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Sulle Tracce dei Ghiacciai – Ande 2016, le prime foto comparative

[:it]Era partita giovedì 11 febbraio la spedizione “Sulle Tracce dei Ghiacciai – Ande 2016”, che porta avanti il progetto “Sulle tracce dei ghiacciai”, che ha l’obiettivo di analizzare gli impatti dei cambiamenti climatici sui più grandi ghiacciai del Mondo, mediante la comparazione fotografica e la ricerca scientifica (per un approfondimento leggere qui).

Dopo quasi un mese, arrivano i primi confronti fotografici nel Parco Nazionale delle Torri del Paine, in cui è possibile vedere oggi, nelle foto di Fabiano Ventura, i ghiacciai fotografati da Alberto De Agostini dall’esatto punto in cui sono stati immortalati decenni fa.

Di seguito riportiamo il video ed il bel racconto, pubblicato da macromicro, di questa prima tappa della spedizione, che ora si sposterà nel Parco Nazionale Los Glaciares in Argentina, in cui verrà compiuto la parte più importante del lavoro.

“Il 21 febbraio entriamo nel vivo della spedizione, siamo nel Parco Nazionale delle Torri del Paine in Cile e abbiamo pianificato il primo tentativo per trovare il luogo esatto da dove Alberto De Agostini scatto la sua fotografia delle Torri del Paine. Nel 2005 ero già stato qui, ricordo bene che al posto del ghiacciaio ora è presente una valle con un grande lago. Sono quindi convinto che il confronto fra l’immagine storica e quella moderna sarà di grande impatto.

Partiamo con i cavalli forniti dall’Hotel Las Torres nonostante la pioggia e il vento forte già nella bassa valle. Dopo i primi 500 metri di dislivello il pendio si fa sempre più ripido, gli zoccoli dei cavalli iniziano a scivolare e con fatica li convinciamo a proseguire. Fra uno scivolone e l’altro raggiungiamo la fine del bosco e decidiamo di procedere a piedi. Il cavallante Miguel rimane con i cavalli ed io proseguo con il mio zaino pesantissimo.

Arrivato sulla sella del monte Paine sono costretto più volte a sdraiami a terra per le forti raffiche di vento, che superano sicuramente i 120 km/h. Arrivo con fatica sotto la vetta, mi riparo dietro un masso e decido di lasciare lo zaino con tutta l’attrezzatura, con questo tempo non avrei comunque la possibilità di scattare. Mentre continuo a salire so già che dovrò riaffrontare questa fatica.

Confronto la fotografia storica con il paesaggio circostante e mi convinco sempre più che è stata scattata dalla vetta, sono quindi costretto a salire ancora.

Alle due del pomeriggio, dopo una lunga cresta innevata, raggiungo la vetta e trovo il luogo dello scatto. Le nuvole che arrivano dall’oceano si fanno sempre più minacciose e decido di scendere prima che il tempo peggiori ancora.

Photo courtesy Fabiano Ventura
Photo courtesy Fabiano Ventura

Chiamo via radio Miguel nella speranza che mi stia ancora aspettando con i cavalli, sarebbe faticosissimo arrivare a valle a piedi con uno zaino da 15 kg! Purtroppo la radio non prende a causa della distanza. Scendo ancora a valle e alla fine riesco a parlarci, mi sta aspettando! Lo raggiungo e per le 18 siamo finalmente di ritorno al maneggio. Con la schiena rotta ma felice di aver trovato il punto fotografico. Nei prossimi giorni ritenteremo!

Le previsione del tempo per i giorni successivi sono brutte, siamo quindi costretti ad aspettare a valle per due giorni prima di ritentare. Le cose da fare in ogni caso non mancano, sono infatti impegnato per l’organizzazione logistica in Argentina, fra telefonate, email, skype, messaggi whatsapp e chi più ne ha più ne metta.

La mattina del 24 febbraio la pressione è in aumento e il cielo è in gran parte sereno anche se sulle Torri del Paine sono presenti ancora molte nuvole. Non ci dimentichiamo che siamo in Patagonia e l’assenza di vento è quasi un miracolo. Selliamo i cavalli e arriviamo velocemente fino alla fine del bosco a circa 750 metri di quota.

Questa volta lasciamo i due cavalli nel bosco ma portiamo con noi il terzo che ci porta gli zaini con l’attrezzatura. Raggiunta la sella il vento è molto forte e proseguo da solo sulla cresta. Miguel mi raggiungerà più tardi sulla vetta dopo aver messo al sicuro il cavallo.

