Scienza e tecnologia

Salviamo il ghiacciaio Grandes Jorasses

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COURMAYEUR, Aosta — Una videocamera sul Monte Bianco per prevenire un distacco del ghiacciaio simile a quello che è avvenuto nel 1997. L’assessore al territorio Marco Viérin ha firmato la delibera per un nuovo progetto di monitoraggio del ghiacciaio delle Grandes Jorasses.

I fenomeni di instabilità legati alla dinamica dei ghiacciai non sono affatto nuovi. Almemo novanta i casi registrati sulle Alpi italiane negli ultimi secoli. Fra questi possiamo ricordare nel luglio del 1989 il crollo di una porzione di 200 metri cubi del Ghiacciaio Superiore di Coolidge sulla Nord del Monviso. Per quanto riquarda il ghiacciaio delle Grandes Jorasses oltre all’ultimo crollo del 1997, si ricordano i crolli del dicembre 1952 e dell’agosto 1993.

Molto si discute sulle cause scatenanti di questi fenomeni, considerati comunque normali nalle fluttuazioni secolari dei ghiacciai alpini. Il recente riscaldamento globale del pianeta e la diminuzione delle precipitazioni nevose in quota sono tra le principali cause del ritiro generalizzato dei ghiaciai. La situazione diventa sempre più preoccupannte perché il forte ritiro segnalato in questi ultimi anni porta con sé quelle situazioni di elevata instabilità che possono provocare il crollo delle fronti glaciali, come appunto, è già avvenuto in passato.

Il nuovo progetto, affidato alla Fondazione Montagna Sicura in collaborazione con i tecnici dell’Vah-Eth, l’Istituto nivologico di Davos, Zurigo, capeggiati dal glaciologo Martin Funk, consiste in un sistema di monitoraggio delle Grandes Jorasses, attraverso un sistema composto da una videocamera digitale a controllo remoto e un elaboratore di dati computerizzato.

Il sistema di monitoraggio dei ghiacciai sospesi, già ampiamente utilizzato nel canton du Valais e sulla Punta Helbronner, permetterà di ottenere un report fotografico continuo dei cambiamenti della fronte dei seracchi, di catalogare la reale evoluzione dei ghiacciai e formulare dunque delle previsioni di crollo.

Per il monitoraggio, che durerà un anno, saranno impiegati circa 106 mila euro necessari per l’acquisto e l’installazione della strumentazione e per la consulenza dell’équipe dell’Vaw-Eth di Zurigo.

Jenny Maggioni

Foto courtesy Fondazione Montagna Sicura

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