Alpinismo

Shisha, troppo freddo: Edurne rinuncia

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LHASA, Tibet — "Fa troppo freddo, ci sono venti gradi sottozero e il vento non cala. Preferisco rinunciare piuttosto che rischiare congelamenti che potrebbero compromettere la mia carriera". Con queste parole Edurne Pasaban ha annunciato la rinuncia a salire lo Shisha Pangma, sul quale fino a qualche giorno fa l’alpinista spagnola era determinata a tentare il grande slam del dodicesimo ottomila.

La Pasaban si trovava al campo base avanzato dello Shisha, 5.600 metri di quota, da venerdì scorso, insieme ad Asier Izaiguirre. I due volevano tentare la cima questo weekend, sfruttando l’acclimatamento acquisito sul Manaslu e la finestra di bel tempo in corso. Ma il vento gelido del plateau tibetano e il timore di rischiare dei congelamenti in quota li hanno fatti desistere.

"Stiamo tornando a casa – annuncia con amarezza la Pasaban – In sei giorni vento non ha mai smesso di soffiare, di di notte il termometro scende a 20 gradi sotto zero. L’inverno qui è già arrivato. E noi stiamo soffrendo tantissimo il freddo, soprattutto io, ai piedi: pensavo di aver recuperato con i due giorni a Kathmandu, ma non è stato così".

"Mi sarebbe piaciuto salire lo Shisha – prosegue l’alpinista basca -, ma il buon senso e l’esperienza mi dicono che il prezzo potrebbe essere troppo alto.Siamo arrivati qui dal Manaslu con molto entusiasmo . Le batterie erano cariche, l’acclimatamento buono, la motivazione alta. Ma la scelta più saggia è rinunciare. Non ho vergogna a dire che ho paura del freddo e dei congelamenti: non metterei a rischio solo i miei piedi e le mie mani, ma tutta la mia carriera perchè sarei costretta a restare inattiva per troppo tempo".

E’ dunque rimandato alla primavera l’atteso ed emozionante testa a testa femminile nella corsa ai 14 ottomila. Per ora, la classifica rimane invariata, con Edurne Pasaban, Nives Meroi e Gerlinde Kaltenbrunner – le tre aspiranti al titolo – ferme in testa a parimerito con 11 ottomila a testa, scalati senza ossigeno.
 

Sara Sottocornola

Foto courtesy Edurne Pasaban

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