Con la foto storica in mano inizio a scrutare le creste per individuare esattamente il luogo da dove De Agostini aveva scattato la sua fotografia e mi rendo conto che aveva scelto una posizione riparata dal vento vicino ad una roccia sulla cresta sommitale poco al di sotto della vetta. Verificate le ombre sulla foto storica capisco che non manca poi tanto al momento dello scatto, devo quindi sbrigarmi a montare tutta l’attrezzatura. Posiziono il cavalletto Gitzo ponendo sul gancio una zavorra di pietre per saldarlo bene a terra ed evitare così che il vento mi porti via tutto, monto la folding Linhof e inizio la lunga procedura per eseguire lo scatto con la stessa inquadratura storica. Questa volta però le condizioni sono veramente estreme. Le raffiche di vento a oltre 120 km/h mi rendono il lavoro quasi impossibile, ho le mani congelate e la temperatura corporea in queste condizioni si abbassa velocemente, riesco con difficoltà a serrare le ghiere di messa a fuoco della macchina e a volte perdo l’equilibrio spinto dalle forti raffiche. In ogni caso il momento dello scatto è come sempre emozionante, approfitto di un raggio di sole per esporre la lastra e subito dopo mi rendo conto che come sulla foto storica, le cime di una montagna sulla sinistra dell’inquadratura sono coperte dalle nuvole. Subito dopo il tempo peggiora e inizia a nevicare, sono costretto quindi a smontare tutto rapidamente e iniziare la discesa che mi permetterà di scaldarmi.

Photo courtesy Fabiano Ventura
Photo courtesy Fabiano Ventura

La sera, lasciati i cavalli al maneggio, controllo il meteo e decido di modificare il programma della spedizione, andremo direttamente al ghiacciaio Grey, dedicare quattro giorni per raggiungere il ghiacciaio Dikson, senza avere la certezza di raggiungerlo per le condizioni della strada, sarebbe una perdita di tempo che non posso permettermi. Nell’organizzazione logistica della spedizione devo tenere conto di molti fattori tra cui anche il tempo a disposizione. Il 20 marzo mi raggiungerà il team dei ricercatori del dipartimento di Ingegneria dell’Università La Sapienza di Roma e i glaciologi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università Statale di Milano per realizzare le attività scientifiche previste.

Dopo aver avvisato del cambio di programma l’amministrazione del rifugio Grey e i vari referenti logistici di Vertice Patagonia, che ci supportano per gli spostamenti in jeep e catamarano, vado a dormire, stanco ma felice del primo risultato.

 Dopo un giorno di attesa ci confermano il transfert e partiamo con una jeep verso il lago Grey, arrivati al lago prendiamo un motoscafo e poi il catamarano che dopo la traversata del lago ci lascia sulla spiaggia vicino al ghiacciaio Grey e raggiungiamo a piedi l’omonimo rifugio immerso in una splendida foresta di faggi.

La sera stessa grazie anche all’aiuto di un guardiaparco del Conaf decidiamo di cercare un punto fotografico da cui De Agostini realizzò una fotografia panoramica della fronte del ghiacciaio Grey, non dovrebbe essere poi così distante dal rifugio. Dopo diversi sali e scendi sulle creste delle vecchie morene del ghiacciaio, sempre con foto storica alla mano, troviamo il punto fotografico e a distanza di oltre 80 anni scattiamo la nuova fotografia. Ci rendiamo subito conto però che per vedere il ghiacciaio nella posizione attuale sarò costretto a scattare una terza fotografia verso destra.

Il giorno seguente il tempo non è buono ma decido ugualmente di andare a cercare gli altri punti fotografici a circa due ore dal rifugio. Arrivati sul posto ci rendiamo conto che De Agostini era passato al di fuori del sentiero attuale e spostandoci di circa 200 metri riconosciamo il luogo dalle pietre che sono rimaste al loro posto. Quello che invece è cambiato molto è la posizione frontale dei due rami del ghiacciaio Grey che oltre a retrocedere di diversi centinaia di metri ha perso il suo spessore scomparendo dietro il nunatak, la collina posta al centro della fronte del ghiacciaio. Nei due giorni successivi raggiungiamo nuovamente i luoghi fotografici e scattiamo le nuove fotografie terminando così il lavoro nel Parco Nazionale delle Torri del Paine.

Ora il nostro prossimo obiettivo sarà il Parco Nazionale Los Glaciares in Argentina, dove si svolgerà il lavoro più importante di tutta la spedizione.”

Per ulteriori informazioni e foto:

Sito web

Facebook Page

 

On the Trail of the Glaciers – Andes 2016 – Dispatch 02 from Fabiano Ventura on Vimeo.[:]

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