Alpinismo

Unterkircher: via nuova sul Chongra

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ISLAMABAD, Pakistan — Una via nuova sul Chongra Peak, cima di 6.830 metri che sorge di fronte alla parete Rakhiot del Nanga Parbat. E’ così che Karl Unterkircher, Walter Nones e Simon Kehrer affrontano l’acclimatamento per l’imminente salita sul colosso pakistano. Ecco il video della spettacolare scalata, compiuta in stile alpino sulla parete ovest della montagna. Tra neve molle e caldo torrido. 

Unterkircher e compagni sono partiti l’1 luglio dal campo base e e sono arrivati sulla vetta della montagna dopo tre giorni di scalata in stile alpino. Niente discesa con gli sci, però, questa volta: la parete era troppo verticale ed esposta: in salita, sarebbero stati solo un peso inutile.
 
 
Il primo giorno, Unterkircher, Nones e Kehrer sono scesi per 200 metri lungo il ghiacciaio e hanno raggiunto la sponda opposta dove hanno imboccato una dorsale semirocciosa che sale per 500 metri giungendo ad un altipiano.
 
"Abbiamo salito una cresta appoggiata perlopiù marcia – racconta Unterkircher -, che in alto si erge verticale. Ci siamo divisi ognuno credendo di trovare la via di salita migliore: alla fine arrampicavamo a 5 metri di distanza però senza vederci, perchè separati dallo spigolo. La roccia era friabile con delle scaglie appoggiate di granito pericolosissime".
 
Dopo dieci ore di scalata, esausti per l’aria sottile e gli zaini pesanti – carichi di tende, sacchi a pelo, fornelletti e provviste, attrezzatura per roccia e per ghiaccio – i tre alpinisti hanno raggiunto il ghiacciaio e piazzato il primo campo a 5.700 metri. Il giorno dopo, hanno attacato lo sperone ovest della montagna.
 
"Siamo partiti presto ma il sole ci ha raggiunto presto – prosegue Unterkircher -. Il caldo ci soffocava, il vento era assente: dopo aver affrontato due ripide rampe, la neve era talmente molle e marcia da impedirci di proseguire. Verso mezzogiorno abbiamo deciso di fermarci sotto la parete sommitale, a 6.400 metri, e di tentare la vetta il giorno successivo".
 
"Ci siamo svegliati presto al mattino – racconta l’alpinista altoatesino – ma non stavo bene. Avevo nausea e lo stomaco sembrava una lavatrice: questa è la quota. Siamo partiti lo stesso, mentre albeggiava. All’inizio andavamo via abbastanza spediti perchè la superficie ghiaccio-nevosa ci sosteneva bene, più in alto però abbiamo iniziato asprofondare fino al ginocchio e poi fino all’anca: praticamente scavavamo una trincea. E’ incredibile come su quel pendio ripido la neve possa rimanere su".
 
Dopo quasi cinque ore, alle 9.20 del mattino, i tre alpinisti raggiungo la cima della montagna. "Il panorama era  mozzafiato – racconta Unterkircher -. A nord partendo dal gigante del Rakaposhi si vedevano verso oriente tutti gli altri colossi famosi e non. Chiaramente riconoscibili i 7000 del Batura, le torri di Lathok fino ai colossi del Karakorum (K2, Broad Peak, Gasherbrum)".
 
Il gruppo è rimasto sulla vetta solo un’ora e poi ha imboccato la discesa, insidiata dal caldo che fa sciogliere la neve. "Siamo scesi per la cresta sud – raccontano gli alpinisti – traversando in parete dove sostano i seracchi. Siamo arrivati al campo base, esausti, verso sera".
 
E così, Unterkircher, Nones, e Kehrer intascano la seconda cima in Karakorum dopo il South Chongra Peak, 6.447 metri, salito due settimane fa. Scalate affrontate per migliorare l’acclimatamento, ma che rappresentano anche dei bei risultati alpinistici.
 
"Immagino che qualcuno abbia salito il Chongra Peak prima di noi – racconta Unterkircher – ma non lungo il nostro itinerario. Abbiamo chiesto ai locali, ma non hanno nessuna informazione in merito. Credo proprio che la cresta ovest fosse inviolata".
 
E ora, l’esplorazione prosegue. L’acclimatamento comincia ad essere a buon punto e tra non molto il trio attaccherà la selvaggia parete Rakhiot del Nanga Parbat, per aprire una nuova via in stile alpino. E poi, scenderà il colosso del Karakorum con gli sci.
 
 
 
Sara Sottocornola

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