ROMA — Il caso Bonatti. Ombre e verità sulla prima salita del K2, che si rincorrono da cinquant’anni, finalmente si dissolvono scoprendo tutti d’accordo sul ruolo fondamentale che l’alpinista svolse il 31 luglio 1954, permettendo ad Achille Compagnoni e Lino Lacedelli di compiere la prima salita della montagna. Il processo che ha portato ad appurare la verità su quella vicenda è stato illustrato e ripercorso qualche giorno fa a Roma, durante l’incontro "La montagna degli italiani, una revisione critica" promosso dalla Società Geografica Italiana, che ha visto alcune delle massime autorità alpinistiche italiane confrontarsi e auspicare, per il futuro, anche una riscoperta della figura di Ardito Desio, storico capospedizione del K2 e vero pioniere del binomio alpinismo e scienza.
L’incontro, organizzato alla Villa Celimontana di Roma, segue a stretto giro la pubblicazione del libro "K2, una storia finita" che contiene la relazione dei "tre saggi" Fosco Maraini, Alberto Monticone e Luigi Zanzi, incaricati dal Club Alpino Italiano dell’indagine "conclusiva" sul caso Bonatti, con la quale il Cai ha riscritto la storia della prima salita del K2. In sala, alcuni grandi personaggi di montagna come Annibale Salsa, presidente del Cai, Luigi Zanzi, Leonardo Bizzaro, Roberto Mantovani, Claudio Smiraglia e Agostino Da Polenza .
Zanzi, uno degli autori della relazione, ha raccontato il processo di chiarimento di quella verità storica reclamata da Bonatti e finita persino tribunale nel 1967. Ha illustrato la metodologia di ricerca e il lavoro di ricostruzione del Cai, a cui hanno partecipato diversi personaggi tra cui anche Roberto Mantovani. A seguire, le opinioni di Salsa, Da Polenza e Smiraglia.
"Sono contento che questo processo di ricerca della verità sia arrivato alla sua conclusione – ha detto Da Polenza -, ad una ricostruzione dei fatti chiara ed accettabile, che salvaguarda anche Achille Compagnoni e Lino Lacedelli spiegando la loro reazione con motivazioni estremamente umane, come lo stress alpinistico sopportato lassù o la voglia di far apparire l’impresa italiana migliore di quella compiuta l’anno prima da Hillary, sull’Everest, con l’ossigeno".
"Ora che finalmente la verità è riconosciuta in modo indiscutibile da tutti e che Bonatti si reputa soddisfatto – ha aggiunto Da Polenza – sarebbe bello se si riscoprisse la figura di Ardito Desio che, seppur salvaguardato nel suo ruolo di grande organizzatore e notaio della spedizione, è rimasto per certo verso vittima della polemica che ha gettato un’ombra sulla sua correttezza, in particolare con i dirigenti CAI di allora. Sarebbe interessante rileggere con occhio critico le relazioni scritte riguardo i suoi rapporti con il Cai, con il Coni e con il CNR su cui lui stesso nel 1956 con il "Libro Bianco" aveva posto accenti molto critici. Quella di Desio, uomo di scienza che dal ’29 al ’54 e successivamente promosse un’attività di ricerca d’alta quota formidabile, è anch’essa una bella pagina di storia italiana".
L’invito è stato raccolto e riproposto anche da Claudio Smiraglia, presidente del Comitato glaciologico italiano, che ha auspicato un’approfondita ricostruzione del tracciato seguito dalla ricerca scientifica in alta quota, in particolare in Himalaya e Karakorum, da Desio ai giorni nostri. Un lavoro che potrebbe coinvolgere Cai, Università di Milano, Società Geografica, EvK2Cnr per dare il quadro completo di un settore dove l’Italia ha fatto molto e dove oggi gioca un ruolo fondamentale a livello internazionale.
Sara Sottocornola