Alpinismo

Lassù, una storia d’altri tempi

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BERGAMO — C’è grande concitazione nell’aria. La telefonata di Nones ad Agostino Da Polenza, dopo giorni di silenzio, ha rasserenato gli animi. Ma lo stato d’attenzione, al centro operativo del Comitato Evk2Cnr di Bergamo da cui si coordinano i soccorsi ai due alpinisti in difficoltà sul Nanga Parbat, resta alto.

I telefoni squillano in continuazione. Addetti e giornalisti si muovono velocemente da una stanza all’altra. File da inserire, testi da scrivere, mp3 da tagliare, video da montare, mentre sui computer si seguono, minuto per minuto, le evoluzioni del meteo sulle montagne pakistane.

La pressione di televisioni  e giornali è martellante, mentre gli aggiornamenti delle notizie sui siti internet si susseguono a ritmo incalzante. Interviste, collegamenti con i telegiornali. Tutti vogliono sapere tutto. E’ una storia drammaticamente avvincente quella di Walter Nones e Simon Keher. Che sta tenendo incollati a teleschemi e pagine decine di migliaia di persone in tutta Italia. E che finirà solo con l’arrivo dei ragazzi a campo base.

Sembrerebbe la trama di un film, se non fosse che la morte del povero Karl Unterkircher è tremendamente reale. Le voci gracchianti che arrivano da lassù, dai 7000 metri delle pendici del Nanga Parbat, paiono quelle di astronauti da un mondo lontano. Da Polenza cerca con voce ferma di rassicurarli : "Ci dispiace tanto di cuore per Karl, ma siete stati veramente bravi a uscire da quella grande parete".

Due uomini, come due puntini nell’infinito, sono al cospetto di un’immensa montagna. Non una montagna qualunque, ma una delle più difficili e pericolose. E da questa parte del filo, altri grandi esperti di alpinismo cercano di portare loro aiuto, con tutti i mezzi disponibili.

E’ una storia d’altri tempi quella a cui stiamo assistendo in tempo reale. La storia di un’amicizia che travalica confini e spazi. Una storia di generosità che solo la montagna sa raccontare. Con alpinisti di fama mondiale come Silvio "Gnaro" Mondinelli, pronto nel giro di qualche ora a prendere un aereo e traversare mezzo globo per correre incontro agli amici lassù. Con un manager come Agostino Da Polenza che, in poche ore, dall’Italia è riuscito a mettere in piedi una macchina di soccorso di grande efficacia. Con esperti di logistica come Maurizio Gallo, che conosce la realtà pakistana meglio delle sue tasche, ed è volato laggiù in un baleno.

E poi c’è il coraggio. Quello dimostrato da Walter Nones e Simon Keher che dopo aver perso in  maniera tragica  il loro capo-spedizione – un punto di riferimento quasi indispensabile in quelle condizioni -, con la morte nel cuore hanno affrontato il resto della salita. E’ difficile immaginare cosa abbiano provato, cosa abbiano pensato o solamente visto in quegli istanti. Così come è difficile capire da dove abbiano tratto la forza per continuare a scalare.  Mi piace pensare che Karl Unterkircher, il mio amico Karl, li abbia sostenuti col ricordo del suo sorriso, li abbia aiutati a rialzarsi quando erano in ginocchio nella neve, gli abbia indicato la strada giusta quando la scelta, lassù, era fra vivere o morire.
 

Wainer Preda

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