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Il video del crollo sul Perito Moreno

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BUENOS AIRES, Argentina — "Enormi blocchi di ghiaccio crollano, staccandosi dal fronte del ghiacciaio, e precipitano nel lago con un tonfo sordo e un gran ribollire d’acqua". Sono le parole con cui la ricercatrice Paola Ottino descrive l’incredibile spettacolo offerto dal ghiacciaio del Perito Moreno, in Patagonia, qualche settimana fa. Oltre al reportage realizzato sul posto, ecco in esclusiva il video del crollo del ghiacciaio ripreso con un cellulare e le fotografie scattate.

"Partenza all’alba da Puerto Natales, in Cile, per il Perito Moreno, il ghiacciaio più famoso della Patagonia argentina, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Il viaggio è lungo e attraversa la steppa patagonica: una vasta pianura apparentemente senza confini di bassa e rada vegetazione, in cui predominano le graminacee, punteggiata da rare estancia, fattorie con allevamenti di bovini e ovini. Si attraversa il confine cileno per entrare nella provincia di Santa Cruz in Argentina e, intorno alle dieci, arriviamo finalmente all’imbocco del sentiero attrezzato che porta al ghiacciaio.
 
Il Perito Moreno è lì che ci attende, con i suoi 250 Km quadrati di superficie, un fronte di 5 km e un’altezza dello spessore del ghiaccio compresa fra i 50 e i 70 metri. Si affaccia nelle grigie acque del Lago Argentino, in cui protende il braccio ghiacciato che lo collega alla terraferma (la Penisola di Magellano).
 
Il ghiacciaio avanza di circa 2 metri al giorno fino a raggiungere la sponda opposta del lago ostruendo il passaggio delle acque tra il Canale de Los Tempanos e i due rami distinti del lago (il Brazo Rico e il Brazo Sur). La forte pressione dell’acqua che continua ad accumularsi nei due rami è tale da infiltrarsi nelle fessure del ghiaccio e scavare un tunnel sempre più largo finché il ponte di ghiaccio crolla così il lago torna al livello originario e il fenomeno ricomincia. La particolarità del Perito Moreno è proprio quella di essere un ghiacciaio in movimento a causa della presenza di un cuscinetto d’acqua che lo tiene staccato dalla roccia.
 
La discesa lungo il sentiero che porta alla balconata di fronte al ghiacciaio, a circa 400 metri dal fronte, è facile ed attraversa la vegetazione tipica di quest’area: lenga (Nothofagus pumilio) e ñire (Nothofagus antarctica), faggi tipici delle foreste patagoniche, e guindo (Eucryphia glutinosa). Inoltre, il Parco Naturale “Los Glaciares”, in cui si trova appunto il ghiacciaio,  è abitato da nandù (Rhea americana), guanaco (Lama guanicoe), puma (Puma concolor), volpi grigie, condor, aquile e huemul (Hippocamelus bisulcus).
 
Assistiamo a crolli di enormi blocchi di ghiaccio che, staccandosi dal fronte del ghiacciaio, precipitano nel lago con un tonfo sordo e un gran ribollire d’acqua. E’ uno spettacolo davvero emozionante e maestoso che dura per parecchi minuti fino a quando le acque tornano calme e gli iceberg formatisi galleggiano placidamente nello specchio d’acqua.
 
Questo spettacolo naturale è cominciato nel 1917, anno del primo crollo, che ha seppellito un’antica macchia di arrayan (Luma apiculata). Da allora, il fenomeno si è ripetuto più o meno ogni 4 o 5 anni, ma recentemente ha avuto una maggior frequenza. Infatti, il braccio di ghiaccio si è rotto nel 2004 (dopo l’ultima rottura del 1988), nel 2006 ed ora nel 2008. Ciò è presumibilmente da imputare ai cambiamenti climatici in atto sul nostro pianeta. Infatti, il ghiacciaio è anche noto per essere uno dei tre ghiacciai patagonici non in regresso, ma nell’estate australe di quest’anno ha perso oltre 14 metri di spessore, come avverte il geologo argentino Jorge Ribassa.
 
Un’antica detto di queste zone afferma che chi mangia una bacca del calafate (Berberis buxifolia), un piccolo arbusto dai fiori gialli e dalle bacche blu molto comune in Patagonia, sicuramente ritornerà in questa terra: chissà se è vero!".
Guarda il video (formato Quick time) 
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Paola Ottino

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