AlpinismoStoria dell'alpinismo

30 anni fa Jerzy Kukuczka tracciava una via nuova sul K2

Jerzy Kukuczka (Photo Summitpost.org)
Jerzy Kukuczka (Photo Summitpost.org)

Jerzy Kukuczka nel 1986, di questa giorni era sul K2. Suo compagno di cordata il forte connazionale Tadeusz Pietrowski. Avevano in testa di salire una via nuova, proprio in mezzo alla montagna, partendo dalla morena sotto il ghiacciaio di Sella Negrotto, prendendo poi a destra lungo un dorso verticale che punta alla vetta, a ridosso dei grandi seracchi pensili.

Se guardavi l’itinerario che Jerzy aveva illustrato a Kurt Diemberger e a Gianni Calcagno, presenti al allora al campo base, ti venivano i brividi pensando alle valanghe e alla caduta di blocchi di ghiaccio. Ma l’otto di luglio dopo cinque giornate passate in parete i due fortissimi polacchi, di fatto in stile alpino, arrivarono sulla cima del K2; purtroppo Tadeusz precipitava mentre scendeva, quando si trovava ormai fuori dai pericoli, ma il destino è spesso baro sulle montagne e approfitta della stanchezza e dello sfinimento. Quella via non è mai stata più ripetuta.

Jerzy l’11 gennaio di quell’anno era già salito in vetta al Kanchenjunga con Krzysztof Wielicki, portando a casa il suo terzo ottomila invernale e l’undicesimo della collezione dei quattordici ottomila, con 7 nuove vie di salita. Niente ossigeno ovviamente.

In autunno se ne andò al Manaslu, altra via nuova, in stile alpino. E prima della fine dell’anno partì per l’Annapurna che salì in inverno portando a casa il record di quattro ottomila invernali in prima assoluta. Record eguagliato quest’inverno da Simone Moro con la salita al Nanga Parbat.

Jerzy completa in modo esemplare nell’87 la sua collezione di ottomila. Se si trattasse di alpinismo esplorativo o altro credo che a lui poco importasse. Certamente si trattava di alpinismo d’alta quota con il marchio di garanzia e genuinità dell’impresa, quasi sempre innovativa e di grande livello.

Era un fortissimo, fisicamente e di testa, poco incline ai rigori salutisti, non particolarmente portato per le pubbliche relazioni e la comunicazione mediatica; amava il buon cibo e il buon vino, la “buona compagnia”. Di sicuro quando guardava una montagna lo faceva con gli occhi curiosi e con l’ansia di salire per primo itinerari inesplorati, in stagioni sconosciute e durissime come quelle invernali.

Pensare oggi a lui, al suo K2 in confronto ai più di cento che sono quest’anno al base con le scorte di ossigeno fuori dalle tende e gli sherpa nepalesi in parete che attrezzano per conto loro fin a 8200 metri fa venire una grande malinconia: i pochi “non commerciali” sono ancora dei polacchi. Anche per questo ci è venuta una gran voglia di ricordare e rendere omaggio a Jerzy Kukuczka.

 

  1. 1979 – Lhotse – via normale
  2. 1980 – Everest – nuova via con Andrzej Czok
  3. 1981 – Makalu – nuova via, in solitaria
  4. 1982 – Broad Peak – via normale, in stile alpino
  5. 1983 – Gasherbrum II – nuova via, in stile alpino
  6. 1983 – Gasherbrum I – nuova via, in stile alpino
  7. 1984 – Broad Peak – nuova via, in stile alpino
  8. 1985 – Dhaulagiri – prima ascesa invernale con Andrzej Czok
  9. 1985 – Cho Oyu – prima ascesa invernale (come secondo team della stessa spedizione con Andrzej Heinrich dopo Maciej Berbeka e Maciej Pawlikowski), nuova via
  10. 1985 – Nanga Parbat – nuova via
  11. 1986 – Kanchenjunga – prima ascesa invernale con Krzysztof Wielicki
  12. 1986 – K2 – nuova via, in stile alpino
  13. 1986 – Manaslu – nuova via, in stile alpino
  14. 1987 – Annapurna – prima ascesa invernale con Artur Hajzer
  15. 1987 – Shisha Pangma – nuova via, in stile alpino
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