Scienza e tecnologia

Sull’Everest per studiare ipossia e infarto

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MILANO — Una spedizione all’Everest per scoprire l’influenza della carenza di ossigeno su gravi patologie cardiovascolari. Parte oggi il progetto Highcare, la spedizione alpinistico-scientifica condotta da alpinisti, medici e bio-ingegneri che saliranno sulla montagna più alta del mondo per condurre un’importante ricerca su malattie come ipossia, scompenso cardiaco e ipertensione.

Un’equipe composta da 10 alpinisti, e 36 persone tra medici, bio-ingegneri e volontari di età compresa tra 18 e 65 anni ed equamente suddivisi tra maschi e femmine, partono oggi dall’Italia per raggiungere il monte Everest. Qui, in alta quota, cercheranno di scoprire i meccanismi d’influenza della carenza d’ossigeno su importanti patologie cardiovascolari.
 
La spedizione alpinistico-scientifica si chiama "Progetto Highcare", ed è organizzata dall’Istituto Auxologico italiano e dall’Universita’ Bicocca di Milano, con il sostegno del Club Alpino italiano e della Regione Lombardia.
 
Scopo della missione è quello di realizzare diversi test scientifici per capire come l’ossigeno possa innescare i meccanismi che sono alla base di malattie come ictus, infarto, ipossia, obesità e ipertensione.
 
"Molte delle variazioni fisiologiche che avvengono alle alte quote – ha spiegato Gianfranco Parati, primario di cardiologia all’Auxologico e ricercatore capo del Progetto Highcare – sono causate dalla diminuzione della pressione atmosferica, che conduce a ipossia e a ipossemia".
 
"Lo studio dell’ipossia in alta quota – ha aggiunto il professore – è importante non solo perchè permette di comprendere meglio i meccanismi di adattamento all’alta quota, ma anche perchè questa condizione potrebbe servire da modello per esplorare la fisiopatologia di alcune malattie croniche connesse con l’ipossia dei tessuti, come lo scompenso cardiaco, la malattia polmonare ostruttiva cronica, l’ipertensione arteriosa associata alle apnee notturne e l’obesità severa, e per provare l’efficacia di alcuni interventi terapeutici, sia farmacologici che non, utili a curarle".
 
La spedizione, costata circa un milione di euro, è partita in ritardo rispetto ai programmi a causa della mancata autorizzazione cinese a salire all’Everest dal versante tibetano, giustificata da "ragioni ecologiche". Il gruppo dunque compierà l’ascensione dal Nepal, ma il posticipo, secondo Parati, potrebbe essere causa di complicazioni, visto che settembre non è il mese ideale per salire sulla montagna.
 
Il progetto Highcare è la seconda spedizione alpinistico-scientifica italiana del 2008. A maggio infatti la spedizione Share Everest, guidata da Agostino Da Polezna e portata a termine dagli alpinisti Silvio "Gnaro" Mondinelli, Marco Confortola e Michele Enzio, era riuscita, nonostante le restrizioni cinesi e nepalesi, a montare la stazione meteorologica più alta del mondo.
 
La stazione, perfettamente funzionante, fornisce quotidianamente preziosi dati relativi alle condizioni atmosferiche da Colle Sud, a quota 8000 metri sull’Everset. Oggi per esempio oggi rileva che sul tetto del mondo ci sono – 15,2 gradi, la radiazione solare è di 63,8 watt al metro quadro, umidità 69,8 per cento e il vento soffia a 5,3 metri al secondo.
 
Il gruppo esguirà la maggior parte degli esperimenti al campo base, dove stazionerà per circa un mese. I 10 alpinisti invece si fermeranno un mese in più e alcuni di loro tenteranno anche di salire in vetta, per condurre ulteriori test medici.
 
 
 
Valentina d’Angella
 
 
 
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