi un luogo di libera frequentazione senza alcun obbligo di patente rilasciata da chicchessia".
 
E a chi parla di bilanci catastrofici per questa annata della montagna, il Club Alpino Italiano risponde abbassando i toni della questione.
 
"Vogliamo sottolineare che non c’è alcuna emergenza nazionale per quanto riguarda il numero dei morti. Il trend è in aumento ma il dato rientra in una fascia di assoluta normalità. Gli incidenti di questi ultimi giorni sulle montagne non devono far cadere nell’equivoco della montagna assassina. La montagna non uccide nessuno, il rischio e il pericolo sono e saranno sempre due componenti insite nell’alpinismo".
 
 
 
Valentina d’Angella

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